N.

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Sono tornato a Roma da poche ore e sento già la mancanza. Di Claudio. Del suo profumo. Del suo modo stupido di svegliarmi al mattino canticchiando la canzone dei Puffi. Di Me, perso nell'amore che provo per Lui.
Mi manco. E mi rendo conto di trovarmi in questa condizione ormai da troppo tempo, di aver vissuto mesi ancorato alla consapevolezza di aver prosciugato un amore e di non poter più riparare il vaso rotto.
Di dover vivere senza di lui, per forza.

Guardo Roma, seduto sul muretto del Pincio. Di solito è affollato, ma alle 04:00 del mattino la maggior parte delle persone dorme abbracciato a chi ama o da solo aspettando chi ama.
Io non so cosa sto facendo. Forse lo abbraccio, col pensiero. Forse lo aspetto. Di certo c'è che lo amo e che mi manca, anche se non gliel'ho detto.

Ci siamo sentiti per la buonanotte, era stravolto dopo una giornata passata al bar. Ho cercato di tranquillizzarlo reprimendo l'istinto di dirgli:'se vuoi vengo a darti una mano, risolviamo tutto insieme.' Non potevo dirglielo, l'avrei illuso.
Qui ho un lavoro, una casa, una famiglia, degli amici, delle sicurezze, un conto in banca, una macchina, una quotidianità. Eppure tutte queste cose diventano prive di importanza quando il mio cuore mi ricorda che a chilometri da me c'è Lui.

Mi ha chiesto quando sarei salito, perché gli manco. Si, me l'ha detto.
Lui che non parlava mai, lui che mi ha tradito adesso sente la mancanza e non ha vergogna di dirmelo.
'Oggi mi sei mancato...sono tornato a casa e ho trovato solo il tuo profumo.
Anche io non ho trovato nessuno a casa, neanche il suo profumo. Solo il freddo e qualche bolletta da pagare.
Ho passato l'intera giornata a sistemare, nonostante fosse tutto in ordine, per non pensare.
Era così facile prima, quando lo odiavo e volevo solo togliermelo dalla testa.
Era semplice finché non ho incontrato di nuovo i suoi occhi, quel maledetto verde riesce ad entrarmi ovunque. Nella testa. Nelle ossa. Nel cuore. Nella vita.
Lo vedo ovunque, si riflette in ogni cosa che vedo. Anche ora, è come se li avessi davanti quei due fari luminosi.
'Devo organizzarmi in agenzia, magari riesco a salire venerdì.'
Ho sentito il suo respiro fermarsi e so per certo che avrebbe voluto mandarmi a quel paese perché era la stessa cosa che avrei voluto fare io.

Guardo Roma e non la sento più così mia. È eterea, immersa nel silenzio, nella pace che solo di notte riesce a trovare.
Il mio telefono squilla. Claudio.

<<È successo qualcosa?>>

<<Perché non dormi?>>

<<Perché mi hai chiamato? Stai male?>>

<<Non ho sonno.>>

<<Domani devi alzarti presto.>>

<<Anche tu.>>

<<Sono al Pincio.>>

<<Da solo?>>

<<Si.>> in realtà dovresti esserci tu, con me.

<<Sei strano...che hai?>>

<<Non lo so, sono solo stanco. Adesso torno a casa.>> scendo dal muretto e mi avvio verso la macchina, sento il fruscio delle lenzuola e so che si è girato di lato, con il volto rivolto verso la porta perché si sente più sicuro così.

<<C'è qualcosa che devi dirmi?>>

<<Mi manchi, un po'.>> sorride e sorrido anche io.

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⏰ Last updated: Dec 19, 2017 ⏰

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