Capitolo 12

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Sono ormai chiusa nella stanza degli ospiti di casa di Sam da ore. Ho deciso di rimanere là, non me la sento di tornare a "casa", dove potrei incrociare Michael parecchie volte.
Sam mi ha prestato uno dei suoi pigiama, che mi sta corto di gamba ma che è l'unico che posso indossare, e Ashton mi ha portato una tazza di camomilla, perchè come dice lui, "ti farà stare bene". Premuroso e gentile, ma non ho ancora capito perchè si trovava qui e perchè è rimasto a dormire qui.
Che ci sia qualcosa fra quei due? Lo spero, li vedo molto bene insieme.
Da un lato la ragazza apparentemente perfetta e dall'altro il ragazzo bello e gentile. La coppia apparentemente perfetta. Se solo sapessero le insicurezze della ragazza, i problemi che si crea da sola e i pianti che condivide con me non la penserebbero più così. Ma io sì. Continuerei a pensarlo. Perché so che Ashton non le farà mancare niente e che la conforterà in tutto. E allora sì, si potranno definire finalmente coppia perfetta.

Sento bussare alla porta e, come mi aspettavo, Sam fa capolino da essa.
"Hei, posso parlarti un attimo?"
Ovviamente le rispondo di sì. Non parliamo da tanto e come tutti, anche io ho bisogno della mia migliore amica.
È palese che voleva spiegazioni, e infatti questo è ciò per cui è venuta, ma io non sono pronta a dargliele. O meglio, non so che dirle. Sono sicura che mi giudicherebbe se sapesse che ho litigato con Michael solo per una mia piccola scenata di gelosia insensata, dato che non c'è assolutamente niente fra noi due.
Non ho una scusa pronta e, anche se l'avessi, non mi prenderebbe mai in parola a tal punto da credermi. Ci conosciamo a vicenda talmente bene che ormai nulla è più un segreto. Come quando lei mente, da amica quale sono, me ne accorgo subito dai suoi occhi bassi e le sue mani che torturano qualche parte del corpo quali capelli o braccia.

La vedo fissarmi impazientemente e purtroppo le parole mi escono di bocca senza che possa controllarle.
"Niente, Sam. Lascia stare."
In cuor mio spero che insista perchè ho bisogno di chiedere un parere a qualcuno, e se quel qualcuno poteva essere la mia migliore amica meglio ancora. Ma dall'altro lato spero mi capisca e mi lasci con i miei dubbi, tentando magari di mettere in ordine le cose da poco successe, nonostante si sarebbe probabilmente rabbuiata.
Ciò che invece fa mi sorprende.
Mi abbraccia e mi sussurra un "se vuoi parlarne sono in camera", e poi mi lascia da sola con le mie infinite domande sul da farsi.
La perfetta via di mezzo tra le mie due opzioni.
Rimango quindi a rimuginare tutta la notte sul litigio, per così chiamarlo, avuto poco tempo prima.
Mi chiedo se forse mi sono comportata da egoista gridandogli contro, quando invece lui era venuto per me, lasciando le sue due amiche. Mi rendo conto però che lui ha iniziato tutto urlandomi per primo e rinfacciandomi cose che non credevo avesse notato.
Capisco quindi che tutti e due abbiamo torto e tutti e due ce la siamo presi per poco. Abbiamo litigato per una sciocchezza e la nostra ignoranza ci ha ben detto di urlarci in faccia.

Sono circa le 23 quando mi arriva un messaggio da parte di un numero sconosciuto. Mi preoccupo un po'. Insomma, un messaggio da un anonimo alle 23 è alquanto allarmante.
Leggendolo, divento ancora più confusa.

"Scusa se vi ho fatto litigare. Non era mia intenzione"

Capisco subito che quel numero apparteneva a Silvie, la ragazza che ha diciamo causato il litigio tra me e Michael. Ma alcune domande sorgono. Come sa il mio numero? Come fa a sapere che abbiamo litigato? E come può affermare di non aver parlato intenzionalmente della loro precedente relazione se era evidente?

