Giusto e Sbagliato

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«Adesso non hai via di scampo e ho intenzione di scoprire perché non ti piaccio, perché mi tratti così di merda e, soprattutto, perché, se mi odi tanto, continui a fissarmi come se avessi visto un dio greco.» Affermò con perspicacia, bloccandomi contro la parete specchiata della piccola cabina: potevo dire di essere appena stata messa con le spalle al muro, perfino in senso letterale.

«Non ti guardo come fossi un dio greco. È solo una tua stupida convinzione.» Alzai gli occhi al cielo, cercando vanamente di tenerli lontani dai suoi, così caldi, di quel castano Nutella nel quale affogheresti volentieri e, lo confessai a me stessa in quel momento, avrei desiderato farlo, anche se poi pensavo al proprietario e mi dicevo di finirla con quelle smancerie da romanzo rosa.

«Ah sì? Allora come mai, quando sei scesa dalla macchina, mi hai analizzato dalla testa ai piedi, fissandomi le labbra?» Inarcò un sopracciglio, ricordandomi l'aria da so-tutto-io di Hermione Granger, solo che lei, per lo meno, era intelligente e, soprattutto, meno convinta di fare chissà quale effetto alle persone.

«Ti stavo guardando solo perché...» Ma non mi venne alcuna scusa, perché, volessi ammetterlo o meno, lo fissavo perché era affascinante, anche se non glielo avrei mai detto, neanche sotto maledizione Cruciatus. «Perché... Semplicemente per pura curiosità.» Bofonchiai, innervosita da quella vicinanza con il suo viso: il suo respiro sulle mie labbra, i suoi occhi che mi bruciavano la pelle, le sue mani che mi toccavano con delicatezza, ma con abbastanza forza da tenermi ferma lì dove ero.

«Sei davvero una pessima bugiarda. Non sei per niente cambiata dall'ultima volta che ci siamo visti.» Ridacchiò, scuotendo subito dopo la testa. Evidentemente quella situazione lo faceva sorridere, ma io mi sentivo oppressa e terribilmente in ansia. «La curiosità non porta una ragazza a fissare impulsivamente le labbra di un ragazzo, spero che questo tu lo sappia.» Quel suo modo scaltro e da uomo vissuto mi stava dando lo stesso fastidio che mi avrebbero dato delle unghie che raschiano sulla lavagna, se non anche di più.

«Non stavo fissando assolutamente nulla e tu ti stai sbagliando, spero che questo tu lo sappia.» Borbottai, incrociando le braccia al petto, mentre incatenai lo sguardo al suo per dimostrargli che non avevo timore, anche se ne avevo, eccome se ne avevo! Ero terrorizzata!

«So di non starmi sbagliando. Non sono uno stupido e non mi piace di certo che tu, sbucata così all'improvviso, venga a mettere in dubbio l'evidenza.» Sbuffò una lieve risata tesa, portandosi una mano al ciuffo per immergere le sottili e scheletriche dita tra i ciuffi castani, in una mossa di evidente ansia ed impazienza.

«Tu?» Scoppiai a ridere in una forte risata, seriamente divertita da quelle parole. Se lui non era stupido, allora io ero la Regina Elisabetta. «Non sto negando l'evidenza, sto solo cercando di farti capire che dovresti ragionare con il cervello e non con il... Ehm... Quel coso laggiù, perché, fino a prova contraria, finora hai dichiarato un mucchio di falsità.» Asserii, convinta di ciò che stavo dicendo e del fatto che non sarebbe riuscito a convincermi dell'opposto.

«Quel coso laggiù ha un nome, ma su questo posso anche passare oltre. Ciò che non mi va giù è il fatto che tu dia per scontato che io sia come ero anni fa. Be', notizia flash! Non è così! Le persone sono in grado di cambiare e, credimi, se potessi tornare indietro, non rifarei nessuno dei torti che ti ho inflitto. Eravamo bambini.» A quel punto abbassò lo sguardo e potei notare i suoi occhi scuri e delusi. Dovevo ammettere che un po' mi dispiaceva, eppure nessun senso di colpa sembrava potermi sfiorare in quella determinata situazione.

«Eravamo piccoli, ma non stupidi, Lorenzo. Tu ti sei solo approfittato di me e hai reso la mia infanzia uno schifo. Della mia adolescenza, non ne voglio nemmeno parlare: i peggiori anni della mia vita. E ora stai cercando di inculcarmi l'idea che tu sia cambiato. Non prendermi per stupida, perché ho visto e non puoi difenderti più.» Parlai con un pizzico di drammaticità, così da farlo sentire ancora più in colpa con sé stesso.

72 Ore Con Il Nemico Where stories live. Discover now