I Doni della Morte

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Amore? Forse era quello, che mi agitava, che faceva battere così forte il mio cuore, che mi faceva scapicollare tanto per trovare una decente risposta. Forse ne avevo una paura talmente grande, da volerne totalmente ignorare anche la minima idea. Ma era quello che sentivo e sapevo che non potevo porvi un freno, non così facilmente come si fa con i treni in corsa.

Ma poi mi domandai: come potevo frenare quella sensazione svenevolmente affascinante, quando in realtà non volevo farlo?

«Lorenzo? Gloria?» Sentii la voce sconvolta di Salvatore alle mie spalle.

Come risvegliata da quel suono, feci un passo indietro, finendo per incespicare sul muschio scivoloso ancora intriso di rugiada. Quando ristabilii il mio equilibrio, mi girai e vidi i visi quasi sconvolti dei quattro ragazzi. Sapevano avessimo fatto pace, ma probabilmente non si sarebbero mai aspettati che una cosa del genere accadesse così presto. Ma non m'importava: che pensassero ciò che volessero; io ero felice così.

Subito feci vagare lo sguardo su Lorenzo che aveva schiuso le labbra per trovare una spiegazione che potesse andare bene per giustificare quello che i suoi amici avevano appena visto. Ma subito le pressò di nuovo tra di loro, incapace di formulare anche solo una frase di senso compiuto.

«Pensavamo sarebbe successo, prima o poi, ma non così in fretta. Voglio dire... ieri gli hai dato un calcio dove non batte il sole perché ha provato a baciarti e oggi... sono molto confuso.» Borbottò Sascha, grattandosi la nuca ricoperta di capelli corvini.

Io no. Non ero per niente confusa perché ero certa che, per una volta, qualcosa sarebbe andato per il verso giusto. E quella certezza mi dava una sicurezza che mai avrei pensato di poter provare, soprattutto quando si trattava di Lorenzo.

«Io direi che è meglio non pensarci. Non è una faccenda poi tanto importante.» Tentai di far cadere l'argomento, ma i ragazzi sembravano non volerne sapere. A quanto pare avevano deciso di protrarre a lungo le mie sofferenze.

La discussione si tirò per le lunghe, fin quando non decidemmo che forse sarebbe stato meglio uscire da quel labirinto, soprattutto perché avevo un'incombente necessità di ritornare nella suite dove alloggiavo con i miei per finire di mettere i vestiti e le mie cose in borsa.

Sascha e Stefano se ne andarono assieme, forse per parlare di qualcosa di importante (vi prego, capitemi), mentre Giuseppe e Salvatore presero un'altra direzione. Lorenzo, d'altro canto, mi seguì e mi aiutò addirittura a sistemare i miei abiti.

«Chi l'avrebbe mai detto?» Iniziò lui, mentre piegava accuratamente una mia maglietta per poi sistemarla nel fondo della borsa. «Per un istante ho anche pensato che tuo padre mi avrebbe aggredito. Cioè, all'inizio sembrava non avere problemi a starmi attorno, soprattutto forse perché preferiva ronzare attorno alla mia auto.» Lo sentii ridacchiare, facendo ben attenzione a non farmi vedere mentre riponevo all'interno di una tasca la mia biancheria sporca. «E poi un attimo dopo mi è sembrato che nei suoi occhi ci fossero le fiamme dell'Inferno.» Concluse e si mise dritto, schioccandosi la schiena.

Ancora accucciata a terra, alzai lo sguardo su di lui e mi meravigliai di quanto alto potesse sembrare da quella prospettiva. Forse era il fatto che fosse magro quanto uno Slenderman, o forse era il fatto che fossi più bassa di lui in ogni caso. Potevo odiarlo quanto volevo anche in quel momento, eppure non riuscivo ugualmente a negare a me stessa che lui continuasse a friggermi il cervello con la sua incredibile ed inebriante bellezza sconfinata. I suoi capelli, quella mattina, erano ancora più scombinati del solito e la luce nel suo viso gli illuminava gli occhi di un castano così chiaro da quasi accecarmi. Le sue labbra rosa erano piegate prepotentemente in un dolce sorriso appena accennato che lasciava alle volte lo spazio anche ai suoi denti bianchi e dritti, che mi ricordavano vagamente quelli di un tenero castorino. Il suo corpo asciutto e slanciato era coperto da una maglia bianca a maniche corte con dei motivi geometrici grigi, un paio di blue jeans che gli arrivavano poco sopra il ginocchio, mentre ai piedi portava un paio di Vans grigie perfettamente abbinate alla maglia. Oltre ad essere bello, aveva uno stile che mi faceva letteralmente sbavare come un lama.

72 Ore Con Il Nemico Where stories live. Discover now