.Capitolo 29

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Madison's Pov.

"Mi sei mancata tanto" mi disse Ethan dopo aver sciolto l'abbraccio.

Lo ha sussurrato come se fosse un segreto da nascondere agli altri. Un segreto da proteggere. La sua voce rauca e calda ha dolcemente cullato il mio cuore, vittima di un battito frenetico. Ha incastrato il suo sguardo nel mio, guardandomi profondamente negli occhi nel modo in cui solo lui sa fare. Uno sguardo penetrante, capace di vedere cosa si nasconde dietro i miei occhi. I suoi occhi brillavano come due stelle, strappate bruscamente dal cielo. Mi ha sorriso. Un sorriso sincero, capace di riscaldare il mio cuore e sciogliere le mie paure. Mi ha accarezzato una guancia e il suo tocco delicato mi ha procurato mille brividi.

Mi ha invitata ad uscire, venerdì.

"È un appuntamento?" chiesi con il cuore a mille.

"Dipende" rispose vago.

"Da cosa?" domandai non capendo.

"Se tu vuoi che sia un appuntamento allora lo sarà" disse sorridendomi. Un sorriso divertito, giocoso. Più un ghigno che un sorriso, ma comunque bellissimo. Si è avvicinato a me poggiando le sue labbra sulla mia fronte, premendovi per lasciarvi un bacio umido.

"Ci vediamo domani" mi disse e poi se ne andò.

Lo vidi girarsi di spalle e allontanarsi, camminando a testa alta e facendo vibrare i suoi magnifici boccoli. Sono rimasta un bel po' fuori dal portone d'ingresso con mille pensieri tra la testa, prima che lo squillo del mio cellulare mi facesse accorgere di essere stata lì impalata come un'idiota per un bel quarto d'ora. E adesso mi ritrovo a girarmi e rigirarmi nel letto alla ricerca di una via di fuga dai miei pensieri che non mi danno un attimo di tregua. Come può un ragazzo causarmi tutto ciò? Un momento prima lo evito un momento dopo, quando mi sorride, dimentico il motivo per cui ero arrabbiata. Un mix di sensazioni che mi fanno venire i capogiri. E ciò mi manda in bestia perché non so tenere a bada le miriadi di emozioni che si scatenano in me quando siamo insieme. Non ho mai provato una confusione simile, per un ragazzo poi. Mi chiedo cosa mi stia succedendo. Cos'è questa cosa che sento al centro dello stomaco che mi obbliga a stargli vicina? Non riesco a chiudere occhio e sembra che i pensieri non vogliano darmi pace, perciò mi alzo dal letto sbuffando sonoramente. Prendo una coperta poggiandomela sulle spalle ed esco fuori per prendere una boccata d'aria. Mi sembra di soffocare. L'aria fredda della notte mi arriva in pieno volto come uno schiaffo, ma poco mi importa. Ho bisogno di far raffreddare il mio cervello almeno per un po'.

Matthias sta ancora dormendo. Posso sentirlo russare anche da fuori il balcone. Tra due giorni riparte per l'Inghilterra ed è come se l'avessi trascurato in questi giorni. Lui è venuto fin qua per me mentre io ero troppo occupata con i miei problemi. Che stupida che sono. Sento un senso d'angoscia salirmi fin sopra il petto e la causa di tutto ciò è il mio comportamento da egoista. Ricordo, quando eravamo più piccoli, il modo in cui il nostro legame si era creato, rafforzandosi giorno dopo giorno. Tutto iniziò da un semplice ciao e un sorriso, poi le chiaccherate, imparare a conoscersi meglio, i problemi affrontati insieme, fino ad arrivare ad oggi. Tutte le volte che crollavo lui era lì, pronto per sorreggermi e farmi rialzare. Mi consolava, mi capiva, mi ascoltava. Semplicemente c'era. C'è sempre stato e c'è tutt'ora e me lo ha dimostrato in questo ultimo periodo prendendo una pausa dall'università e volando dalla sua migliore amica, senza preoccuparsi dell'oceano che ci separa. Involontariamente la mia mente ripercorre alcuni episodi di quando io e lui passavamo del tempo insieme.

Era estate e il sole splendeva alto nel cielo al contrario del mio cuore, oppresso da nuvoloni neri. La morte di mio padre continuava a tormentarmi ed io mi ero chiusa per l'ennesima volta in me stessa, nel mio dolore escludendo tutti, persino Matthias.

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