2. I MORTI NON SONO MAI MORTI (PAROLA DI SET)

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If you do not do what you're told to do

When you are told to do it, you will be punished.

Do you understand?

(Psyco, Muse)

Domenica 14 Maggio era stato trascinato alla centrale di polizia. Cercavano di farlo ragionare, dicevano, volevano soltanto capire perché avesse aggredito una bambina a Central Park. Esistono persone che trovano nel dialogo un costruttivo metodo di risoluzione dei problemi; Set non era una di queste. Lo tempestarono di domande, rendendogli più difficile controllare il suo disturbo, finché non esplose. D'improvviso rivide una donna che era stata sua madre, accompagnata da due rapinatori e da un omicida, di cui non ricordava i nomi. La sua ex-madre e il primo ladro gli vennero incontro e cercarono di afferrarlo per le braccia.

- Lasciami donna! – strillò esasperato, cercando di liberarsi dalla stretta ferrea senza ferirla.

- Che cavolo stai dicendo ragazzo? – replicò lei con una cavernosa voce maschile e prese a spingerlo verso il corridoio.

Troppi volti e voci distorte si affollarono attorno a loro. Consapevole del proprio stato, Set rimase inerme e si lasciò trascinare in una stanzetta più tranquilla. Di fronte a lui c'era un uomo seduto dietro una scrivania, con un piccolo acquario blu pieno di pesci colorati e una piantina di primule rosse. Set cercò di non fissarlo, ma era il parroco di un paesino medievale, cui piaceva molestare i bambini.

- Mi rendo conto che al momento lei sia in stato confusionale Mr. Voland, a patto che questo sia il suo vero nome, ma non crede che dovrebbe scusarsi per aver aggredito la piccola Anna, stamattina? – chiese l'uomo con voce calma.

- Non si preoccupi, la bimba sta bene e si tratta di persone comprensive che non sporgeranno denuncia a patto che lei riconosca di aver sbagliato, perciò deve soltanto sottoscrivere le sue scuse e fare lo sforzo di ricordare dove ha messo i suoi documenti d'identità – aggiunse la madre con quella sua cavernosa voce maschile, mentre gli allungava un foglio immacolato e una penna stilografica.

Set artigliò la penna e tentò di scarabocchiare sul foglio, ma la sua mano cominciò a tremare. Nonostante si stesse sforzando di reprimere gli effetti collaterali del suo disagio, il suo corpo vibrava come un martello pneumatico. Presto l'energia smisurata che si era riversata in lui, sarebbe straripata in un'onda distruttiva facendogli perdere del tutto il controllo di sé e lui non aveva idea di come fermarla. A quel pensiero la sua resistenza si fiaccò. Sopraffatto dalla frustrazione, colpì la foto di famiglia del parroco e la scagliò al suolo. Fu un vano tentativo di zittire il vociare nella propria testa e di fermare il turbinio d'immagini che gli scorreva davanti agli occhi ma servì soltanto a renderlo più instabile. Cercò di ancorarsi ai braccioli della sedia sulla quale si trovava, ma il flusso s'intensificò. Set perse la testa, scattò in piedi e scaraventò la sedia contro la scrivania, distruggendo lo schermo ultrapiatto del computer, l'acquario e la lampada da tavolo. Le due possenti braccia del ladro lo afferrarono da dietro ma lui si difese con la stilografica. Gliela piantò nell'avambraccio e la vista del sangue gli diede un capogiro e lo costrinse a fermarsi. L'uomo-madre strillò e corse a soccorrere il ladro.

Inorridito dal proprio gesto Set si lasciò ricadere a terra, si portò le mani alle orecchie e prese a singhiozzare convulsamente. L'energia che scorreva in lui diminuì e si ripiegò su se stessa, mentre i suoi sensi ritornarono pian piano al presente. Gli agenti lo circondarono minacciosi e lo trascinarono come un sacco di patate in una stanza ancora più piccola e vuota. Set respirò a fondo, tolse le mani dalle orecchie e si lasciò ricadere sull'unica sedia, dove passò le successive tre ore fissando i propri piedi in silenzio.

Assistere a una delle sue solite crisi doveva aver spiazzato gli agenti tanto che, dopo averlo interrogato e definito mentalmente instabile, lo avevano affidato a due tizi in camice bianco. Questi gli avevano iniettato qualcosa, lo avevano caricato in macchina e lo stavano accompagnando dallo strizzacervelli. Set si sentiva fiacco, aveva la vista annebbiata e la testa vuota, ma doveva trovare il modo di scappare. Doveva, perché non era vero che si era dimenticato i documenti. Non sapeva neanche da quanto tempo non li avesse e non si ricordava nemmeno il proprio nome. Set Voland era quello che gli aveva dato il demone e se la polizia l'avesse scoperto, chissà se e quando l'avrebbe lasciato andare.

Quando i due infermieri si fermarono, Set lesse il cartellino sulla porta: Dottor Von Haughman, primario. Era tutto troppo intenso e bianco, quando l'infermiere di destra strinse la presa sul suo braccio e gli diede una bella scarica di allucinazioni ma Set non poteva permettersi di esplodere di nuovo. Respirò a fondo e si sforzò di restare lucido. Spalancò gli occhi e fissò la porta. Un uomo alzò la voce dietro di essa, che subito dopo si aprì.

Un essere bianco nel bianco apparve di fronte a lui e lo guardò. I suoi occhi erano neri e profondi come voragini aperte sull'abisso. Per un attimo, quello sguardo lo assorbì completamente. Gli svuotò la testa e lo fece sentire incolpevole come Cristo sulla croce. In quell'attimo Set Voland morì e resuscitò.

Quando si riprese dallo stupore, l'essere candido era scivolato nel corridoio e si allontanava silenzioso ma l'abisso era rimasto nella sua testa, immobile e vuoto. Prima che potesse reagire in un qualsiasi modo, Set fu spinto nello studio medico.

Cose Non Soggette Alla GravitàWhere stories live. Discover now