.Capitolo 34

26 2 2
                                    

Ethan's Pov.

Il cuore batte all'impazzata, i miei occhi sono fissi nei suoi che mi guardano stralunati, mentre il vento porta via con sé ciò che ho appena detto. L'ho ammesso a lei e a me stesso. E' inutile continuare a negare l'evidenza; mi sono fottutamente innamorato della bellissima ragazza che ho di fronte. I minuti di silenzio scorrono, la sua espressione impietrita fa nascere in me la paura. La paura di non essere abbastanza.

"Di' qualcosa" dico in preda all'ansia. Questo mutismo mi sta mandando fuori di testa.

Lei fa no con la testa. Faccio un passo verso di lei, ma lei ne fa uno indietro.

"Non indietreggiare, per favore" la supplico.

La vedo portarsi una mano allo stomaco e, ancor prima di capire cosa stesse succedendo, lei è china sul pavimento a riversare tutte le schifezze che ha bevuto, mischiate ai miei sentimenti. Fantastico! Questo è stato l'effetto delle mie parole? Mi precipito da lei e le sorreggo la testa, scostandole i capelli dietro le schiena e tenendoli stretti in un pugno.

"Va' via, non guardarmi" sussurra, pulendosi gli angoli della bocca con il dorso della mano.

"Non vado da nessuna parte, Madison. Adesso ci penso io a te" sentenzio, non ammettendo repliche.

Lei sospira rassegnata e poco dopo cade addormentata tra le mie braccia.

Perché si è ridotta in questo stato? Qual è stato il motivo per cui ha bevuto così tanto, fino a star male? La sollevo da terra, portandola tra le mie braccia, mentre mi avvio tra le buie strade disabitate di New York per riportarla a casa. Sono terrorizzato dall'idea che lei non ricambi ciò che provo io e non so se sia peggio che domani non ricordasse nulla o mi guardasse con occhi diversi, indifferenti. Ma chi voglio prendere in giro? Chi potrebbe mai amarmi? Se nemmeno la persona che mi ha messo al mondo provava amore verso suo figlio, come posso sperare che lo farebbe qualcun altro? Mio padre è stato in grado di rovinarmi la vita; invece di proteggermi, mi ha distrutto. Per anni sono stato assopito dalla rabbia e dall'odio, ma adesso, guardando Madison tra le mie braccia, riesco a sentire solo una grande pace interiore, in guerra contro i miei demoni, nel tentativo di annientarli. E' appoggiata al mio petto, i suoi occhi curiosi sono chiusi, i lunghi capelli volano spostati dal vento e mi solleticano il viso. La sua bocca è schiusa e mi perdo nell'ammirare la perfezione di quelle labbra color fragola che ho avuto già il piacere di assaporare. Il suo corpo minuto è stretto contro il mio che lo accoglie, pronto a proteggerlo e venerarlo.

Cosa mi hai fatto? Mi hai stregato. Penso guardandola.

Ero uscito da casa mia per fare una passeggiata, dato che non riuscivo a dormire, e, non appena l'ho vista su quel muretto, per poco il mio cuore non ha fatto i salti di gioia. Poi ha aperto gli occhi; due iridi marroni circondati dal rosso. I suoi occhi erano iniettati di sangue e da lì avevo capito che qualcosa non andasse. Non mi riferisco soltanto al fatto che chissà quanto alcool abbia ingerito, ma a qualcosa di più. I suoi occhi hanno versato lacrime, ne sono certo e io ho intenzione di scoprirne la causa. La sento muoversi tra le mie braccia e io arresto la camminata. Apre gli occhi, stanchi più che mai, e si guarda intorno. Soltanto quando incontra i miei occhi sussulta.

"Dove siamo?" chiede con voce rauca. Ha un pessimo aspetto e odio vederla in questo stato. E' sempre bellissima, ma, al posto di quel sorrisone da bambina, ci sono due occhi tristi.

Alzo il capo; ero così assorto dai miei pensieri e da lei che non ho fatto caso a dove stessi andando. Sorrido quando i miei occhi inquadrano il paesaggio.

"Al mare. Ti stavo riportando a casa." le sorrido.

"Non voglio andare a casa. Mettimi giù" cerca di scendere, ma la tengo ben salda.

Ricominciare a sognare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora