Ci Si Rivede

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La fastidiosa sveglia delle sette mi strillò insistentemente nelle orecchie. Mi rigirai tra le coperte estive e quasi non buttai a terra quella sorta di allarme assordante che proveniva dal cellulare. Così la spensi semplicemente e detti le spalle al comodino, ricadendo subito in uno stato di trance.

«Gloria! La colazione è pronta! Dai, sbrigati! È già tardi!» Sentii mia madre schiamazzare dal piano di sotto.

Se c'era qualcosa che odiavo, era che le persone si mettessero ad urlare di prima mattina. Era così difficile svegliare una persona dolcemente? Magari con una bella tazza di cappuccino fumante e dei biscotti? No, forse era troppo da chiedere.

Gemetti, sputando via qualche capello che mi era finito in bocca, poi, facendo uno sforzo più che immane, mi misi seduta e scalciai via le coperte, sbuffando infastidita. Tecnicamente, avrei dovuto essere felice di andare in vacanza, ma se l'andare in vacanza implicava anche l'alzarsi quasi alle sei del mattino, allora, no, le vacanze avevano decisamente perso tutto il loro fascino.

Sbuffai un'altra volta, poi mi decisi ad alzarmi e a mettere i piedi sul pavimento caldo della mia stanza. Sbadigliai e mi stiracchiai, mi strofinai gli occhi e mi grattai la testa, solo immaginando la mia folta criniera da leone.

Dopo aver dato una veloce sistemata ai capelli, con le mani, infilai i piedi nelle pantofole e mi alzai, aprendo la porta della mia camera, per poi scendere in cucina, vedendo mio padre intento a bere il suo caffè, con il giornale in mano, e la mamma armeggiare con il tostapane.

«Finalmente ti sei alzata! Non ci speravo più, quasi!» Scherzò mia madre, cercando di non far bruciare i toast.

Feci una smorfia alla sua battuta e mi sedetti al mio solito posto, per aspettare che arrivasse la mia colazione, mentre smanettavo con il cellulare. Non sarebbe stato un buongiorno, se prima non avessi stalkerato alla perfezione le mie crush. Era come l'ave o Maria per un credente.
Così, iniziai con Twitter, poi passai ad Instagram, per arrivare a Facebook ed infine Snapchat.

«Mi sembri una maniaca.» Rise mia madre, sbirciando qualche volta il mio cellulare, di soppiatto.

«Preferisco definirmi fangirl. È più adatto e giusto.» Risposi, facendo spallucce, senza neanche prestarle realmente attenzione. Avevo di meglio da fare.

Poi qualcosa mi saltò all'occhio e quasi non mi venne un infarto, quasi non lanciai il telefono dall'altra parte della casa e quasi non scappai, correndo, dalla finestra. Lanciai una sorta di urlo strozzato e mi portai una mano davanti alla bocca, guadagnandomi un'occhiataccia da parte di mia madre e un'occhiata confusa da parte di mio padre.

No, non era possibile. Non poteva essere vero. No, no, no. Santissimo Dio, ti prego, no.

«Che c'è?» Mi chiesero i miei genitori all'unisono.

«Vi ricordate Lorenzo? Quel bambino che aveva decapitato il mio pupazzo preferito? Quel bambino che mi rovinava sempre tutti i disegni che facevo? Ecco. Alloggerà nello stesso hotel in cui stiamo noi!» Sbottai, senza curarmi di quanto avessi alzato la voce.

«Lorenzo? Il figlio di-» Bloccai in asso mio padre, regalandogli un'occhiataccia, poi presi un grosso respiro e ripresi a parlare, più agitata che mai.

«Non lo sopportavo prima, immaginatevi ora. Solo a vederlo, mi sale il voltastomaco.- Borbottai, guardando qualche foto dal suo profilo di Instagram. Non era male, dovevo ammetterlo, ma solo il fatto che mettesse in continuazione delle foto, ogni volta con una ragazza differente, mi faceva rabbrividire. -Non è un ragazzo serio. Avanti, come facevate ad adorarlo?» Conclusi, guardando con disappunto i miei, che ora erano seduti entrambi difronte a me. Non sopportavo i loro sguardi accusatori, come fosse colpa mia.

72 Ore Con Il Nemico Where stories live. Discover now