"A domani".

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A tutti quelli/e che sono la/il  ragazza/o paradiso di qualcuno. E ancora non lo sanno.




"Mi dispiace per il tuo amico."

"Mario."

Quel messaggio rimbomba nella mia testa. Nel mio cuore.

Tra quelle pieghe. Quelle che appartengono a lui.

E a lui soltanto.

Mario che mi distrugge.

Mario che mi ruba l'amore.

Mario che scioglie le punte dell'iceberg.

Con due parole.

E quella voglia di correre da lui.

E dirgli tutto.

Tutto quello che mi sta facendo.

Sentire.

Provare.

Tutti quei sussulti.

Tutti i brividi.

Tutte le pulsioni.

E la paura.

La paura che non sia abbastanza.

Che il mio tutto per lui non sia abbastanza.

Non sia niente.

Rimango in bilico.

Tra le lenzuola e le nuvole che invadono il mio stomaco. Leggere e pesanti allo stesso tempo.

Ed il letto mi pare più freddo del solito.

Gli occhi più stanchi, eppure non si chiudono.

Forse era solo un sogno.

Mi dico.

Ricontrollo il messaggio.

È sempre lì.

L'istinto di prendere la macchina e raggiungerlo.

Aprire di nuovo quella stanza.

Sdraiarmi accanto a lui.

Baciarlo lievemente.

Sfiorarlo.

Sussurrargli qualcosa all'orecchio.

Abbracciarlo forte.

Non lasciarlo più.



                                                                                           ++++++


Sento la sveglia suonare. Non so come ma alla fine devo essermi addormentato.

Mi preparo in fretta.

Prima di raggiungere l'ospedale voglio passare a salutare Maria.

I primi giorni sono quelli più difficili.

Ed io voglio esserci.

Faccio un salto alla mia pasticceria preferita e prendo due sfogliatelle.

So che a Maria piacciono tanto.

Quando erano più giovani e Primo per lavoro scendeva a Napoli, appena tornava, le portava sempre un grande vassoio.

Quando imparerai ad amarmiWhere stories live. Discover now