Capitolo 2 (parte 1)

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IL TRIO

Pigneridel

Confederazione Europea, anno 2027

Ambra sbadigliò colpendo la vecchia sveglia con forza e si trascinò fuori dalle coperte. Il pavimento gelido le mandò brividi lungo la schiena e le strappò un sussulto. Uscì dalla camera che condivideva con la sorella, prese il mucchio di vestiti che si era preparata la sera prima, il piccolo diario, rimasto abbandonato sulla scrivania e scese in cucina.

Sbadigliando afferrò il cesto della legna e uscì per andare a riempirlo. Si dedicò alla piccola stufa per i successivi dieci minuti e si mise a scaldare il latte per la colazione, apprezzando il tepore delle fiamme.

Dopo colazione corse in bagno. Si lavò i denti e facendo boccacce allo specchio cercò di domare i suoi capelli mossi e arruffati. Di un caldo castano, erano un cespuglio indomabile che doveva sempre tenere legato in una coda. Si fissò negli occhi, azzurri e bordati di nero, notando poi con dispiacere le ombre scure delle occhiaie che spiccavano sul suo viso lentigginoso.

Sospirò rinunciando ad ogni speranza di apparire quantomeno ordinata e si avviò per uscire. Sandra, sua madre, comparve poco dopo sulla soglia del bagno con una faccia tutt'altro che rassicurante. Un'orsa appena svegliata dal suo letargo avrebbe avuto un'espressione più cordiale.

- Buongiorno mamma...- la salutò Ambra. Sandra la fulminò con lo sguardo stringendosi nella vestaglia e Ambra sorrise bonariamente alzando gli occhi al cielo. Uscì dal bagno e le diede un bacio di saluto.

- Ci vediamo oggi - le disse.

La donna incrociò le braccia e strizzando gli occhi forzò un sorriso di saluto.

- Sì, tesoro, buona giornata -.

Ambra volò giù dalle scale e presa la cartella, uscì di casa. L'aria fresca la colpì in faccia e la fece rabbrividire.

Adorava la mattina con la sua aria frizzante, soprattutto ora che l'estate stava finendo.

Uscì dal cancello e corse attraverso il sentiero che portava fuori dalla borgata. Si fermò un secondo dove gli alberi lasciavano libera la vista sulla valle e la osservò, ancora immersa nella penombra.

La vista del fiume che correva placido tra i paesini diroccati e invasi dal bosco che costellavano il fondovalle l'affascinava e la intristiva sempre perché era il segno tangibile di ciò che era avvenuto negli anni passati. La grande crisi aveva trasformato radicalmente la realtà in cui era cresciuta.

Cercando di non richiamare la memoria di quei periodi, ancora fresca come una ferita appena inferta, scese lungo la strada asfaltata seguendo il cordolo del marciapiede, distratta dallo sforzo di mantenere l'equilibrio.

In giro non c'era ancora nessuno e in effetti non erano molti i ragazzi della sua età che abitavano ancora così lontani dalle metropoli centrali e dalla Capitale. Ma il centro del paese cominciava ad essere animato dai primi movimenti: i primi anziani andavano a comprare il pane, le persiane della merceria si aprivano, il proprietario del negozio di alimentari metteva fuori dall'ingresso il cartellone con le nuove offerte, nella speranza di attirare qualche cliente in più. Erano tutte azioni che avvenivano quotidianamente, osservate dal suo passaggio mentre andava a prendere l'autobus.

Attraversò il ponte sul fiume della valle e si sedette sulla panchina della pensilina ad aspettare. La sagoma familiare e sgangherata di un pullman spuntò presto dalla curva, accompagnato dai raggi del sole che piano inondava le montagne. Si fermò per farla salire ma, come al solito, era già stato riempito dagli abitanti del paesino prima. Tutti gli operai del giorno precedente che tornavano a lavorare.

Historiae: HodieWhere stories live. Discover now