Capitolo 3

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Sophia:

Apro gli occhi di scatto tormentata da flussi di parole angosciose, mi guardo  intorno e mi ritrovo nella stessa stanza di prima, solo che questa volta ad accogliermi ci sono i raggi del sole che entrano dalla grande finestra. Mi alzo varcandola porta che, come noto non appena metto il piede al di là della soglia, conduce ad un piccolo salotto. I miei abiti sono stati posati su di una delle poltrone riccamente decorata con disegni astratti, i cui colori e arabeschi paragonati ai miei vestiti risplendevano di luce propria. Mi vesto velocemente per poter uscire da questa stanza tanto opulenta per cercare di capire dove mi trovo. Tuttavia trovo semplicemente un altro salotto che, invece di rispondere alle mie domande, le aumenta. Vi sono, infatti, mobili antichi e preziosi, che sbaragliano quelli che ho ammirato precedentemente, al muro ci sono dei quadri con degli uomini, delle mappe e tanti piccoli oggetti di cui non ne comprendo l'utilità.

- Signora cosa fate in piedi?- sobbalzo al suono della voce alle mie spalle. La ragazza è la stessa di ieri e, guardandola meglio, noto che ha un volta familiare, ma proprio non riesco a capire dove l'ho già vista. Mi fa segno di seguirla in un altra stanza con un lungo tavolo.

- Dove sono?- chiedo, prima di sedere su una sedia.
- Fra poco lo saprete, vado a chiamarlo!- la guardo non capendo di chi sta parlando. Solo quando lei esce riesco a realizzare ciò che era successo. Sprazzi di immagini delle ultime ventiquattro ore mi travolgono impetuosamente: la mia famiglia, il mio compleanno, il mio rapimento e lo sgomento per l'immobilità dei miei genitori davanti alla mia sofferenza, Paul, il mio unico e grande amore. Penso a lui con un velo di tristezza.

-Mi starà cercando, forse è già in viaggio ... - I miei pensieri si fermano quando la porta si apre. Un uomo, che avrà avuto suppergiù venticinque o ventisei anni, entra nella stanza. La sua corporatura è la prima cosa che noto: alto quasi quanto la porta, le sue braccia scoperte mostrano i suoi muscoli massicci. Alzo gli occhi verso il suo viso, i lunghi capelli  cadono sulle spalle e quel cielo che ha dentro gli occhi mi lascia per un attimo a bocca aperta. In quell'esatto momento mi ricordo di lui.

Nella mia mente appare il suo volto, quando due anni fa aveva impedito la mia rovinosa caduta al suolo afferrandomi al volo tra le braccia. L'uomo inizia a camminare verso di me, non ha l'espressione di gentilezza dell'ultima volta che l'avevo visto. Si siede a tavola senza parlare né guardarmi, fa cenno con la mano a qualcuno che non ho visto e la colazione viene servita. Aspetto di rimanere sola con lui per avere spiegazioni.

- Dove sono?- chiedo di nuovo. Spero che almeno sta volta lui mi risponda. Lui inizia a mangiare ignorando la mia domanda.
-Forse non capisce la mia lingua ...- neanche il tempo di pensare che mi ricordai che al nostro primo incontro la mia lingua la capiva, eccome. Probabilmente si sta beffando di me.

Decido quindi di alzarmi nonostante io abbia la fame ad attanagliarmi lo stomaco.
- Siediti!- la sua voce è così dura che non dubito che il suo sia un ordine. Rimango in piedi non so cosa fare, del resto sono nel loro territorio e sicuramente mi farà del male se mi oppongo alle sue precise direttive, ma dentro di me c'era una cosa che non devo sottovalutare: il mio coraggio!

- Dove mi trovo?! Dato che parli la mia lingua ti sarei grata se mi rispondessi e mi riportassi a casa mia!- dal suo viso intravedo un sorriso che fa venire i brividi, la sua risata si diffonde in tutta la stanza silenziosa.

