Capitolo Tre

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-Hai preso tutto? - forse era più agitata lei che Evangeline stessa. Da quando Ada l'aveva svegliata, sempre con fatica, non aveva fatto altro che chiederle e richiederle se avesse preso tutto, come stava, se la borsa era pronta ma mai le aveva chiesto sei lei era pronta. Non era assolutamente pronta ma doveva comunque partire e sarebbe andata così comunque. Non poteva più stare lì, stava per lasciare quella struttura e dubitava che si sarebbe mai voltata in dietro per guardarla e ricordarla o sarebbe corsa nuovamente indietro.

-Ho preso tutto, tranquilla Ada- al massimo avrebbe lasciato qualche ricordo di sé sparso qua e là nella grande casa.

Emily quella settimana era passata solo una volta e solo per consegnare dei fogli che le avrebbero permesso di adottarla definitivamente e legalmente.

-Ti stanno aspettando tutti fuori, anche Emily è già pronta con la macchina- l'avvertì –Ricordati di tornare a salutarci dopo che avrai caricato i bagagli-

-Come potrei scordarmene? – non avrebbe mai perso quell'occasione, sarebbe tornata correndo e magari piangendo per poi salutarli tutti.

-Si sa mai, hai vissuto qua dentro per diciassette anni e magari non vuoi più avere a che fare con tutto questo- la suora lasciò il borsone per indicare l'atrio

-Non sono ancora così insensibile, correrei a chiudermi in bagno anche adesso giusto per non partire o ritardare la partenza- sentire quelle parole rese felice la suora che sorrise leggermente. Per quanto triste potesse essere era comunque felice per quello che stava accadendo: la sua Evangeline stava per andarsene.

Lasciarono la borsa appena finite le scale dell'entrata, tutti si erano radunati a lato del vialetto del giardino per salutarla e lei non poteva pensare a qualcosa di peggiore. Non avrebbe resistito vedendo tutti che la salutavano e lei sarebbe scoppiata a piangere sicuramente anche se voleva evitare peccato però che le stesse già venendo il magone.

-Porto la borsa in macchina, ci vediamo tra un attimo, ok? – chiese

-Ti aspetteremo qua, tutti quanti, quindi vai- la incoraggiò un'altra suora.

Camminò silenziosa con quel borsone pesante fino all'auto in cui Emily stava attendendo –Credo che tu voglia salutarli, no? Ti aspetterò, lascia pure la sacca lì, la metterò io nel baule ed ora vai- comprendeva quello che stava accadendo in Evangeline, quasi lo sentiva sulla sua pelle. Era sempre stata una persona empatica, sembra che riuscisse magicamente a capire tutto quello che una persona provava appena standogli accanto e stava succedendo anche con la ragazzina confusa, impaurita e ansiosa di andare.

Corse sul vialetto sterrato e le figure che si sarebbe ritrovata alle spalle si stavano nuovamente avvicinando a lei.

Corse velocemente e raggiunse in un batter d'occhio le braccia di Ada che l'aveva aspettata –Mi mancherete tantissimo- si ritrovò a singhiozzare sulla stoffa della tunica scura

-Anche tu ci mancherai tantissimo, non sarà più lo stesso senza te in mezzo ai piedi- scherzò la donna com'era solita fare con lei.

-Come farò? E se non dovessi più piacerle? Posso ritornare qua? –

-Non dire idiozie. E' impossibile non volere più a fianco qualcuno come te, ricordalo! Le nostre porte saranno sempre aperte per te ma solo per qualche visita sporadica, mi raccomando- mentre parlava la stringeva a sé cullandola e accarezzandole i capelli lunghi e mossi.

-Tornerò, lo prometto- e si staccò da quell'abbraccio sorridendole –Ora è meglio che saluti quei due prima che inizino a piangere come matti davvero- e indicò con lo sguardo i due gemelli dagli occhi lucidi.

-Gli mancherai tanto-

-E loro a me- disse andando verso quei due piccoli bambini. Si inginocchiò sul terreno proprio davanti a loro e, dopo un attimo di calma, i due presero a piangere buttandosi addosso a lei nel tentativo di abbracciarla come potevano.

-Non andare via- le disse Jack singhiozzando

-Resta qua con noi- anche Tommy iniziò a singhiozzarle sulla spalla mentre le diceva di rimanere.

Se fosse stato per loro sarebbe rimasta per sempre ma ne andava anche della sua vita e non poteva rinunciarvi così. Non poteva andare da Emily, strapparle i fogli dati dalla legge sotto al naso e ricorrere nella sua camera. La mattina presto, quando ancora stava scrivendo le lettere si era immaginata qualcosa di simile però si era ritrovata stranamente triste e capì solo dopo il perché. Avesse fatto così avrebbe rinunciato a quello che aveva aspettato per tutta la vita, per ben diciassette anni era rimasta in quella casa ed ora era il momento di andare.

-Piccole pesti, devo andare via ma ritornerò a salutarvi e ve lo prometto- disse accarezzando le due testoline sentendo le mani di questi stringersi sulle sue braccia –Per far sì che anche voi non vi dimentichiate di me ho deciso di lasciarvi un piccolo ricordo, l'ho nascosto sotto i vostri letti quando siete andati a far colazione- a sentire quelle parole i due si staccarono leggermente da lei per guardarla negli occhi

-Lo giuri? Non ci dimenticherai? –

-Non si giura ma per voi lo giuro su tutto quello che mi è più caro a questo mondo-

-Anche noi giuriamo di non dimenticarci di te- Tommy stava ricominciando a sorridere

-Mai mai- aggiunse Jack staccandosi da lei tirando su con il naso. Evangeline passò le mani tra i capelli dei bambini un'ultima volta scompigliandoglieli come aveva sempre fatto e si allontanò da loro prima di iniziare, anche lei, a piangere a dirotto.

Salutò tutti gli altri con un abbraccio sincero ed un sorriso triste, disse ad Ada della lettera che aveva lasciato nel cassetto della sua scrivania e le disse di aiutare i due gemelli con le loro lettere, era certa che se ne sarebbero dimenticati a breve quei due.

-Ci rivedremo ancora- parlò sicura Evangeline mentre Ada annuiva triste, non convinta di questa frase. Quella ragazza doveva iniziare a vivere la sua vita dimenticandosi del suo passato.

-Arrivederci- urlò tornando a correre sul vialetto sterrato che aveva percorso prima per poi infilarsi nella macchina che l'attendeva.

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