Prologo

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Una donna dai lunghi capelli argentei fuggiva, correva senza sosta cercando di seminare il pericolo alle sue spalle; correva attraverso terra e vegetazione non curandosi dei tagli superficiali che le causavano i rametti secchi e taglienti come lame mentre seguiva una figura imponente davanti a sé che la chiamava incitandola a non fermarsi mai.

Il rumore dei passi alle spalle della donna si faceva sempre più vicino facendole battere il cuore a ritmo di quei passi incessanti che li inseguivano da ore.

-Non posso più correre- sussurrò lei stremata, sicura che l'uomo dinanzi a sé di diversi passi l'avesse sentita come se l'avesse urlato a gran voce.

L'uomo rallentò la corsa e fece qualche passo indietro e si fermò accanto alla donna dai capelli color mercurio osservandola tristemente.

-Ti capisco, Lelahel- sussurrò portando la sua grande mano sul viso etereo di lei mentre i loro occhi si scambiavano parole d'addio.

Non si arrabbiò né si perse nella paura ma rimase lucido, per quanto la situazione potesse permettere, portò il suo corpo massiccio oltre quello della compagna ancora alla ricerca d'aria -Ti proteggerò da tutto, Φεγγάρι μου - disse prendendo una posizione da combattimento in attesa dell'inevitabile.

Tutti e due sapevano che non avrebbero avuto possibilità di farcela, non sarebbero riusciti nemmeno a fuggire e cosi attesero insieme, in religioso silenzio, ascoltando solamente i passi delle creature che li stavano cacciando come bestie, lanciandosi continui sguardi ricchi d'emozioni contrastanti.

Pochi attimi dopo, i passi dei loro braccatori rallentarono fino a fermarsi alla vista dei due.

-Cosi avete deciso di farvi uccidere, era ora- pronunciò con sarcasmo un demone dagli occhi color sangue, lo stesso colore di colui che stava proteggendo la sua amata.

-Sarai tu quello a morire- sibilò l'uomo coprendo ancora di più la figura femminile con il suo corpo e la sua ombra prima di correre in contro all'avversario tentando di ucciderlo o ferirlo prima che potesse accadere il contrario.

-Mi stai deludendo באל- pronunciò il braccatore mentre schivava il potente colpo che andò a colpire un albero dietro di lui spaccandone il tronco -Uno dei principi demoniaci, un comandante di centinaia legioni che si innamora di un Άγγελος - e con quelle parole il demone si scagliò nuovamente sul suo simile

-Che tu sia maledetto ולפר- sibilò nuovamente sperando di riuscire a colpirlo per permettere alla compagna di fuggire. Caricò nuovamente un colpo e questo andò a segno ma non era abbastanza. Il vantaggio durò ben poco perché in un istante un pugnale gli trafisse il braccio.

Uno dei soldati che li braccava l'aveva tenuto sotto tiro tutto il tempo ed ora che l'aveva colpito tutti i loro braccatori ghignarono compiaciuti.

-Sai che non è un pugnale umano, quello non ti avrebbe nemmeno scalfito, e sai che non resisterai ancora per molto a causa di quella lama maledetta perciò non fare casino e lasciati uccidere- ma non era abbastanza, voleva fargli capire che cosa passava tra tutti i suoi pensieri malati e si mise ad osservare anche la donna che tanto lo disgustava -Quando ti avrò ucciso toccherà anche a lei, la ucciderò in modo lento e facendo in modo che anche dall'oltre tomba tu possa sentire le sue grida ed il suo pianto- parlò carico di rabbia e pazzia facendo sussultare entrambi i fuggitivi che ora stavano combattendo insieme.

-Non osare toccarla! - gli ringhiò contro seriamente preoccupato per l'incolumità dell'amata. Sentendo la minaccia verso di lei si alzò in piedi, tolse il pugnale dal suo braccio sentendo il muscolo stridere contro quella lama e raccolse nuovamente l'energia per scagliarsi ancora sull'altro demone in un atto dettato dalla disperazione.

I colpi raggiunsero il demone e si ritrovò presto a terra a causa dei colpi disperati dati dall'altro, così accecato dalla rabbia che si accorse solo dopo e troppo tardi del secondo pugnale lanciato alla sue spalle e che lo colpì tra le scapole.

Cadde a terra dal dolore, lamentandosi ma cercando comunque di rialzarsi il prima possibile. Le armi angeliche erano mortali per dei demoni se non estratte immediatamente dal corpo, lo sapeva e tentò di liberarsene ma venne immobilizzato con la testa schiacciata nel terriccio da un piede.

-Sai, ti rispettavo prima di sapere che ti eri unito a quell'essere- disse il pazzo girandogli la testa con un calcio per mostrargli gli ultimi attimi di vita della sua amata mentre combatteva contro due guerrieri creando una danza quasi primitiva ed affascinante quanto pericolosa e letale.

Rimase incantato dalla sua bellezza e dalla forza che aveva come la prima volta che l'aveva vista sul campo di battaglia - μου ασημένιο φεγγάρι- con voce piena d'amore e dolcezza la chiamò come era solito fare prima di vederla cadere a terra stremata.

I due amati si guardarono negli occhi.

Il demone guardò l'angelo nei suoi occhi ormai lucidi mentre lacrime salate le solcavano le guance arrossate dalla lotta e lei ricambiò tutto quell'amore con un lieve sorriso. Non riuscì a capire che sentimento fosse quello che gli stava trasmettendo con quel gesto ma si sentì in qualche modo sollevato. Entrambi sapevano quello che sarebbe successo da lì a pochi secondi, a pochi attimi e si guardarono fino a che il dolore non sopraggiunse, un dolore lancinante seguito da lamenti strazianti dei due, pugnalati al cuore da armi maledette.


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Φεγγάρι μου dal Greco. Significato: mia luna

Άγγελος dal Greco. Significato: Angelo

μου ασημένιο φεγγάρι dal Greco. Significato: mia argentata luna 

Piccolo spazio autore:
So che vi avevo promesso che la storia sarebbe stata completata in poco ma tra esami e impegni vari mi è impossibile mantemere la promessa e per questo ho deciso di pubblicare almeno il prologo e qualche capitolo iniziale tanto per ricordarvi che la storia esiste ancora.

Non ho mai studiato greco quindi mi sono affidata a vari traduttori online ma se notate che la scritta in lingua non è corretta non fatevi problemi a scrivermi un messaggio, siete voi il mio primo aiuto per correggere e rendere migliore la storia!

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