III

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Hey Nana, do you remember the first time we met? I believe in things like fate. So I think it was fate

[Ai Yazawa]

Ora che era rimasta da sola nella stanza che Lorain le aveva mostrato, Samanta poteva stendersi sul letto e riflettere sulla giornata appena passata. Era tutto così strano, confuso e non riusciva a capire se quello che stava vivendo fosse un sogno o qualcosa di reale. Anzi, per lei era reale.

Una domestica entrò nella sua stanza e la trovò sdraiata sul letto, mentre fissava il soffitto con uno sguardo distante. Non fece domande, poiché non era nei suoi compiti curiosare e conoscere i pensieri degli ospiti dei padroni, ma si fece avanti e con un inchino la informò che era lì per aiutarla a prepararsi per la notte – il che comprendeva l'aiutare la giovane donna a svestirsi, scioglierle i capelli, aiutarla con la camicia da notte e poi, qualora i suoi compiti fossero giunti al termine, di uscire dalla stanza. Samanta si riprese completamente, tornò a quella che era diventata la sua realtà – provvisoria, sperava – e fece di no col capo.

«Grazie mille, ma non ne ho alcun bisogno» disse Samanta alla domestica, che fece un altro inchino e le adagiò la camicia da notte che teneva ben stesa fra le mani sul letto.

«Vuole, almeno, che le sciolga i capelli?» domandò la domestica.

Samanta si tastò il capo, era da ore che aveva la sensazione che qualcuno le stesse tirando i capelli. Annuì lentamente e si girò per farsi aiutare. Fu un sollievo tornare ad avere i capelli sciolti, liberi e, infatti, adesso la testa le faceva meno male. Ringraziò la domestica che le chiese il permesso di raggiungere Miss Thomas – essendo lei la cameriera personale di Lorain, era stata mandata da Samanta e poi, l'indomani, avrebbero cercato un'altra persona per l'ospite.

«Posso chiedervi un'ultima cosa, prima di andare?» domandò Samanta.

La domestica, che era già con la mano sul pomello della porta in legno, si girò e con un sorriso rispose di sì. Samanta balbettò un po' prima di chiedere ciò che doveva: Lorain era l'unica che sapeva chi fosse davvero, di come fosse arrivata in quel luogo e da che anno arrivasse; nel 2017, ad esempio, c'erano gli spazzolini e il dentifricio per lavarti i denti, ma nel 1811 Samanta non sapeva come muoversi. Non su cose che potevano sembrare basilari alle persone dell'epoca, ma che erano addirittura sconosciute a lei – che veniva dal futuro.

«Può chiamare Miss Thomas? Devo dirle una cosa importante» disse infine, decidendo che era il caso di porre una delle tante domande che la tormentavano alla sua nuova amica.

Lorain fu chiamata, si precipitò in camera di Samanta ancora col vestito che aveva indossato per cena. Quindi lei e Samanta furono lasciate sole e, quando la domestica si fu chiusa la porta alle spalle, Lorain chiese se fosse tutto a posto.

«Va tutto benissimo, credo» disse Samanta, iniziando con entusiasmo e finendo con l'abbassare il tono di voce.

«Voglio dire, io amo questa epoca. Studio autori nati e cresciuti in questi anni, ma nessuno parla mai di cose come l'igiene. Lorain, il punto è che io ho bisogno di lavarmi i denti e non ho idea di cosa usiate!»

Lorain trattenne una risata. Era esilarante, per lei, vedere la ragazza venuta dal futuro che andava nel panico per cose così sciocche. Le indicò quindi la toletta e le fece notare dei rametti lunghi all'incirca dieci centimetri. Samanta li guardò per un secondo, tornò a fissare Lorain e poi riposò lo sguardo sui bastoncini.

«Che ci dovrei fare con quelli? Non avete spazzolini e dentifricio?» domandò allora Samanta, facendo andare in confusione la sua nuova amica.

«Dentifricio? Che bizzarra parola!» esclamò Lorain, alzandosi per andarle a prendere uno dei bastoncini che le

Stay with me | CompletataOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz