Che male c'è?

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Poi quello che meno mi aspettavo successe: leccandosi il labbro inferiore, si chinò su di me e posò le labbra sulle mie, ma, a quel contatto, mi ritrassi, tirandogli un altro schiaffo. Si poteva scordare di trattarmi come un oggetto.

Lui lasciò la presa sul mio corpo e mi guardò correre via, perché, sì, corsi via disperata, con il cuore che mi scoppiava in gola e nelle orecchie. Mi rintanai nell'ascensore e, con la mia solita delicatezza, premetti almeno una ventina di volte il tasto per il secondo piano, schiacciando con così tanta foga che credetti di aver rotto tutto. E, mentre le porte si chiudevano, vidi la figura di Lorenzo contro la luce aranciata del sole che tramontava. Era così bello, così giusto, ma, allo stesso tempo, così sbagliato.

Il giorno dopo, la sveglia suonò puntuale alle otto e mezza del mattino, quando il sole era già sorto e i suoi raggi penetravano attraverso le tapparelle socchiuse. Purtroppo ero costretta ad alzarmi a quell'ora, se volevo abbuffarmi di torta al cioccolato e biscotti, ed era un rischio che ero pronta a correre, pur di mangiare. Poi ti lamenti che sei grassa.

«Gloria! Sei pronta?» Sentii gridare mia madre, probabilmente già sveglia da ore, mentre io mi grattavo la testa, ancora confusa e assonnata. Ops. «Gloria?» Di nuovo mia madre, così mi costrinsi ad alzarmi e, mentre infilavo le flip-flop ai piedi, uscii dalla mia stanza, sbadigliando rumorosamente.

«Gloria, è una presa in giro? Perché sei ancora così? Dobbiamo andare a fare colazione!» Continuò lei, guardandomi incredula quando mi notò ancora con i vestiti per dormire, le infradito, i capelli che somigliavano più alla criniera di un leone e il volto ancora assonnato. «Sei incredibile.» Alzò gli occhi al cielo, arresa alla triste verità: io non avevo assolutamente voglia di vivere, né tantomeno di beccare anche solo per sbaglio Lorenzo al bar dell'hotel. Se l'avessi visto, probabilmente avrei provato un misto di disgusto, attrazione e rimorso. Disgusto perché non lo sopportavo e mai l'avrei sopportato; attrazione perché, diciamocelo, potevo odiarlo quanto volevo, ma non riuscivo a negare a me stessa che quel ragazzo fosse bello; infine, rimorso per quello che avevo combinato: forse il giorno prima ero stata troppo dura nei suoi confronti e, a quella conclusione, c'ero arrivata solo dopo un'intera notte in bianco che avevo usato per riflettere.

«Scusa, ma si può aspettare per la colazione, no? Si può mangiare quando si vuole, giusto?» Chiesi, convinta delle mie parole. E si vede che non sei mai stata in un hotel.

«Veramente il buffet chiude tra mezz'ora.» Affermò mia madre, avvicinandosi a me per scuotermi dalle spalle. «Quindi muoviti, altrimenti io e tuo padre ti lasciamo qua e puoi salutare con i binocoli le torte al cioccolato.» E, a quel punto, sentii la me interiore scalpitare e scalciare, mentre mi si frullava il cervello allo scuotere delle mie budella.

«Va bene, okay. Però ora basta, altrimenti vomito.» Ridacchiai, cercando di fermare mia madre, prima che il mio stomaco si spalmasse sul pavimento per il mal di mare.

Fortunatamente, lei si fermò immediatamente e, con uno strano sorriso spiaccicato sulle labbra, mi diede due pacche su una spalla e mi indirizzò di nuovo in camera mia, dicendomi di cambiarmi velocemente per andare a fare colazione. Annuii e mi fiondai nella mia dimora, afferrando l'intimo pulito, insieme ad una canotta nera con le spalline larghe, un paio di shorts di jeans, e, dopo aver accalappiato anche le calze, passai in rassegna le due paia di scarpe che mi ero portata appresso: Converse o Nike? Sbuffando, decisi di prendere le prime, solo perché il bianco si abbinava meglio, del rosa evidenziatore e del blu.
Subito mi gettai in bagno e mi cambiai, lavandomi la faccia e i denti. Infine, mi spazzolai i capelli meglio che potevo con la speranza che quei ciuffi ribelli di nidi d'aquila sparissero senza lasciar traccia.
Mi guardai allo specchio un'ultima volta, poi corsi fuori dal bagno e vidi i miei genitori che mi guardavano con impazienza. Non dirmi che ci ho impiegato mezz'ora. Non può essere fisicamente possibile.

72 Ore Con Il Nemico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora