Thirty nine.

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-"Allora stiamo insieme." Disse e fece mettere il moro a cavalcioni sulle sue gambe. "Proviamoci." Aggiunse. "Stiamo insieme, litighiamo e facciamo pace, baciamoci e stringiamoci.
Prendiamo le cose belle e le cose brutte di questa cosa ma proviamoci." Continuò. "Stiamo insieme, Benjamin." Concluse.
Benjamin inclinò la testa da un lato e sorrise.
-"Stiamo insieme, Federico." Disse prima di far unire le loro labbra.
Benjamin era certo che quello sarebbe stato uno dei momenti più felici della sua vita, in quei momenti passati stretto tra le braccia del minore nulla poteva ferirlo, nulla poteva strappargli il sorriso perché c'era Federico a difenderlo.
Il moro aveva avuto delle relazioni prima di conoscere il più piccolo, tra cui una che per lui aveva significato moltissimo e ancora faticava a dimenticarla, ma con nessuno dei suoi ex si era sentito in quel modo, con nessuno sorrideva perché non poteva fare altro.
Federico era il suo punto felice, il suo posto sicuro in un mondo pieno di rischi, un posto dove poteva essere se stesso senza paura.
Le cose tra lui e Federico non erano semplici, lo sapeva bene e non voleva neanche negarlo, ma a lui andavano bene così, con i loro litigi e i loro momenti di dolcezza, non avrebbe cambiato nulla di Federico per niente al mondo.
Era il suo Federico.
Federico che voleva stare con lui.

Anche quella sera i due ragazzi finirono per passare la serata stretti l'uno all'altro, a parlare di quell'amore tanto grande che non riusciva ad essere rinchiuso. Federico si prese cura del moro, lo strinse sul suo petto e non poté fare a meno di ripetergli quanto si ritenesse fortunato ad averlo al suo fianco e a ringraziarlo per essere così paziente e amorevole con lui, anche se sapeva di non meritare così tante attenzioni. Al cuore non si comanda, gli aveva risposto Benjamin e il minore sapeva che quelle semplici parole significavano molto di più, significavano che Benjamin lo aveva scelto e non lo avrebbe lasciato andare senza lottare, perché Benjamin seguiva il suo cuore e il suo cuore voleva Federico.
Quella notte Benjamin si addormentò con il sorriso, un sorriso dedicato a Federico.

-"Benjamin ti stai sporcando ovunque!" Esclamò Federico, un cornetto al cioccolato stretto nella mano alzata a mezz'aria, mentre osservava il ragazzo davanti a lui che grondava di cioccolato ovunque.
Federico quella mattina aveva deciso di portare il maggiore a colazione fuori, entrambi erano liberi dal lavoro e lui voleva evitare di preparare la colazione, e lo aveva portato in un bar al centro di Boca che aveva aperto recentemente. Il biondo ignorava il nome del locale, nonostante glielo avessero ripetuto almeno tre volte da quando avevano messo piede lì dentro, sapeva però che era davvero un bel posto, i tavoli bianchi creavano un contrasto piacevole con le pareti nere, le posate in argento brillavano sui tovaglioli neri, la cassa era attaccata al bancone dei dolci ed era nera decorata con dei pois bianchi, Benjamin gli aveva detto che secondo lui il proprietario era una zebra, solo le zebre potevano essere così fissate con il bianco e con il nero e Federico, per quanto assurdo, non poté fare altro che concordare.
-"Benjamin vuoi mangiare decentemente?!" Esclamò Federico, attirando l'attenzione dei loro vicini di tavolo, degli studenti che speravano di fare colazione in tranquillità, e passò al moro un tovagliolo nero ma questo non lo accettò.
-"Vuoi smetterla di rimproverarmi?!" Quasi urlò il moro, con la bocca piena e il cioccolato che gli sporcava gli angoli della bocca e in parte la maglia verde acqua che indossava, quello era un giorno pessimo per rinunciare alle sue solite t-shirt nere.
-"Ma sei uno spettacolo inguardabile!"
-"Allora non mi guardare e lasciami mangiare!"
-"Benjamin tu non stai mangiando, stai diventando un cioccolatino vivente!" Replicò il più piccolo e si scostò i capelll i biondi dalla fronte, a differenza dell'altro lui era perfettamente pulito. "Se mangiassi te non ci sarebbe alcuna differenza dal mangiare questo cornetto." Aggiunse e indicò il suo cornetto al cioccolato, ancora stretto nella sua mano destra, che sembrava avere troppa paura delle grida di Federico per gocciolare e sporcare il ragazzo.
Benjamin subito ghignò malizioso, anche se era ben poco credibile con così tanta cioccolata sul viso, e si leccò le labbra sporche di cioccolato creando un disastro ancora peggiore.
-"Non mi dispiacerebbe se tu mi mangiassi." Disse e inclinò il capo da un lato. "Non mi dispiacerebbe per niente." Aggiunse e cercò di guardarlo in modo lussurioso ma tutto ciò che ottenne in risposta fu una risata divertita.
Il biondo non poté fare a meno di scoppiare a ridere mentre riponeva il suo cornetto nel piatto nero e prendeva dei tovaglioli del medesimo colore.
-"Lascia che ti pulisca, bimbo." Rispose il biondo marcando bene il soprannome affibbiato a maggiore.
Il biondo avvicinò la sua sedia a quella del ragazzo che gli stava di fronte e lo fece voltare verso di lui, per poterlo pulire meglio.
-"Almeno un bacetto me lo dai?" Gli chiese il più grande e sporse il labbro inferiore nel tentativo di intenerirlo.
-"E rischiare di sporcarmi?!" Chiese Federico quasi offeso. "Non ci penso neanche." Aggiunse ma il suo finto tono offeso venne tradito un tenero sorriso che gli si stampò sul volto.

