E.

1.4K 141 19
                                    

Entro in casa attento a non fare troppo rumore. Lancio il giubbino di pelle sul divano senza prestare troppa attenzione, puzzo di vodka e di tabacco.
Non sono ubriaco, in realtà, sono appena le 22:00.
Eppure puzzo di alcool e di tabacco.

Raggiungo il bagno in fretta vomitando la mia vergogna e il mio senso di colpa.
Mi accasció al pavimento freddo e adesso puzzo anche di vomito.
Faccio schifo. Ho 34 anni e sono un coglione.

Sento dei passi ma non ho la forza di alzarmi, rimango immobile. Vedo lui in pigiama, gli occhi arrossati.
Mi guarda un secondo e si precipita verso di me, la preoccupazione e l'angoscia nei suoi occhi.

<<Cla...che cazzo hai fatto? Oh, stai bene? Cla...>> le sue mani sul mio volto mi accarezzano piano spazzando via le gocce di sudore miste a lacrime.
No, non sto bene. Sto male e starai male anche tu. Mi lascio cullare ancora un po', prendo le ultime briciole del suo amore.
Avrà solo odio per me, tra poco.

<<Cla, guardami.>> il suo tono di voce non ammette repliche, con le ultime forze che ho alzo lo sguardo.
I suoi occhi neri sono più cupi del solito, il viso è contratto e le rughe sono ben marcare.
È colpa mia, sono una testa di cazzo. È colpa sua, del suo lavoro che gli porta via tempo. Della nostra vita così dannatamente incasinata da esserci sfuggita di mano.

<<Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?>>

Ho mangiato un uomo che non sei tu. Ho assaggiato labbra che non sono le tue. Ho toccato spalle esili. Ho accolto un qualcosa che non fa parte di te.
Si, ho mangiato la mela della fine. Ho fumato almeno mezzo pacchetto di sigarette per scacciare dalla mi bocca un sapore così diverso e così fuori luogo.
Ho comprato una bottiglia di vodka e, dopo averne scolata metà, l'ho gettata in mezzo alla strada.

<<Non lo so, adesso vado a letto...>> Glaciale mi alzo senza afferrare la mano che mi sta porgendo ed esco dal bagno. Lo sento imprecare contro di me e contro se stesso.
Stiamo andando completamente a rotoli, lo sa meglio di chiunque altro.

<<Claudio, scusa per oggi...in agenzia avevano bisogno di me e...ho...ho perso la cognizione del tempo.>>

Tutti hanno sempre bisogno di Mario. E lui corre, corre da loro che si tratti di lavoro, dei suoi genitori, dei suoi fratelli, persino il macellaio sotto casa ha bisogno di lui.
E io?
Io ho maledettamente bisogno di lui.
Ho totalmente bisogno di lui.
Non so dirglielo e questo mi rende senza bisogno, ai suoi occhi.
Non lo dico quindi non mi merito le sue attenzioni.

<<Non preoccuparti.>> lo sento alle mie spalle mentre raggiungo la nostra stanza, il letto disfatto e il mio cuscino al centro di esso.
Non riesce a dormire senza abbracciarmi e in mia assenza si era accontentato del cuscino, del mio odore.
Mentre io ne stavo sentendo un diverso, forte, pungente, nauseante.
Mentre ero tra altre braccia, invece di essere a qui ad urlargli contro.

Mi faccio forza e afferrò la maglietta del pigiama, sfilo la camicia bianca puzzolente gettandola a terra in un angolo ed è un attimo.
Un pugno mi colpisce al centro della schiena seguito da un altro.

<<Dove cazzo sei stato?>> urla. Urla come solo Mario sa urlare. Non mi volto, non voglio guardarlo in questo momento.

<<Con gli altri, in un bar.>> mento.
Non sono bravo a mentire, non voglio esserlo adesso.

<<Chi ti ha graffiato la schiena?>>

<<Mario...>>

<<Chi cazzo ti ha graffiato la schiena? Dimmelo.>>
La schiena.
Solo adesso percepisco un leggero bruciore. Graffi. Solo Mario poteva graffiarmi. Solo Mario sa come mi piace essere toccato.
Non ricordo nulla, non voglio ricordare neanche un istante.
Sono un traditore da quattro soldi. Ho tradito di pomeriggio, alla luce del sole in un appartamento poco distante da qua.
Ho tradito senza essere ubriaco.
Ho tradito dopo mesi in cui questo ragazzo si appostava di fronte alla palestra provandoci spudoratamente.
Ho tradito perché ero arrabbiato, stanco di essere messo al secondo posto, di non essere amato come tre anni fa.

Destinati a finire.Where stories live. Discover now