CAPITOLO I - L'UOMO CHE HA VISTO L'INFERNO

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Era notte fonda quando un urlo terribile e spaventoso si diffuse tra le mura dell'ospedale, e gli altri pazienti rimasero terribilmente terrorizzati, tanto che credettero che qualcuno stesse venendo massacrato orribilmente. Il personale dell'ospedale sentì l'urlo e intervenne prontamente, cercando di capire da dove provenisse. L'urlo veniva dalla camera 166, la camera di Chad Hoffman. Quando gli infermieri aprirono la porta la visione che si parò davanti ai loro occhi fu spettrale: alla luce soffusa delle lampade, Chad era in preda ad una crisi di terrore e alle convulsioni muovendo freneticamente le braccia e le gambe, come se stesse tentando di fuggire da qualcosa o da qualcuno. Chad non si era reso conto che a causa di queste convulsioni le sue condizioni fisiche si erano notevolmente aggravate: i muscoli si erano ulteriormente lacerati e le ferite si aprirono in una maniera incredibile. Nonostante questo, però, Chad continuò ad agitarsi convulsamente. La visione che aveva avuto lo aveva sconvolto e traumatizzato. Vide uno degli infermieri venirgli incontro, chiedendogli cosa stesse succedendo. A Chad non importava che le sue condizioni fisiche si fossero aggravate, gli importava solo ciò che aveva visto. Disse agli infermieri di aver visto l'Inferno. Quelle parole paralizzarono gli infermieri in una maniera incredibile, terrorizzati dai deliri del ragazzo. L'unica cosa che poterono fare fu somministrargli qualche tranquillante, ma non sembrò sortire alcun effetto. Chad continuava a dire ripetutamente che quell'essere lo stava venendo a prendere e che le urla di terrore dei dannati gli stavano lacerando i timpani. Uno degli infermieri disse che queste "visioni" potevano essere causate da dei danni celebrali causati dall'incidente e informò uno dei medici per proporre delle cure psichiatriche. Chad, in risposta, rifiutò tali cure, dicendo che aveva visto tutto e raccontò per filo e per segno la descrizione dell'Inferno. Essa fu talmente dettagliata che gli infermieri la ascoltarono a fatica, terrorizzati com'erano dalle parole cariche di terrore e paura di Chad. Il travaglio di Chad continuò per tutta la notte: alcuni infermieri, presi dal coraggio, gli rimasero accanto, cercando come potevano di aiutarlo a sentirsi un po' meglio ma fu tutto inutile. Chad passò tutta la notte con gli occhi spalancati per il terrore, continuando a dimenarsi e a ripetere che quella creatura lo stava venendo a prendere, i demoni erano vicinissimi a lui. Gli infermieri, d'altro canto, poterono solo stargli accanto e consolarlo come potevano, sebbene Chad nel dimenarsi continuava ad aggravare ulteriormente le sue condizioni di salute. Non si sarebbe ripreso prima di diverso tempo, visti i danni fisici che si stava procurando. Non erano tanto i deliri di Chad a preoccupare gli infermieri, quanto per ciò che diceva: le sue continue affermazioni sui demoni e sull'Inferno erano tanto agghiaccianti quanto terribilmente realistiche e avrebbero certamente avuto problemi a prendere sonno nei giorni a venire. La notte avanzava e le condizioni di Chad non miglioravano. Finalmente arrivò la mattina e le luci sembrarono rischiarare le tenebre che si erano accumulate maggiormente in quella stanza di ospedale. L'odore di sostanze chimiche e farmaci s'insinuò nelle narici di Chad quando questi riprese un po' coscienza: aveva vissuto un vero e proprio incubo ad occhi aperti e il terrore era stampato nella sua faccia ricoperta di bende. Nessuno, nemmeno lo stesso Chad, avrebbe mai immaginato che l'orrore era solo all'inizio.

Qualche mese dopo Chad fu finalmente dimesso dall'ospedale; le ferite si erano completamente rimarginate e il recupero fisico del ragazzo fu pressoché perfetto, tanto che Chad fu dimesso quasi subito dai medici. A detta loro, però, era stato dimesso anche perché non potevano continuare a far passare notti insonni ai loro infermieri. Era una cosa comune per loro passare la notte svegli per lavoro, tuttavia non si poteva dire lo stesso per il terrore che Chad aveva infuso nelle loro menti per i suoi deliri. Quando Chad mise, per la prima volta dopo mesi, un piede fuori dall'ospedale si sentì libero come l'aria e decise che sarebbe corso immediatamente a casa, dove viveva da solo. Salì sul primo autobus disponibile e si sedette su uno dei sedili posteriori del mezzo. Di fronte a lui c'era una donna anziana che aveva all'incirca una sessantina d'anni: aveva un volto sorridente e bonario. Chad si rallegrò nel vederla...ma poco dopo la sua allegria si trasformò in orrore. Gli occhi dell'anziana erano vuoti e neri, come se fossero due cavità buie, e il volto era putrido e in decomposizione: Chad vide i vermi uscire dalla pelle della donna e la sua espressione era contorta in un orribile ghigno senza denti, con la pelle che le cadeva a pezzi dalla faccia. Preso dal panico, Chad abbandonò il pullman alla prima fermata disponibile e fuggì per strada, correndo come un matto, come se cercasse di fuggire dall'orrore che lo perseguitava da mesi, da quel maledetto incidente. Attraversò le strade senza una meta precisa, mentre il cielo si fece più scuro e una pioggia improvvisa cominciò a cadere incessantemente, bagnando dalla testa ai piedi Chad nella sua corsa senza meta. Il ragazzo si riparò in una cabina telefonica malridotta dai vandali e si mise ad osservare la pioggia che scrosciava incessante, accompagnato dal battito irrefrenabile del suo cuore. Vide di fronte a sé un manifesto di una compagnia telefonica: c'era una donna che rideva su di esso, la cornetta del telefono in una mano. Ma poco dopo il viso della donna cominciò a restringersi, come se fosse sotto l'effetto di un acido corrosivo, e i suoi capelli sbiadirono fino a diventare dei fili incolori. Chad notò con orrore la scritta pubblicitaria "CONNESSIONE ILLIMITATA" trasformarsi in "AGONIA ILLIMITATA" prima e "ORRORE SENZA FINE". Chad non ci pensò due volte e, con uno scatto fulmineo, spalancò le porte della cabina telefonica e fuggì via nonostante la pioggia incessante. All'improvvisò sentì un dolore al petto molto forte, come una bruciatura. Era come se un grosso ferro da stiro rovente si fosse poggiato sul suo petto. Chad aprì la camicia e lasciò che la pioggia gli bagnasse il petto rovente ma fu tutto inutile; esso continuò a bruciare inspiegabilmente. Chad continuò a correre nonostante il dolore al petto e, finalmente, raggiunse la porta di casa. Prese le chiavi e dopo aver trafficato un po' con la serratura riuscì ad entrare nel suo appartamento. Lo stato della camera era indescrivibile, come Chad era solito fare: il disordine regnava sovrano e non c'era una singola cosa in ordine. Il ragazzo si accasciò sul divano, il petto sempre rovente, e cerco un modo per dormire. Aveva passato l'ennesima giornata orrenda e voleva solo che quell'incubo finisse. Perché aveva visto il viso dell'anziana andare in decomposizione? Perché la donna sul manifesto si era corrosa? Perché erano apparse quelle scritte orribili? Perché il petto gli bruciava? Chad era terribilmente confuso ma questa confusione si trasformò in orrore con l'arrivo della notte. Era l'una quando Chad cominciò a vedere cose orribili dinanzi ai suoi occhi: le ombre della sua camera, createsi dalla luce della Luna che proveniva dalla finestra, formavano delle sagome umanoidi filiformi e fameliche, dalle dita lunghe, che sembravano muoversi nella sua stanza. Chad poteva sentire le loro voci demoniache chiamarlo per nome, invitandolo a seguirlo e ad andare da loro. Tutto questo era accompagnato dal solito dolore lancinante al petto che non accennava a diminuire. Le voci continuarono a ripetersi come una cantilena nella sua testa, accompagnate dal bruciore terribile al petto, e Chad non potè far altro che spogliarsi finché non fu completamente nudo. Aprì il frigorifero e iniziò a spargersi il petto con dei cubetti di ghiaccio presi dal congelatore, come se potessero alleviare il suo dolore. In seguito, non sapendo che altre soluzioni prendere, accese lo stereo e alzò la musica al massimo, al fine di scacciare quelle voci terribili. Per tutta la notte andò così, con queste soluzioni che sembrarono sortire un effetto curativo nei confronti di Chad.

Qualche settimana dopo l'amministratore dello stabile dove viveva Chad venne chiamato dai residenti. Essi si lamentavano della musica assordante che proveniva dall'appartamento di Chad. L'amministratore non potè far altro che aprire la porta dell'appartamento con le chiavi di riserva e, quando ciò accadde, notò con disappunto lo stato di confusione in cui si trovava la stanza. Quando giunse nel salotto, però, il disappunto si tramutò in una sensazione insolita: l'amministratore vide Chad disteso per terra, nudo, apparentemente svenuto, mentre stringeva tra le braccia quella che sembrava essere una sacca contenente del ghiaccio. Avvicinandosi meglio l'amministratore si accorse che Chad era sveglio e semicosciente, gli occhi spalancati e il viso contratto in una smorfia di terrore. L'amministratore non osò avvicinarsi all'uomo ma fu abbastanza coraggioso da chiedergli cosa fosse successo. Chad affermò che stava stringendo del ghiaccio per contrastare il dolore al petto, teneva la musica al massimo per allontanare le voci e che i demoni non la finivano di perseguitarlo. Quando l'amministratore gli chiese come stesse Chad affermò che si sentiva bruciare e che l'Inferno lo attendeva. A detta dei vicini, a cui l'amministratore si rivolse, Chad era un completo deviato mentale. In quelle settimane era uscito di casa solo per comprare il ghiaccio, a quanto pare così vitale per lui. Un signore anziano, dirimpettaio di Chad, consigliò vivamente all'amministratore di chiamare il manicomio locale e di cacciare fuori quel deviato dall'appartamento. L'amministratore, seppur riluttante, non ebbe molta scelta, spinto com'era dai vicini con veemenza. Dopo qualche ora arrivarono i paramedici che presero Chad, il quale non oppose resistenza a tutto ciò, e lo portarono via con loro. Chad venne internato in un ospedale psichiatrico non molto distante da dove viveva. I paramedici lo misero con cura nella sua stanza e, quando le porte si chiusero, Chad ripensò a quanto era successo. Si disse che era tutta colpa sua e che non avrebbe mai voluto che le cose finissero così. Ma che colpa poteva averne, ripensandoci, se lui vedeva quelle cose? E di certo non era pazzo, lo erano quegli imbecilli dei suoi vicini. Ripensò alla sua famiglia, ai suoi due migliori amici, alla ragazza che non aveva mai avuto...finché la porta della sua camera non si aprì nuovamente. Uno dei medici si sedette accanto a lui e lo guardò con uno strano sorriso sul volto. Chad iniziò a preoccuparsi. Chiese al medico cosa stesse succedendo e questi, per tutta risposta, rise. Gli disse che tutto ciò che aveva visto non erano visioni causate da danni cerebrali, come i medici avevano supposto. Non erano manifestazioni involontarie della sua coscienza come Chad aveva pensato. L'Inferno era reale. L'Inferno era la sua stupida vita, erano le sue stupide idee ad averlo reso così. Chad era completamente pazzo e questa pazzia lo aveva portato a segnare definitivamente la sua vita. Il medico rise con una voce profonda e spettrale e gli occhi gli divennero rossi, come infuocati, e la sua pelle cominciò ad inscurirsi, mentre dalla sua schiena fuoriuscivano delle ali dal pipistrello, il tutto sotto lo sguardo attonito di Chad. Le pareti della stanza cominciarono a trasudare lava e Chad si sentì avvolgere da forti vampate di calore quando le zampe uncinate dell'essere lo presero per le spalle, lacerandogli la maglietta e la carne, trascinandolo lentamente indietro. L'essere gli disse che la sua pazzia lo aveva portato ad attirare la sua attenzione, a condurlo inevitabilmente da lui, ad ultimare sempre più il suo piano malato. Chad provò ad urlare ma nessuno lo sentì. Lo la sua testa poteva udire le sue urla disperate e piene di orrore. Solo la sua coscienza poteva vedere che tutto il male che vedeva con i suoi occhi lo aveva creato lui. Quando aveva deciso di schiantarsi contro quella macchina.

Sfumature della Ragione - I Racconti del TerroreWhere stories live. Discover now