Tutte domande a cui non posso dar risposta. Ma qualcun altro invece sì.
E quel qualcuno è Michael.
Nonostante quindi siano le 23 e 15, decido di uscire di casa, cercando di non svegliare nessuno.

Michael's POV
Sto cercando ormai da ore una soluzione per riappacificare i miei pensieri, che vagano senza meta nella mia testa. Sono più che confuso dopo tutto quello che è successo e il fatto che Julie non è tornata a casa mi fa leggermente preoccupare.
Non che non mi fidi di Sam o di Ashton, ma il fatto che possa uscire di casa a quest'ora andando magari a farsi una passeggiata per schiarirsi le idee, come usa fare, mi rende irrequieto.
Continuo a pensare a come sia strano il fatto che da odiati amici siamo passati ad amici in così poco tempo, grazie a questa convivenza forzata che sta per terminare.
In fondo quindi devo ringraziare i miei e i suoi genitori per esser partiti e per averci costretto a passare questa settimana insieme.

Il ripetuto suono del campanello mi fa sobbalzare. Chi è così matto da venire a casa mia alle 23 e 30 e con così tanta insistenza per giunta?
Mi alzo scocciato dal divano sopra il quale mi trovavo e corro ad aprire la porta. Devo ricordare a mio padre di cambiare il campanello troppo assordante.
Mi ritrovo davanti a Julie con un pigiama molto più corto di lei e delle ciabatte di Titti.
Potrei anche mettermi a ridere se non fosse così furiosa.

"Dimmi perchè cazzo hai detto a Silvia del nostro litigio. Ma dico sei impazzito?! Non solo ci ha messo l'uno contro l'altro, per giunta viene a sapere da uno dei diretti interessati ciò che ha causato! Non lo capisci che così le farai capire che ha..."
"Dio Julie, calmati. Io non ho detto un bel niente a nessuno"
"E come faccio a crederti eh?! Siamo diventati per così dire amici da a stento una settimana e già..."
La interrompo per la seconda volta, questa volta senza parlare.
Poggio le mie mani sul suo viso e freno la sua rabbia con un piccolo "shh".
Riesce a calmarsi e solo ora noto che è praticamente venuta a piedi da casa di Sam, distante quasi 1 km e mezzo da qua, e calcolando che è ormai quasi mezzanotte aveva tecnicamente camminato da sola di notte per più di un kilometro in una strada non tanto affidabile.
Ciò che volevo evitare.

Decido di non prendermela con lei o sarebbe degenerato tutto di nuovo, quindi la faccio accomodare sul divano e le porgo un bicchiere d'acqua.
Cercando di rimanere calmo, chiedo "Cosa ti ha portato a pensare che fossi stato io a dirglielo?"
Beve un sorso dal bicchiere di vetro e, rimanendo con gli occhi bassi, mi risponde "Eri l'unico oltre a me a sapere tutto e ad essere al corrente del nostro litigio quindi..."
"... hai tratto conclusioni troppo affrettate. Se vogliamo veramente provare ad essere amici, dobbiamo tentare a fidarci l'uno dell'altro o non ci riusciremo mai. So che questo è un periodo particolare, dove dobbiamo dividerci tra ospedale per Calum e tra casa per mantenerla in ordine, ma se non collaboriamo non ne uscirà niente di buono"
Annuisce e rimane in silenzio, non sapendo più che dire.
Stranamente si è calmata subito e ciò significa che non è del tutto convinta da ciò che le ho detto.

"Che ti ha detto?" Voglio sapere cosa l'abbia spinta fin qui a mezzanotte.
Mi mostra il suo cellulare e leggo il messaggio che ha ricevuto poche ore prima. Non riesco a capire nemmeno io come Silvia sua a conoscenza di quanto accaduto ma di certo non è colpa mia.
Percepisco diciamo un senso di gelosia in Julie e quindi, un po' per vedere la sua reazione un po' per tranquillizzarla su questo punto, le dico "Ah, per la cronaca Silvia è sposata"

Maybe Together|| M.G.CliffordNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