P.O.V Bruce Wayne

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Ero nel parco gigantesco della mia scuola affacciato alla fontana dove una volta dei bulli mi ci buttarono, stavo pensando, ma non a loro, pensavo ad altro, pensavo perché era l'unica cosa che sapevo fare meglio, non dire nulla a nessuno, non far del male a nessuno ma farlo solo a se stessi, forse, forse è questo ciò che provano tutti i criminali, i criminali provano l'essere se stessi e sentire che questa sensazione, questa rabbia, questa frustrazione, questa nausea improvviso che ti strozza piano piano ti uccide, cosa succedeva a un pilastro se cadeva contro una roccia? Probabilmente si rompe all'impatto perdendo così i suoi pezzi per la strada, sparsi, in molti gridi di dolore di ogni persona che deludi e che deluderai, ogni lacrima che hai gettato prima di avere una corazza completamente di cemento armato che allo stesso tempo può essere anche solo fragile argilla, perché nessuno può raccogliere pezzo per pezzo? Perché nessuno può urlare con me in una luna che forse c'è stata anche fin troppo nella vita che ho visto, forse ho creduto di più a ciò che mi diceva la notte che a ciò che mi diceva il giorno...

ragazzo:< hey Wayne! Stai attento a dove sbatti! >

< scusa >

risposi secco, non pensavo nemmeno di star camminando, forse avevo anche assistito alle lezioni e nemmeno me n'ero accorto, anche perché era già ora di tornare a casa, già casa, quell'enorme villa vuota, sinceramente odiavo la mia vita ma ci tenevo anche troppo per perderla, ansi, sapevo già che tanto era fottuta

Alfred:< signorino Bruce, oggi è più pensieroso del solito, problemi scolastici? >

< no Alfred, non sono affari che la possano riguardare >

risposi sospirando per forse la centesima volta di quel giorno, oggi non era proprio la giornata più ideale per me, ma di certo avrei perfettamente nascosto ogni mi incertezza e ogni mio dolore

Alfred:< arrivati signorino Bruce >

< grazie Alfred >

diedi la cartella pesa al maggiordomo e m'incamminai nel lungo vialetto pieno di sassolini bianchi, neri e grigi che presto o tardi mi avrebbero condotto nella mia dimora, ma, ci fu un'interruzione, un ragazzo che stava accovacciato sul prato a guardare delle piccole margherite selvatiche sbucate sotto ai cespugli, lui era quella luce, quel baccano non troppo fastidioso che stava riempendo un grande vuoto lui era...

Clark:< Hey Bruce! Dai vieni a vedere! Ci sono le coccinelle! >

< Clark, quanto sarai infantile per delle coccinelle >

risi leggermente avvicinandomi al coinquilino che stava sorridendo come uno scrittore quando il suo libro viene pubblicato

Clark:< sono carinissime >

< sai, dicono che se le fai volare si avvera un desiderio >

non avrei mai detto una cosa così stupida e soprattutto così irreale ma quel ragazzo mi contagiava 

Clark:< allora lo faccio subito! Solo... se lo farai anche tu, insieme! >

< guarda cosa mi tocca fare, va bene, ma solo una volta >

Clark:< yup, promesso >

si prese una coccinella per uno, si chiuse gli occhi e anche se era inutile espressi il desiderio di ritrovare una luce in un giorno qualsiasi, ma mai si sarebbe avverato, gli aprii lentamente insieme al ragazzo e quei piccoli insetti spiccarono il volo incrociando le strade

< che cosa stupida >

dissi ridendo fra me e me 

Clark:< non è stupido, è bellissimo >

Gotham  with Clark KentWhere stories live. Discover now