Federico era ancora intento a pulire il maggiore da tutto quel cioccolato, mentre questo continuava a cercare di sporcarlo e a rubargli qualche bacio senza troppo successo, quando la porta del locale si aprì e un profumo di fiori entrò nel bar di recente apertura, per poi chiudersi subito dopo e lasciare dei nuovi arrivati solo il rumore dei passi e il sorriso raggiante che comparve poco dopo sul volto del maggiore.
-"Trevor!" Esclamò allegro il maggiore, facendo sobbalzare Federico davanti a lui.
Federico, dopo uno spavento iniziale, si voltò e sorrise anche lui all'amico che gli stava davanti, accompagnato da uno sconosciuto.
Trevor era stretto nel suo maglione leggero nero, il ragazzo era sempre stato abbastanza freddoloso e anche a maggio insisteva nell'indossare maglioni, e nel suo jeans chiaro, l'espressione imbarazzata stampata sul volto mentre si grattava nervosamente la nuca e alternava il suo sguardo tra i suoi due amici e il ragazzo, dai capelli neri e gli occhi verdi stretto in una t-shirt bianca semplice, che lo affiancava.
-"Ehi, ragazzi..." Borbottò Trevor e si sforzò di sorridere ma gli venne fuori una sorta di smorfia di dolore. "C- che bello vedervi  q- qui..." Balbettò. "Non mi a- aspettavo di incontrarvi."
-"Federico ha sentito parlare di questo posto e non è riuscito a trattenersi dal portarmi a fare colazione." Spiegò brevemente Benjamin e schioccò un sonoro bacio sulla guancia al minore, sporcandolo di cioccolato e suscitando in Federico un quasi urlo di disgusto. "¿Verdadero, mi amor?" Gli chiese divertito.
Il biondo gli lanciò un'occhiataccia e si strofinò il tovagliolo sulla guancia.
-"E mi pento di averlo fatto." Replicò il ragazzo facendo sghignazzare il maggiore. "Dov'è Madison?"
-"È all'università." Rispose Trevor.
-"Non avrei mai immaginato di vedere Federico Rossi pulire così amorevolmente il viso di suo marito." Commentò lo sconosciuto, rivelando la sua voce acuta ma piacevole.
Federico aggrottò la fronte.
-"Ci conosciamo?" Chiese al ragazzo e vide Trevor sobbalzare.
-"Ci siamo conosciuti in discoteca, Utopia, stavi parlando con me poco prima che Benjamin salisse sul palco, mi avevi detto che saresti tornato subito ma non sei più tornato." Spiegò il ragazzo dagli occhi verdi. "Mi chiamo Jon Lewis." Aggiunse.
Solo in quel momento il più piccolo sembrò ricordarsi dell'altro.
-"Sì, ora ricordo!" Esclamò. "Mi dispiace averti piantato in asso."
-"Tranquillo." Gli sorrise Jon. "Sono felice di essere stato piantato in asso per quello che poi è diventato tuo marito." Aggiunse.
Benjamin tirò il biondo verso di lui e lo strinse forte da dietro.
-"Io sono anche il suo bimbo, vero?" Chiese al minore e gli morse la guancia.
-"Il mio bimbo dispettoso." Puntualizzò Federico ma non poté fare a meno di sorridere.
Trevor sembrò sentirsi davvero a disagio in quella conversazione, non immaginava che Federico e Jon si conoscessero già e che stessero per andare a letto insieme.
-"Voi due invece come vi siete conosciuti?" Chiese il moro ai due ragazzi.
Jon aprì bocca per rispondere ma Trevor lo precedette.
-"In un negozio di abbigliamento." Si affrettò a dire Trevor. "Jon credeva fossi il commesso." Aggiunse e finse un sorriso.
-"Io credevo che Federico fosse un conducente di autobus." Replicò il maggiore.
-"Che cosa?" Chiese il più piccolo e aggrottò la fronte. "Perché lo credevi?"
-"Perché entri sempre in galleria." Rispose Benjamin sorridente, come se avesse appena detto la battuta più bella di quel mondo, e senza avere alcuna intenzione di lasciare il minore che gli colpì il braccio con un colpetto.
-"Idiota." Gli disse mentre si tratteneva dal ridere.
Jon sembrava essersi rabbuiato e iniziava a sentirsi di troppo tra di loro.
-"Io vado ad ordinare." Disse con tono freddo. "Mi ha fatto piacere parlare con voi, spero di rincontrarvi." Aggiunse e senza attendere risposta dai presenti si diresse verso la cassa.
-"Jon aspetta!" Esclamò Trevor e gli corse incontro.
-"Perché gli hai mentito?" Fu l'ultima cosa che Benjamin sentì pronunciare da Jon ma continuò a seguirli con lo sguardo e riuscì a vedere la mano di Trevor che cercava quella di Jon in un modo insolito.
C'era qualcosa di strano in quella situazione e Benjamin voleva sapere che cosa fosse.

Married? || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora