XV

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Appreciate the moment of a first kiss, it may be the last time you own your heart

[R. M. Drake]

La chiesa si stava riempiendo lentamente, mentre gli invitati prendevano il loro posto sulle panche. C'era un brusio confusionale, ma nell'aria si sentiva l'eccitazione e insieme l'ansia per questo matrimonio.

Frederick entrò in chiesa e raggiunse l'altare a grandi falcate, l'espressione seria e quasi imbronciata. Una volta raggiunto Harvey Ross, Bartley gli strinse la mano e finalmente sorrise: era davvero contento per il suo amico, e sapeva benissimo che Lorain era la donna perfetta per lui.

«Congratulazioni, Harvey!» gli disse Frederick.

«Ancora non mi sono sposato, Frederick» replicò Harvey, lasciandosi andare in un sospiro. «Ma non vedo l'ora. Spero prendiate posto accanto ai miei genitori, saranno felicissimi di rivedervi»

«Sarà un piacere per me» fece Frederick con un sorriso.

Ad un certo punto lo sguardo di Harvey si puntò su qualcuno alle spalle di Frederick, così lui si voltò per capire chi stesse guardando. Annette Walla stava entrando in chiesa con un'aria altezzosa, giudicando con gli occhi tutti gli invitati del matrimonio.

«Mr Ross» disse, con un sorriso falso, quando raggiunse i due uomini. «Sono così contenta di essere qui! Permettetemi di farvi le mie congratulazioni per il matrimonio che inizierà a breve. Sono riuscita a vedere la sposa, e devo ammettere che è veramente graziosa!»

«La ringrazio, Miss Walla» rispose prontamente Harvey, facendole un leggero inchino. «Avete per caso visto se con Lorain ci fosse anche mia sorella? I nostri genitori la stavano cercando»

«Sì, l'ho vista» disse Annette, prendendo Frederick sotto braccio. «Stava parlando con Miss Masini»

A sentire quel nome, Frederick si irrigidì. Non vedeva Samanta da quando lei, nel salotto di casa Thomas, gli aveva confessato i propri sentimenti.

In quel momento, mentre Annette lo trascinava verso la seconda panca posta alla sinistra dell'altare, Frederick voleva solo liberarsi della sua fidanzata e correre fuori, in cerca di Samanta. L'avrebbe presa in disparte e, a cuore aperto, le avrebbe detto che provava tutto quello che provava lei.

Poco prima che entrasse la sposa, Samanta entrò in chiesa e prese posto sulla prima panca alla destra dell'altare, riservando un posto a Mrs Thomas. Quando Bartley la vide, il fiato gli si mozzò in gola e i suoi occhi percorsero la sua figura da capo a piedi: era bellissima.

Anche lei notò Frederick, e fece infatti un passo nella sua direzione per salutarlo. Ma poi i suoi occhi si spostarono su Annette, che sedeva accanto a lui e gli cingeva un braccio; quindi Samanta si limitò ad un sorriso, un inchino e poi si mise a sedere.

«Voglio presentarvi Mr e Mrs Ross!» esclamò il parroco, arrivati alla fine della cerimonia.

Lorain aveva pianto lacrime di gioia, mentre pronunciava il suo sì, e così anche Mrs Thomas. Vedere la sua bambina, sposata all'uomo che amava e con un sorriso ampio dipinto in viso, era la cosa più bella che avesse mai visto. Non faceva che nominare il defunto marito, quasi le sedesse accanto, e a dire «Sono così felice per la nostra bambina!».

Sebbene ormai la chiesa fosse vuota, Samanta ancora sedeva sulla panca in legno. Guardava l'altare, dove Lorain si era appena sposata, e nel frattempo rifletteva. Dopo tutto quello che aveva vissuto, aveva capito che quello era il momento giusto per tornare a casa; ma come avrebbe fatto?

Da tempo, ormai, non vedeva più il pomello che l'aveva portata nel 1811. Una parte di sé temeva che non l'avrebbe mai visto.

«Mi piacerebbe sapere che cosa avete in mente» mormorò una voce alle sue spalle, facendola sussultare.

«L'arte della Legilimanzia, Mr Bartley. Quella aiuta» replicò Samanta, ritornando a guardare l'altare.

«Legili – che?» domandò Frederick, più confuso che mai.

Ecco, pensò Samanta, citi qualcosa del Mondo Magico e nessuno ti capisce. Ah, la dura vita di una Potterhead!

«Nulla» si affrettò a rispondere la giovane, facendo un gesto per allontanare la cosa. «E' soltanto una cosa che ho imparato leggendo determinati libri»

«Io sono un tipo a cui piace leggere, Miss Masini» fece Frederick, sedendosi accanto a lei. «Quindi perché non mi dite i titoli di questi libri?»

«Non usciranno prima della fine del 1990» mormorò Samanta, mordendosi subito dopo la lingua per ciò che le era appena scappato di bocca. «Voglio dire... Oh, lasciamo perdere»

Frederick si sentì un po' confuso. «Davvero non capisco»

«Perché siete qua, Mr Bartley?» gli domandò lei, cambiando argomento.

Ancora lei non voleva guardarlo negli occhi, infatti rimase a guardare l'altare. Ma ad un certo punto, mentre lui cercava di trovare le parole giuste, Frederick le prese una mano e intrecciò le loro dita. Samanta si girò immediatamente, portando i suoi occhi sulle loro mani unite.

«Scappiamo, Samanta. Io e te, insieme» sussurrò Frederick, incatenando i loro occhi.

Lei sorrise, ma non disse una parola. Invece si alzò, trascinando Frederick dietro ad una larga colonna sul lato destro della chiesa. La schiena di lei aderì alla pietra della colonna, poi Samanta si mise in punta di piedi e, delicatamente, posò le sue labbra su quelle di lui.

Bartley sgranò gli occhi, sorpreso da quel comportamento, ma subito dopo si lasciò andare. Samanta era la prima donna che baciava, la prima per cui provava sentimenti profondi e la prima che voleva nel suo futuro più di ogni altra cosa.

Il bacio rimase superficiale, ma comunque pieno di emozioni. Samanta assaporò le sue labbra, inspirò il suo profumo e fu sul punto di piangere. Era decisa a tornare a casa: quello era il suo modo per dire addio a Frederick Bartley.

«Dovremmo raggiungere gli altri» sussurrò Samanta, appoggiando la sua fronte a quella di Bartley.

«Non ancora» bisbigliò in risposta lui, rubandole un altro bacio.

«Frederick?! Siete qui?» domandò Annette, entrando nuovamente in chiesa.

Samanta e Frederick si scambiarono una veloce occhiata, prima che lui si ricomponesse e uscisse dal nascondiglio inventandosi una scusa. Samanta rimase nascosta, aspettando che i due uscissero dalla chiesa.

Quando non udì più nulla, la giovane si avviò verso l'uscita e aprì la porta di legno. Come il giorno in cui era arrivata nel 1811, Samanta cadde a terra, ma questa volta non c'era fango ad attutire la caduta.

«Samy? Pensavo andassi a lezione! Cosa fai lì per terra?» le chiese Irma, rimettendo un libro su uno scaffale per poi aiutare l'amica a rimettersi in piedi.

Samanta ci mise un po' a rispondere, perché si era accorta a poco a poco di dove si trovava. Era tornata in biblioteca, nel 2017, e addosso aveva i suoi jeans, la camicia azzurra e la canottiera bianca. Erano passati pochi minuti dalla sua partenza, ma lei non poteva crederci.

«Samy va tutto bene? Sei pallida, forse dovresti tornare a casa e saltare le lezioni di oggi» si affrettò a dire Irma, premendo delicatamente una mano sulla fronte di Samanta. «Chiamerò il lavoro e le dirò che non ti sei sentita bene, d'accordo?»

«Ma i–io ero nel–» balbettò Samanta, senza neanche concludere la frase.

Come sono tornata a casa? 

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Ed ecco la tempesta!

Buona notte a tutti!

Stay with me | CompletataOnde histórias criam vida. Descubra agora