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[CANZONE CONSIGLIATA PER IL CAPITOLO:
STRIP THAT DOWN - LIAM PAYNE FT. QUAVO]

LUKE

Se avessi potuto descrivere questo momento con una parola, avrei usato il vocabolo solipsismo.

Solipsismo: s. m. [dal latino moderno solipsismus, composto da solus "solo" e ipse "stesso"].
In filosofia, atteggiamento di chi risolve ogni realtà in sé medesimo.

La verità era che nonostante vi fossero circa cento studenti nel corridoio della scuola, vedendo Hailee venire verso me, riuscivo a pensare egoisticamente di essere l'unico con lui lei avesse voluto parlare.

Ad ogni suo passo avanti riuscivo a vedere e a proiettare un futuro evento che sarebbe sicuramente sfociato in un bacio o qualcosa di più osceno.

Forse, tutto ciò era solo una realtà distorta all'interno della mia testa, ma ero sempre stato famoso per farmi i soliti filmini mentali, ma al momento nessuno avrebbe scoperto i miei più remoti sogni estremi con la mia migliore amica nella mia mente, questo perché ero intrappolato sotto le spoglie di mio fratello, e la cosa, stranamente mi tranquillizzava.

Eppure, quando l'avevo sentita afferrarmi il polso e trascinarmi via da occhi indiscreti - quelli degli amici più intimi di mio fratello, nonché Ashton, Michael e Calum, che non avevano smesso di alternare lo sguardo maliziosi da me ad Hailee - non avevo potuto fare a meno di pensare che tra qualche minuto avrei perso la verginità.

E la cosa mi elettrizzava, stavolta.

Avevo sentito il tocco di Hailee milioni di volte nella mia, malgrado, corta vita di soli diciott'anni, ma sentirlo sotto quella che dovrebbe essere stata la pelle di Lake era tutt'altra cosa.

Ero stato portato in bagno ed Hailee aveva chiuso la porta di scatto, mordendosi il labbro.

Avevo pensato che sarebbe stato fico sganciarsi il bottone degli skinny e poi calarsi i boxer assieme ai jeans assumendo un espressione sexy, ma quando la mia migliore amica mi aveva visto portare le mani alla vita con l'aria di un depravato, mi aveva fermato, avvicinandosi ed esclamando un «Ma che fai?»

Inutile dire che il sorriso perverso sul mio viso si era sciupato come le tette rifatte di un' ottantenne.

«Non ti ho portato qua per fare quella cosa, Lake.»

Ah.

Ridacchiò con quella sua risata che avrebbe fatto ridere anche il più depresso degli uomini, così io mi persi nei meandri del suo viso e tutte quelle curve che la caratterizzavano, con aria trasognante.

Ovviamente non mi riferivo alle tette.

«Lake, io sono qui!» mi riprese, scuotendomi una mano davanti alla faccia.

«Mm?»

Costretto, dovetti spostare lo sguardo dal suo balconcino e trovai lei impegnata nella sua espressione corrucciata.

«Lake, so che mi stavi guardando le tette,» incrociò le braccia al petto, impedendomi di vedere oltre, anche perché l'occhio continuava a cadermi .

Impanicato iniziai a elaborare le più improbabili scuse per poter distogliere l'attenzione da ciò che stavo facendo fino a cinque secondi prima.

«Oh no! I-io stavo guardando l-lì p-perché, sì, insomma m-mi piace il t-tuo top,» il mio continuo balbettare stava rovinando i miei piani, accidenti «Voglio d-dire, ha una b-bella fantasia.... N-nera.»

Mi stavo ridicolizzando nella maniera più imbarazzante del mondo.

«Sono qui per parlarti di una cosa importante, Lake,» improvvisamente si fece austera, togliendosi quell'espressione divertita che la accompagnava un attimo prima «E seria.»

THE H TWINS [HEMMINGS] [#WATTYS2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora