N.

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Ho sempre amato la sera.
Tornare a casa con la consapevolezza di avere qualche ora da dedicare
interamente a me stesso.
Poco importava se il giorno successivo avrei avuto una riunione o
avrei dovuto contrattare con un cliente difficile. Importava solo
stendermi sul divano con un buon bicchiere di vino, qualche pezzo di
formaggio e godermi un film alla TV.

Amo la sera perché tutto finisce.
Chiudi gli occhi e ti svegli immerso in un nuovo giorno.
Chiudi gli occhi e non pensi a nulla.
Chiudi gli occhi e cerchi il corpo disteso accanto a te.

Adesso chiudo gli occhi e sento solo il mal di testa aumentare a vista
d'occhio impedendomi di dormire.
Controllo l'orologio e sono appena le 19 passate di una domenica
uguale a tutte le altre, trascorsa a pulire e riordinare il locale.
Allungo le gambe sul divano di pelle nera. Osservo questo posto, ormai
è diventato la mia casa.
Non ricordo l'ultima volta in cui ho dormito nel mio letto. Fa troppo male.
Ci torno il tempo indispensabile per fare una doccia, mangiare,
controllare la segreteria telefonica e poi scappo.
Scappo qua. Un posto totalmente mio. Solo mio. Niente ricordi. Niente
autodistruzione.

Eppure la mia mente vaga. Osservo la parete colma di scritte colorate
e individuato subito la mia calligrafia.
Ricordo a memoria la frase che ho scritto il giorno
dell'inaugurazione. Ero ubriaco e tutti se ne erano andati. Fissavo il
muro e odiavo Mario più del solito. Perché doveva esserci lui accanto
a me. Con me.
Scrissi il pensiero che mi rimbombava in testa da tutta la giornata e
mi addormentai stremato su questo stesso divano che ormai mi accoglie
ogni notte.
Freddo e asettico. A tratti scomodo. Vuoto. Senza un passato

Afferro il pacchetto di Malboro e mi sposto vicino ad una finestra. La
apro e l'aria calda di Agosto mi accarezza il volto. Non ho avuto il tempo neanche di prendermi una settimana di ferie, di viaggiare, di staccare la spina.
Dovevamo andare alle Maldive. Mario impazziva all'idea di poter trascorrere due settimane sdraiato a far niente.

<<Non so perché sono qui.>> mi volto di scatto. La sua voce è come un'eco dentro di me. Mario. Qui. Ancora una volta.

<<Ma che....che...>> tento di formulare una frase e lui mi zittisce, quasi infastidito.

<<Non so perché sono qui. Anzi, lo so. E lo sai anche tu. E non mi aspetto nulla da te, da me, da noi. Io mantengo le promesse Claudio, a differenza tua. Io la mia parola non la rinnego.>>

<<Ma che cosa...Mario...>> sospiro. Sbatto gli occhi velocemente, forse è la stanchezza. Lo sto solo sognando.

<<Che cosa non capisci?>>

<<Te.>>

<<Me?>>

<<Si. Perché sei qui? Perché mi parli? Perché?>> allargo le braccia in un gesto di esasperazione e lui rimane impassibile, il volto privo di qualsiasi espressione.
Che ne hai fatto del mio Mario?

<<Perché io mantengo le promesse, te l'ho detto.>>

<<Sei da solo?>>

<<Si.>>

<<Che cazzata hai inventato al tuo uomo?>>

<<Non ti riguarda.>>

<<L'hai chiamato per dirgli che sei arrivato?>>

<<Piantala, lui non c'entra.>>

<<Noi invece c'entriamo?>>

<<Purtroppo si.>>

Destinati a finire.Where stories live. Discover now