- Questa è casa tua! Sono Cole Warren, l'Alpha di queste terre e il tuo futuro marito! Ora siediti e inizia a mangiare. Abbiamo da fare oggi!- rimango shockata dalle sue parole, ma la rabbia è l'unico sentimento che esce: io non lascerò che uno "stupido animale" prenda decisioni sulla mia vita senza aver la possibilità di ribellarmi, e non lascerò che lui mi tratti così.

- Io non voglio. Non mi interessa sapere chi tu sia. Io voglio tornare a casa mia!- urlo. L'uomo di fronte a me si alza di scatto, fa cadere la sedia a terra. Sussulto. Si avvicina a me mentre io con lo sguardo, cerco una via di fuga.

- Ciò che tu desideri non ha importanza. Domani ci sarà il nostro matrimonio!- sbraita ed il suo sguardo, che prima mi ha paralizzato per la sua profondità, ora mi terrorizza. Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia, sono sicura che mi voglia divorare. Cerco dunque di proteggermi con le braccia quando lui si avvicina a me. Rimane fermo a guardarmi per un istante, poi si allontana.

- Io non provo niente per te ... amo un altro!- urlo. Le mie parole lo bloccano sulla soglia della porta, si volta verso di me, i suoi occhi sono cambiati, sono passati da un azzurro cielo ad un rosso sangue, anche la sua voce cambiata nel rispondermi.

- Se vuoi vederlo ancora in vita ti conviene esserci domani e accettare questo matrimonio!- esce dalla stanza lasciandomi sola. Urlo, nel tentativo di sfogare la rabbia, e con essa lascio andare via anche un po' della mia sofferenza.

Rimango seduta ad asciugare le mie lacrime consapevole che domani sposerò un "animale", un uomo meschino, che vuole uccidere il ragazzo che amo solo per avermi.


La ragazza entra in silenzio senza farsi sentire, o forse sono io talmente assorta dai miei pensieri da non sentire niente.

- Anche per me all'inizio è stato difficile! Ma con il tempo mi sono abituata, ho trovato un uomo che mi ama! Vedrai Alpha Cole è una persona buona-

Se il mio sguardo potesse uccidere, a quest'ora la ragazza davanti a me sarebbe in fin di vita.

Lei mi guarda non capendo il motivo di tanta avversione. Decido di alzarmi per riprendermi e darmi forza.

- Il tuo Alpha è un mostro! Un animale che non si fa scrupoli ad uccidere per avere una persona! Pensa che io sia di sua proprietà, ma non mi conosce neanche. Prima o poi me ne andrò da questa gabbia e lui non potrà ostacolarmi!- La ragazza rimane ferma ad ascoltare le mie parole, sorpresa da tutta questa rabbia che le ho rivolto. Mi guarda con comprensione, prova ad avvicinarsi a me. Il tentativo è invano, decido di tornare nella stanza dove avevo dormito fino a poche ore fa.



Sono furiosa, delusa!

Furiosa per tutto quello che mi sta succedendo, per il modo di come lui ha osato parlarmi, per come ha minacciato di attentare alla vita di Paul.

Delusa dalla mia famiglia, come hanno potuto lasciarmi andare così? Lasciarmi ad un mostro senza cuore. Ad uno individuo senza sentimenti, per di più orgoglioso e presuntuoso.

Come si fa costringere una persona a stare con te, nonostante il suo palese rifiuto? L'amore non è un sentimento che si può imporre, deve essere veritiero.

Sono questi i pensieri che affollano la mia mente. Mi siedo vicino alla finestra mentre provo a calmarmi, ma in questo momento l'unica cosa che mi può rassicurare è il viso del ragazzo che amo; Pensare al suo volto, ha accesso dentro di me una fiaccola. La speranza e la convinzione, che lui mi salverà dipingono sul mio volto la gioia per combattere la solitudine che sto provando.

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