Capitolo 11 (parte 1)

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FILO ROSSO

Casa di Ambra

Confederazione europea, anno 2027

Ambra rientrò in casa a notte fonda.
Dalla sera di Halloween qualcosa aveva cambiato la sua esistenza: non riusciva più a frequentare i suoi amici, non riusciva più ad essere tranquilla quando andava in giro da sola. Era la seconda volta che Libeth salvava lei e un suo amico da una situazione disperata. Quella sera con Stephen era stato semplicemente orribile: un uomo era stato ucciso dalla donna a cui doveva la vita. Un uomo era morto e, se non fosse stato per il suo migliore amico, a quell'ora, avrebbe avuto da confrontarsi con incubi ben peggiori di quelli che fino a quel momento aveva avuto.
Non si era sentita in grado di abbandonare la macchina della Viaggiatrice nemmeno dopo che l'avevano riaccompagnata a casa. I dieci metri bui che la separavano dalla soglia le erano sembrati spaventosamente eterni e la donna aveva dovuto scortarla fino alla porta. L'ultima raccomandazione di Libeth, prima di allontanarsi e tornare all'auto, era stata la stessa che sia Stephen sia il signor Travis le avevano fatto: cercare di dimenticare.
Come se fosse facile... Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riuscirci. Purtroppo però, non era in grado di cancellare dalla memoria gli avvenimenti cruenti di quella notte e sapeva che ci avrebbe pensato e ripensato ancora a lungo.

Entrò in casa con la testa pesante e occupata da pensieri poco allegri. Aveva tanta voglia di andare a dormire ma ovviamente ci sarebbero stati i suoi genitori da affrontare. Infatti, tutti e due erano ancora svegli, e avrebbe potuto giurarci, non erano di buon umore. Come ogni buon genitore erano preoccupati, sui loro visi pallidi risaltavano profonde occhiaie.
Sandra sospirava aggrovigliando un fazzoletto, suo padre camminava avanti e indietro e intorno al tavolo della cucina. In quella stagione i particolare, aspettavano sempre svegli che Andrea e Stephen l'accompagnassero a casa.

Chiuse la porta d'ingresso cercando di non fare rumore, ma i cardini scricchiolanti attirarono l'attenzione di due paia di occhi che passarono dall'essere leggermente socchiusi all'essere sgranati. La luce dell'ingresso la accecò per una buona manciata di secondi e appena cominciò a vedere di nuovo, la prima cosa che la investì fu l'abbraccio angosciato di sua madre; la seconda invece, furono le parole fredde di suo padre, che più preoccupato di sua moglie, si sfogava meglio a voce che a lacrime.

- Dove sei stata Ambra? Avresti dovuto essere a casa due ore fa!- le chiese.

- Avresti come minimo dovuto avvisarci! Siamo stati in ansia per tutta la sera. Abbiamo provato a chiamare Andrea e Stephen, ma nessuno dei due era raggiungibile. Sai che non possiamo permetterci più di tre telefonate al giorno. Che cosa ti è saltato in mente?- continuò suo padre, rosso in viso e con gli occhialetti del nonno che gli saltavano sul naso.

-Dove sei stata? - richiese Sandra asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.
Ambra si sentì soffocare da quegli sguardi e quei rimproveri tanto che si sentì mancare. Avrebbe voluto urlare, invece prese un respiro profondo e rispose con la verità.

- Un uomo ci ha aggredito lungo la strada- disse con un filo di voce. I due adulti si immobilizzarono ammutoliti. Quello che più temevano si era avverato. Erano ben consapevoli dei rischi dell'inverno, poiché anche loro negli anni avevano avuto le loro brutte esperienze. Ma ora si trattava di Ambra. Soffermandosi sull'aspetto della figlia si resero finalmente conto di quanto fosse scossa.

- Se sono viva, è solo grazie ad una donna che, quell'uomo, l'ha fatto fuori... - disse con il labbro tremante e infine scoppiando in lacrime, - Ho visto... ho visto...- si interruppe per singhiozzare. I suoi genitori per un momento, raggelati, non seppero come comportarsi di fronte alla sua reazione. Sandra fu la prima a sbloccarsi.

Historiae: HodieWhere stories live. Discover now