Capitolo 16

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Io e Michael ci guardiamo intorno, spaesati e ansiosi, e sento il termine della chiamata.
Michael la vede prima di me, infatti me la indica e mi prende la mano, come per dire "é tutto a posto, ci sono io".
Scendiamo lentamente dall'auto e ci appoggiamo entrambi sul cofano, con le mani così vicine che quasi si toccavano.
Mia mamma si dirige verso di noi, con le braccia conserte e un'espressione infuriata sul viso.
Rabbrividisco per ciò che ci aspetta e Michael mi guarda ma non alza un dito, impaurito anche lui; la sua furia può mettere a bada anche un cucciolo di leone affamato.
"Buongiorno, ragazzi" dice con un sorriso falso.
Si sente un 'buongiorno' appena sussurrato da noi che tenevamo gli occhi bassi e sentiamo il suo sguardo squadrarci dalla testa ai piedi.
"Che ci fate qui? É successo qualcosa? Voi non sembrate stare male". Quanto è bella la sua ironia.
Io e Michael ci guardiamo, non sapendo che dire, quando mia mamma dice: "Non dite nulla, ci racconterete tutto stasera, insieme"
Poi mi trascina via e io rimango con lo sguardo indietro a guardare Michael, rassegnata.

Michael's POV

La guardo allontanarsi insieme alla madre e mi viene voglia di seguirle, ma vengo fermato dallo squillo del mio cellulare. Sospetto sia la mia, di madre e infatti è lei; credo proprio che Anne abbia già avvisato i miei.
"Mamma" rispondo.
"Torna subito a casa. Dobbiamo parlare" dice e riattacca.
Come dicevo, siamo nella merda.

Entro a casa e vedo tutta la mia famiglia riunita nel salotto insieme a Vincent e Anne, i genitori di Julie la quale è rannicchiata sulla poltrona con la testa tra le braccia; ha i capelli tutti scombinati, segno che se li era torturati con le mani, solita di quando è nervosa, e la schiena le si alza e abbassa molto lentamente, quasi stesse dormendo.
Appena sente la porta di casa chiudersi e il silenzio cala nella stanza, Ju alza la testa e mi guarda con occhi imploranti, mimando uno 'scusa' con le labbra. Le faccio cenno di non preoccuparsi e poi rivolgo lo sguardo agli adulti, che mi guardano severamente.
Infilo le mani nelle tasche dei jeans e, a testa bassa, mi siedo sul divano; sento tutti gli occhi puntati su di me, anche quelli di Julie che però mi prende la mano e mi dice: "Io ho detto tutto", poi si rivolge ai miei genitori e dice, con voce vacillante: "Non c'è bisogno che lui ripeta le stesse cose. Gli fate male così"
Le do una forte stretta alla mano e la ringrazio mentalmente, fa così tanto per me, per tutti; non capisco proprio perché ci odiavamo. In una settimana abbiamo legato tanto e, a pensare a tutti gli anni passati a litigare, mi rendo conto di quanto fossimo stupidi. E' una ragazza d'oro, sempre gentile e premurosa e fino ad ora non mi dava fastidio il fatto che fosse scorbutica solo con me; adesso, invece, dimostra di essere più gentile e premurosa con me che con gli altri e la cosa mi fa molto piacere. Mi piace il nostro rapporto.
Mio padre mi chiama e io alzo lo sguardo; lui abbassa gli occhi, sconfitto per non so quale causa, e poi ci dice di andare in camera mia giusto il tempo per discutere il da farsi. Decidono quindi di non farmi ripetere la storia, per fortuna.
A testa bassa, entrambi entriamo in camera mia. Io mi butto subito sul mio letto, senza neanche togliermi le scarpe, mentre lei rimane timidamente davanti al letto, indecisa se accomodarsi o no. Come se adesso non avesse più confidenza con questa casa. Quando le faccio cenno di mettersi accanto a me, non esita però a sdraiarsi e a mettersi comoda.

E' mezz'ora che siamo fermi a fissare il soffitto bianco della mia camera. Si sentono le loro voci che provengono dal salotto, ma non riusciamo a distinguere bene le parole, quindi ci siamo rassegnati e abbiamo smesso di captare la conversazione.
Improvvisamente, Julie si mette seduta e si gira verso di me, sbottando: "Io non capisco perché devono essere così ottusi! Devono essere fieri di ciò che abbiamo fatto, per aver aiutato Calum, per averlo sostenuto e averlo salvato e invece no! Non li sopporto!" Si mette le mani nei capelli e comincia a tirarseli; è una cosa che fa per evitare di tirare pugni a qualcuno, suppongo.
Mi metto seduto anche io e, concordando con lei, le dico: "Non è colpa nostra se sono così retrogradi, ottusi e chiusi di mente. Noi abbiamo fatto il meglio sia per Calum sia per la sua famiglia. Non possono rimproverarci per aver letteralmente salvato la vita ad un nostro amico; al massimo, posso concedergli di arrabbiarsi per non avergli raccontato tutta la storia sin dall'inizio, questo forse sì."

Non si sa come né perché, ma incominciamo a ridere, forse per sdrammatizzare, e insieme diciamo: "Siamo nella merda" Sorridiamo come ebeti e continuiamo a fissarci, non stacchiamo gli occhi l'uno dall'altro.
In questo momento, ha una strana luce negli occhi, quasi maliziosa; è così bella, con quei capelli castani setosi e gli occhi verdi, il naso che lei tanto odia, le labbra carnose socchiuse, il minuscolo neo sopra il labbro, quelle ciglia nere come la pece, tutto. Non avevo mai fatto caso prima a quanto fosse bella. E soprattutto, non l'avevo mai osservata da così vicino.
Ci avviciniamo pericolosamente, riesco quasi a sentire il suo naso strofinare contro il mio, fino a quando lei non prende l'iniziativa e mi bacia.
Non capisco più nulla: sento le sue labbra poggiare sulle mie in un bacio casto, il suo respiro si fonde con il mio, le sue ciglia sfiorano le mie guance e le sue mani si poggiano sul mio collo; io le circondo i fianchi con le braccia e la sfioro con la lingua. Apre automaticamente le labbra e ci incrociamo; e come dire, non sento più alcunché; non sento se siano passate ore, minuti o secondi, se qualcuno ci stia guardando o no, se lei sia ancora vicino a me. Vuoto totale. Poi un'esplosione. Percepisco le sue dita tra i miei capelli, le sue labbra che schioccano contro le mie, i capelli scompigliati e i pensieri che ormai sono entrati in stand-by. Il mio corpo non risponde più a nessuno stimolo, le mie mani vagano perenni su quel corpo formoso e il mio stomaco non sa fare altro che girare, girare e girare.

E adesso, un'aria fredda come il ghiaccio. Spalanco gli occhi e la vedo in piedi davanti a me, con gli occhi spalancati, una mano a coprirsi la bocca mentre scuote l'altra protesa in avanti. Siamo esterrefatti, lei per avermi baciato, io per averle permesso di staccarsi. Era tutto così bello.
Corre fuori dalla stanza e lascia la porta spalancata, sento Anne e Vincent che la chiamano e poi la porta di casa che sbatte. Ci impiego un po' a capire cosa sia successo, ma una volta fatto, mi alzo di scatto e corro, corro per riprenderla e rimetterla tra le mie braccia, per riportarla al suo posto originale.
Ignoro tutto e tutti, non mi importa se mi chiamano, possono anche rinchiudermi in una stanza per un mese dopo, mi devono soltanto lasciare andare ora.

***
Piccola premessa: può sembrare esagerata tutta la storia dei genitori che si arrabbiano per questa "cosuccia", ma credetemi quando dico che nascondere una cosa del genere, e cioè non dire niente sul fatto che uno dei propri amici faccia uso di droghe pesanti, è scandalosa per la maggior parte dei genitori. Le due coppie le sto rappresentando tramite le storie di amici miei, che mi raccontano quanto sia difficile a volte parlare della più semplice cosa con i propri genitori. Io ho quindi semplicemente immaginato cosa farebbero questi se venissero a conoscenza che il migliore amico, o comunque uno di essi, del proprio figlio si droghi.
Detto questo, spero vi piaccia e buona lettura!

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⏰ Last updated: Oct 16, 2017 ⏰

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Maybe Together|| M.G.CliffordWhere stories live. Discover now