Capitolo 9.

217 5 0
                                    

"vabbè ragazzi io già che sono tornato a Milano, devo fare un salto in banca. Mi posso fidare a lasciarvi qui da soli?" Disse un po' preoccupato.
"Sì vai tranquillo, tra poco io torno da Marta ma aspetto che torni che non la lascio qua da sola." Disse Marco a Giacomo.
"Ragazzi ho 26 anni, so difendermi e stare a casa sola" dissi infastidita.
"Certo" disse Giacomo prendendo il cappotto sopra la sedia "vado e torno" e uscí.

Rimanemmo noi due. In silenzio. Fuori in terrazza con la sigaretta in mano a fissare il cielo.
"Sai che " inizió lui " da quando te ne sei andata non avevo più fatto l amore"
"Non ci credo!!" Dissi allibita.
"Davvero. Non mi veniva duro." Disse arrosendo.
"Ma se era un marmo quando ti sei sganciato i pantaloni" dissi ridendo.
"Appunto" rispose con una smorfia.
"Vuol dire che ti faccio ancora attizzare." Sorrisi al pensiero.

"Prima mi hai chiesto cosa ci è successo" disse lui " quando ci siamo lasciati, non lo abbiamo fatto per odio, disprezzo ma per amore. Ci siamo detti addio amandoci. E l'amore verso un altra persona non può cambiare, non può affievolirsi se un vero motivo non c'è. " Disse.
Stavo per controbattere quando continuo "Chiara anch' io ti voglio, anche tu mi sei mancata da morire, quasi da perdere il fiato. Ero perso senza di te nel mio letto. Ero perso senza le tue battutine, la tua risata, o il modo in cui ti tocchi i capelli. E cazzo se ti voglio!!!" Disse scaldandosi.
" Siamo due animali insieme, e ti amo ancora alla follia come in passato. Ma se ci siamo lasciati era perché insieme ci facevamo solo del male. Eravamo troppo pieni dalle nostre cose da accorgerci che ferivamo inevitabilmente l altro."

"Posso?" Dissi alzando la mano quasi come all' asilo.

" Prima di tutto TU mi hai lasciato. È stata TUA la scelta! Io non ti avrei mai lasciato, ti sarei stata accanto, sarei venuta con te in Spagna. Ti avrei accompagnato, e se non potevo stare lì fisicamente, ci sarei stata telematicamente. Non volevo dirti addio. Non volevo abbandonare l unico ragazzo che ho mai amato. " dissi con mezzo sorriso.

" E ora?" Disse lui perplesso.
"Non ne ho la più pallida idea. Cosa siamo? Chi siamo? Cosa vogliamo?" dissi confusa.
"Io ti ho cercato, ti sono venuto a trovare, ti guardavo, e pensavo che eri bellissima. Pensavo a quanto avevo e quanto ho perduto. Però sapevo che avevo fatto la scelta giusta per il tuo bene." Disse alzandosi e prendendo le proprie cose sparse qua e là per la casa.
"Vedi? Tu pensi che la tua decisione sia giusta per entrambi. Non è così! " dissi seguendolo " se mi osservavi bene, ero distrutta, ero senza la mia metà. Sai cosa vuol dire investire la propria vita in una relazione che poi è svanita nel nulla. Perché tu non hai più lasciato traccia, non hai più alzato quella cazzo di cornetta per cercarmi, per sentire come stavo. " dissi un po' alterandomi.

In quel momento entrò Giacomo " tutto bene ragazzi?" Chiese sentendo la mia voce alta da fuori.
Marco era visibilmente scosso e rispose " sì amico, stavo prendendo su le ultime cose, vado a tranquilizzare Marta" disse uscendo dalla porta.
Poi si voltò e concluse " ci sentiamo" e mi guardo dritto negli occhi.
Aveva quello sguardo che conoscevo bene, quello triste, quello di chi si sente in colpa e di chi quando sarà da solo si farà tanto del male. Di chi si colpevolizza.

Marco è sempre stato così, pensava troppo, pensava al bene in assoluto quando invece doveva pensare solo a lui stesso per una volta, e sapere che la sua felicità era la mia.

" Ehi tutto ok?" disse chiudendo la porta da cui Marco era appena uscito.
"Sì" risposi smettendo di fissare un punto qualsiasi della stanza.
"Vado a buttarmi un po' se non è un problema." Dissi fingendo mezzo sbadiglio " sono molto stanca"
"Certo, sai dove andare." disse scrutandomi come se avesse capito che qualcosa era cambiato.

Dormí un paio di ore quel pomeriggio, e mi svegliai alle 18.30.
"Cavolo" urlai appena sveglia.
Giacomo corse in camera pensando che fosse successo qualcosa di grave.
"Il treno!" Esclamai, sentendomi in colpa per avergli fatto perdere il ritorno dalla sua amata.
"Ma non ti preoccupare, dovevi roposare. Noi torniamo domani. Ho già chiamato Marta, e lei ha subito capito." disse tranquilizzandomi.
"Scusami" gli dissi, alzandomi dal letto e cercando di essere produttiva.
Volevo preparare una bella cenetta.
E la facemmo insieme, era bello cucinare.

"E quindi?" Iniziò Giacomo mentre tagliava le zucchine in piccoli cubetti.
In realtà non risposi, e gli dissi " come sempre"
Poi però esplosi e gli raccontai cosa mi aveva detto Marco nel pomeriggio.

" Secondo me si fa tanto del male quel ragazzo li, se lo fa da solo! " disse " avete la possibilità di riprovarci, siete ancora persi l uno per l altra, e lui sta qua a pensare se farlo o meno."
"Cosa dovrei fare secondo te?" Chiesi posando lo strofinaccio sopra il bancone.
"Secondo me parlatene solo voi due, chiaritevi e vedete se volete riiniziare."
" Tu lo vorresti?" Mi domando lui.

"Non lo so" dissi sinceramente " una parte di me si, con tutto il cuore. L altra invece sta bene così, sta bene ad uscire con Davide, con te, e con altri" dissi
" Sei na zoccola allora" disse in battuta lui.
" Daii, siete solo amici. Dopo Marco sai che ho avuto ben poco, e vabbè di quel poco fai parte anche tu. " Dissi ridendo.
Lui rise.
"Iniziate a rifrequentarvi e poi decidete che fare . Se ricominciare o ognuno per la sua strada." Disse lui gettando le zucchine nella pentola con un po' di olio e sale.
"Hai ragione." Dissi pensando attentamente a ciò appena detto.

THEY ARE BACK.Where stories live. Discover now