Che abbia inizio.

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Inizio il giro visite alle nove. Ogni tanto guardo l'orologio. Anche se non vorrei farlo. Ma l'occhio mi cade. Sui minuti che scorrono. Sui secondi che vanno. Dedico la solita concentrazione ad ogni paziente ma la fretta si fa sentire. Questo giovedì mattina ho fretta. Fretta di vederlo. Non perché mi manchi. Assolutamente no. Ho fretta di vederlo solo per stuzzicarlo un po'. Per faro impazzire. Per farlo pentire. Per quella mattina in cui se n'è andato. Per questi dieci giorni in cui mi ha ignorato. In cui ha finto di non ricordarsi. E per farlo sentire in colpa. Per essere stato a letto con me nonostante sapesse bene chi fossi. Nonostante Alessio. Mentre faccio una pausa alla macchinetta del caffè cerco di ricordarmi di quella pseudo-relazione. In realtà per quanto mi sforzi mi ricordo solo le belle scopate. Alessio sapeva farci. Decisamente. Ricordo lui che cerca più e più volte a coinvolgermi nella sua vita. Ed io che rifiuto ogni volta. Ricordo le diverse cene a cui all'ultimo non sono andato. Cene a cui avrebbe dovuto esserci anche il suo migliore amico. Mario. L'ultima volta che ho visto Alessio tre anni fa, ricordo la sua delusione, la sua rabbia, la sua incazzatura. Mi ha urlato contro ogni tipo di offesa. Comprensibile d'altronde. Si era presentato a casa mia con brioche e cappuccino. L'intento era farmi una sorpresa. In realtà la sorpresa glielo fatta io. O meglio il biondo che era nel mio letto. Non ci tengo a discolparmi. Però, io ero sempre stato molto chiaro. Non mi piace prendere in giro le persone. Alessio sapeva del tipo di rapporto che c'era tra di noi. Sapeva ciò che io ero disposto a dargli. Lui poi è andato oltre. Era stata una sua scelta. Mi voleva ad ogni costo ed io mi sono dato. Poi mi sono stancato e ho cercato altrove. Non si tratta di essere stronzi. Cattivi. Insensibili. Si tratta di essere semplicemente onesti. Si tratta di essere se stessi. E mentre bevo l'ultimo sorso di caffè mi ricordo una frase di Alessio "Mario me lo aveva detto che eri il classico bello senza cervello e stronzo. Lui l'aveva capito anche senza conoscerti". Me la ricordo perché avevo pensato a quanto doveva essere sfigato questo Mario. Il classico tipo che pur di dare ragione ai suoi amichetti spara giudizi a caso. Senza conoscere. Senza sapere. E adesso mi viene da ridere. Il paladino della giustizia che però non si fa nessuna remora a finire nelle lenzuola di quello "bello senza cervello". In quelle lenzuola dove un mese prima giaceva il suo amichetto del cuore.


Mi dirigo verso la sua stanza. Apro la porta e lo vedo. Sta sorridendo. E la sua mano è stretta in quella di un'altra persona. Un ragazzo giovane. Sulla trentina. Non mi ci vuole molto a capire che quello deve essere il famoso fidanzato. Devo ammetterlo, sono quasi carini insieme. E un brivido di fastidio percorre la mia mente. Brivido che scaccio subito via. In fondo non ho mai amato le coppie smielate e romantiche. Quelle che si tengono per mano. Quelle che si sussurrano frasi dolci all'orecchio. Quelle che si urlano ti amo. Quelle che si scrivono mi manchi. Smancerie inutili. Tante parole e poca sostanza.

Fingo di dispiacermi di interrompere il loro momento di intimità e poi invito il ragazzo a lasciare la stanza. Beh in realtà potrebbe pure rimanere ma oggi mi va di rispettare le regole. Oggi nessuno strappo. Oggi sono ligio al dovere.

Il ragazzo, che a quanto pare si chiama Giovanni, mi sorride cordialmente e poi ci lascia soli.

Mario come sempre nemmeno mi guarda. Ha sempre lo sguardo rivolto da qualche altra parte. E se prima credevo si trattasse di semplice indifferenza o antipatia ora sono quasi sicuro che dipenda da quel nostro celato trascorso.

"Allora signor Serpa come sta andando? Sono passati dieci giorni va un po' meglio?"

In realtà è una domanda provocatoria. Metà del suo corpo è ingessata. Non possono esserci grandi novità. Non può sentire quasi niente.

Osservo la sua espressione e sono convinto che se potesse mi manderebbe a quel paese. E Dio quanto mi diverte e farò del mio meglio affinchè succeda.

"Va tutto bene. Grazie."

Sempre di molte parole. Non accenna neanche mezzo sorriso. Non mi concede nulla se non Il suo volto nero.

Mi avvicino al suo letto. Scosto il lenzuolo che lo avvolge. Lui mi guarda sorpreso.

Io tocco la sua gamba. Quella sana. È magra. Asciutta. È calda. E alla mia mano piace. Piace quel contatto. Piace quella pelle. Quei peli neri. Quelle vene che si intravedono.

"Dobbiamo evitare che tu perda la muscolatura quindi da domani inizierai a fare degli esercizi con questa gamba. Qualche piegamento e flessione. Niente di difficile. Magari per una quindicina di minuti al giorno."

Annuisce con il capo senza sforzarsi di dire altro. Questo, se da una parte mi diletta, dall'altra mi fa impazzire. Non mi lascia nessuna via di entrata. Nessuno spiraglio. E cazzo sì. Sono passati tre anni. Però quella notte ero dentro di lui. E lui dentro di me. In un modo che non accade ogni giorno. In un modo che nasconde altri mille modi. In un modo che ti rimane. Anche se non accadrà mai più.

Annoto alcune considerazioni sulla sua cartella clinica e poi faccio per andarmene.

"Dimenticavo ieri ho visto un mio vecchio amico. Alessio. Mi ha detto di avere un occhio di riguardo nei tuoi confronti visto che siete molto amici."

È impercettibile ma sul suo volto qualcosa cambia. Avverto il suo disagio. La sua voglia di mandarmi via. Ma rendendosi conto che non ho nessuna intenzione di andare via senza una sua reazione si arrende e risponde.

"Si, è così."

Tronca la frase anche se credo avrebbe voluto aggiungere altro.

Lo guardo. Anzi lo sto fissando. Di proposito. E lui questa volta non può sfuggire. Ai miei occhi. Al mio ghigno.

"E' sempre bello avere degli amici che si preoccupano per noi. Amici con cui condividere tante cose. Condividere tutto. Non credi Mario?"

Scandisco bene la parola condividere e ci metto tutta la malizia di cui sono capace. E lo lascio così. Quasi basito. Un po' sbigottito. Un po' perso. In quegli occhi neri. In quelli in cui io, forse, voglio perdermi ancora.

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Che abbia inizio, davvero. Questa storia. Che perlopiù sarà raccontata dal punto di vista di Claudio.

Spero apprezziate.

Grazie a voi.

Sempre.

ps. Godiamoci quello che viene. Semplicemente.

Quando imparerai ad amarmiWhere stories live. Discover now