Capitolo 14

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Le gambe accavallate avvolte dai soliti jeans slim, la classica maglia nera di almeno una taglia più grande, le spalle rigide tipiche di chi ha praticato nuoto per anni, i denti perfettamente allineati reduci dell'apparecchio e quei capelli scuri intonati allo spruzzo di lentiggini sulle sue guance e sul suo naso leggermente storto.
Quando entro nella stanza, lui si gira verso di me e finalmente, dopo anni, vedo il sorriso della persona che mi è stata accanto nei momenti peggiori della mia vita, vedo il volto del mio migliore amico.
Si alza immediatamente da dove era seduto e corre ad abbracciarmi; lo stringo forte in un abbraccio che tentava di trasmettere tutto quel vuoto e quell'abisso in cui ero sprofondata dopo la sua partenza e lui ricambia, stringendomi come se non volesse più lasciarmi.
Sento come una presenza metallica attorno ad un suo dito mentre mi accarezza la testa con la mano, ma non ci faccio caso più di tanto, concentrandomi solo e solamente su un fatto: Matt era tornato.
Quando ci stacchiamo, un profondo imbarazzo immerge le persone nella stanza e io sono la prima a spezzarlo.
"Ehm, quindi, Michael questo è Matt. Matt, ti presento Michael"
Si stringono la mano e si sorridono a vicenda, anche se con un sorriso forzato.

Sam nota il disagio e decide di rivolgersi direttamente al nuovo arrivato.
"Matt, raccontaci cosa ti porta di nuovo qui"
In effetti, è una domanda che mi sono posta quando sono entrata in casa, ma non mi sono curata di chiederlo al diretto interessato.
"Ehm, sono dovuto tornare per affari e per accompagnare mia moglie dal..."
Non sento più niente dopo quella parola, moglie.
Le voci si attutiscono e trasalisco quando sento una mano toccarmi il braccio.
E' Michael che si avvicina per chiedermi cosa stia succedendo, data la mia pelle pallida, ma io scuoto la testa corrugando la fronte, facendogli intuire di stare bene.
In realtà però, non è così.
E' sposato? Se sì, da quanto? Perchè non ne sono venuta a conoscenza?
Insomma, capisco che non ci vediamo da più di 3 anni, ma ciò non significa non telefonare o non mandare nemmeno un messaggio, anche solo per un 'ciao, come va? Sono sempre io, il tuo Matt, ricordi?'.
In preda al nervosismo, decido di lasciar perdere i miei pensieri e continuo ad ascoltare la conversazione dalla quale mi sono estraniata tempo fa. Può anche avere i suoi motivi, forse ha avuto qualche problema e non ne vuole parlare.
Michael è ormai in piedi accanto a me, con le mani nelle tasche anteriori dei jeans, rigorosamente skinny e neri come l'enorme felpa che indossa.
I suoi capelli sono diventati biondi ossigenati e si accostano alla sua pelle chiarissima contrastando con i vestiti indossati oggi, quasi da farlo sembrare un piccolo marshmallow avvolto in carta nera.

Se non sbaglio, quando Matt ha visto per la prima volta il mio amico, aveva sgranato gli occhi un po' sorpreso o inquietato dalla sua apparenza. D'altronde, Michael fa questa prima impressione a tutti, con i suoi tatuaggi, il suo piercing e i capelli tinti.
Ma credo che adesso non gli dia più importanza, essendosi probabilmente abituato al suo aspetto e alla sua presenza.
Come tutti fanno. Tutti riescono ad abituarsi alla sua presenza. E' una cosa contraddittoria, in effetti, perché un ragazzo così non può passare inosservato, ma intanto ci riesce, riesce a fondersi con il paesaggio o i mobili attorno tanto che, se non sai che è davvero lì, nemmeno lo noti.

"Quindi Matt, chi è la fortunata che hai sposato? Ce la farai conoscere vero?"
"Oh, si chiama Silvie e credo che tra un po' dovrebbe arrivare qui. Non ti dispiace Sam se le ho dato l'indirizzo di casa tua, vero?"
Quel nome, Silvie. Mi ricorda l'amica di Michael, quella cara ragazza che mi ha inviato un messaggio di notte facendomi spaventare a morte, e sempre quella che non mi ha fatto più capire niente nei confronti di Michael. Ma non poteva essere lei, tra migliaia di persone chiamate in questo modo.

"Ma no, certo che no."
Si sente perfettamente l'ironia nella sua risposta, e a quanto pare anche Michael la percepisce, dato il suo rumoroso sbuffo divertito.
Entrambi conosciamo il fatto che Sam non sia proprio disposta a lasciar entrare persone appena conosciute in casa sua, ma d'altronde anche lei non vedeva Matt da troppo tempo, quindi un sì ad una domanda di accoglienza era scontato.

Subito dopo, lei sparisce in cucina con l'intento di portare qualcosa da bere, quando suona il campanello.
"Julie, apri tu per favore? Deve essere Ashton"
Un po' insospettita dal fatto che Ashton fosse lì di sera di nuovo, corro ad aprire la porta.
E chi si presentava ovviamente? La ragazza di quel nome tanto bello quanto pressante, lei che era appena uscita dai miei pensieri dicendo che non poteva essere lei la persona di cui Matt stava parlando.
"Oh Silvie, tesoro eccoti" Ma mi sbagliavo anche su questo.

Dopo aver fatto 2+2, prendo al volo la borsa preparata da Sam dove si trovavano le cose che avevo lasciato ieri, indosso il cappotto in fretta e furia e esco, sbattendo violentemente la porta.
Corro ormai lungo il marciapiede, infastidita dalle lacrime che escono dai miei occhi.
Non sono per niente dispiaciuta per il matrimonio del mio migliore amico, anzi ne sono felicissima, si merita il meglio di questo mondo.
La cosa che mi ha disturbato tanto è stato invece il non raccontarmelo, tralasciando anche un gradito invito da parte sua.
Per poi peggiorare la situazione, ovviamente, la moglie è la donna che mi ha fatto uscire di testa nelle ultime 24 ore.
Ne ho abbastanza delle bugie e delle cose non dette, delle truffe e dei trucchi.
È stato per il tuo bene, la scusa che adottano tutti per non dirmi mai niente.
Ma basta, non sono più una bambina che non capisce le cose, non sono la Julie di un tempo, timida e impaurita dalle persone e dalla verità.

Sono talmente concentrata a fuggire da quel posto e a pensare, che non mi accorgo della mattonella del marciapiede un po' rialzata; cado prima ancora che me ne accorga.
Anzichè fare come le persone normali ed alzarmi, rimango lì, seduta a terra con le lacrime agli occhi.
Ma d'altronde non c'è niente di normale e serio nella mia vita.

Vedo un braccio teso verso la mia direzione e riconosco le macchie d'inchiostro posizionate su di esso. La X sul medio della mano protesa e l'ancora sul pollice della mano in tasca.
Anzichè però afferrarlo e farmi aiutare, rimango immobile a guardare quella mano, fin quando non ritorna nelle tasche dei pantaloni del proprietario.
Lo sento anche sbuffare, probabilmente infastidito dal fatto che io non ho accettato il suo gentile gesto, ma poi si siede accanto a me, con le gambe incrociate e con lo sguardo rivolto verso il sole.

Michael's POV
"Che ci fai qui? Perchè non vai dalla tua bella amichetta e dal suo felice marito che non mi ha nemmeno degnata di una telefonata in tre anni?"
La sua acidità supera persino la mia voglia di mangiare, a volte.
Il che è raro.
Non rispondo a quella domanda e, continuando a fissare il cielo nonostante il sole accecante, le rivolgo io una domanda.
"Sei arrabbiata perchè non te lo ha detto o perchè sua moglie è Silvia?"
La vedo sussultare, forse sorpresa di una mia domanda o, cosa più logica, a causa dei singhiozzi che il pianto le ha procurato, ma poi mi risponde con un monologo degno di un premio.

"Sai Michael, io sin da piccola ho avuto problemi a relazionarmi con le persone. Avevo addirittura paura di farlo. Quando poi ho trovato il coraggio e incominciai a farmi amicizie, tutti mi mentivano. Nessuno escluso. Vuoi un esempio? Una ragazza di nome Lee, all'età di 15 anni, mi rivelò che aveva una grande cotta per un certo Caspar, 17 anni. Io mi sentii in dovere di rivelarle un mio segreto, sono fatta così, interpreto male la legge del taglione, e ingenuamente le dissi che ero da tanto innamorata di Dave, 16 anni. Sai cosa venni a scoprire dopo? Che Caspar era il fratello di Lee e che ovviamente tutta la scuola sapeva della mia cotta per Dave e nessuno si stava mai zitto. Non uscii di casa per una settimana e tutto per colpa di quella maledetta bugia che, se non detta, non avrebbe causato un bel niente."
Fa un bel respiro profondo e noto che non piange più, ha soltanto gli occhi arrossati e le lacrime secche sulle guance. Poi continua.

"Quando riuscii poi a farmi finalmente le mie amicizie, che per fortuna durano anche al giorno d'oggi, dissi categoricamente a loro che non avrei sopportato amicizie basate su bugie o mezze verità. Matt faceva parte della mia piccola comitiva, ma a quanto pare questo punto non gli è rimasto in mente.
Ora me lo ritrovo davanti dopo 3 anni che non lo vedo con una fede nuziale al dito che indica hei, ciao Julie. Io sono il simbolo del matrimonio a te nascosto di Marco e Silvia e vengo indossato da ben 1 anno."

"Ah ma allora hai ascoltato la conversazione. Mi sembravi tra le nuvole" cerco di sdrammatizzare. E' dura vederla così giù per colpa di un coglione patentato.
"Certo che ho ascoltato. Purtroppo l'ho fatto"

Maybe Together|| M.G.CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora