Capitolo 3

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Julie's POV

Me ne sono andata.
L'ho lasciato seduto su quella sedia, fermo immobile.
Cos'altro avrei potuto fare? Dovevo per caso dirgli che ero incazzata perchè il suo migliore amico mi aveva dato buca?
Dovevo rispondere a quella domanda dicendogli che ero vestita così perchè dovevo uscire con Calum?
E che lui mi aveva bidonata, facendomi sentire una merda?
Dovevo forse rivelargli che in quel momento stavo proprio cercando lui per dirgli che amico di merda che ha, ma che poi lo avevo visto e non avevo più la forza di fare altro?
Forse sì. Magari risparmiavo l'ultima parte, ma dovevo dargli quelle risposte. Forse doveva sapere, in fondo.

Decisa, torno quindi indietro in quel locale, sperando di incontrarlo. Non lo trovo però, se n'era andato. E dovevo anche aspettarmelo, non stava mica aspettandomi con tutta la fila di ragazze che lo aspettano sotto casa.
Esco dal pub, delusa, quando ad un tratto lo vedo camminare con le mani nelle tasche dei suoi skinny neri, come al solito.
Accanto a lui, però, vedo Calum.
Vengo assalita dal panico, sicura che ormai Michael sapeva tutto e mi stava deridendo con quel coglione.
Ecco, sono riuscita a rovinare quel piccolo momento tranquillo che avevamo.
D'altronde, è la cosa che mi riesce meglio.
Scappo il più veloce e il più lontano possibile da quel posto.

Mi ritrovo lì, seduta in un angolo della mia stanza, a piangere.
Non so nemmeno il motivo per cui lo stia facendo.
Non è per Calum, né per Michael; forse per entrambi.
Mi sento umiliata da tutti e due.
Mi sento derisa alle spalle, nonostante Michael non abbia fatto niente di sbagliato nei miei confronti.
So solo che è normale che adesso stiano sparlando di me, esattamente come io e Sam facciamo con i ragazzi. Solo che fa dannatamente male saperlo.
Sono certa che Calum gli aveva detto tutto e ora non sarei riuscita a sopportare il fatto di vivere per una settimana con un ragazzo che probabilmente mi reputa una stupida per aver permesso al suo migliore amico di farmi una cosa del genere. Perché lo so che anche lui non sopporta quello stupido gioco con le ragazze di Calum e io non riuscivo a sopportare di aver permesso a me stessa di cascarci.
Decido di smettere di piangere; d'altronde, che senso ha?
Non posso ridurmi così per due ragazzi qualunque.

Mi trovo davanti a quella che sarebbe diventata 'casa' per una settimana.
Devo resistere, devo essere forte e non mollare alla tentazione di spaccare tutto per poi accusare il mio coinquillino. Al momento, ne sarei proprio capace.
Ad un tratto, si apre la porta.
Voglio solo sparire, ora e per sempre.
Karen e Daryl mi accolgono a braccia aperte, poi incominciano a caricare nella loro macchina le valigie.
"Mi raccomando, fai come se fossi a casa tua e ricorda di tenere a bada il mio bambino" dice Karen schioccandomi un bacio sulla guancia.
Mi salutano e se ne vanno, pronti per un bel viaggio lasciando me e il loro figlio in una casa da soli, come in carcere. Tutto normale, d'altronde.

"Non ha ancora capito che non sono più il suo bambino" sento Michael alle mie spalle.
Mi prende inaspettatamente la borsa e si dirige verso un corridoio.
Lo seguo, istintivamente. In ogni caso non saprei dove andare e come muovermi.
"Questa è la tua camera"
Posa la borsa sul letto e se ne va. Indifferente come al solito, solo che adesso ho la netta sensazione la colpa sia mia.
Chiudo la porta per rimanere un po' sola e incomincio a sistemare i miei vestiti e le mie cose.
Trovo un cassettone vuoto così sistemo tutto lì dentro, piegando i vestiti e poggiando i trucchi e le spazzole sulla mensola di sopra; poi, attacco il computer alla presa, lo accendo e mi svago un po'. Ne ho davvero bisogno.

Guardo l'orologio e vedo che si sono già fatte le 11 del mattino.
Meglio andare a cucinare, o più precisamente, vedere se c'era qualcosa di commestibile.
Appena esco dalla stanza vedo 6 occhi puntati su di me: quattro erano estranei, due erano purtroppo familiari.
Si presentano entrambi, tutti e due molto gentili e simpatici.
Luke e Ashton, così si chiamano.
Molto carini.
Dopo essermi presentata a mia volta, prendo il cellulare che aveva incominciato a squillare.
"Pronto?" rispondo.
"HEI"
"Ahiaaa. Mi hai stordito. Sei pazza, Alice?" esclamo con un sorriso, tenendo ironicamente un orecchio.
Mentre parlo al telefono, mi dirigo in cucina, dove chiudo la porta per parlare senza che nessuno disturbi.
"No, gioia e poi sei in vivavoce" ride.
"Quante siete?" chiedo sconvolta.
"Tutte" sento dire da un'altra voce.
"Cosa? E dove siete?"
Dimmi che non siete qua davanti, vi prego.
"Davanti casa di Michael. Apri"
Ovviamente. Alzo gli occhi al cielo per poi chiudere la chiamata e aprire la porta.
"Eeehi" Sam mi salta addosso.
Saluto a uno a uno tutte le mie amiche, che non vedevo da almeno tre mesi.
Hanno tutte qualcosa di diverso.
Martine è più alta, molto di più; Justice si è fatta crescere i capelli; Danneel era un po' meno pallida del solito e infine Alice, che non era cambiata tanto.
Le dico di accomodarsi e le presento ai ragazzi.
Poi ci dirigiamo nella mia camera temporanea. Ho tanto da raccontare a tutte loro.

Le 12.
Dopo una bella chiacchierata, è arrivato davvero il momento di mangiare.
Vado in cucina mentre le altre si siedono sul divano, accanto ai ragazzi, e cominciano a parlare.
Vengo raggiunta da Michael, che mi dice l'ovvio.
"Non c'è nulla"
"Me ne sono accorta" gli rispondo ironicamente.
"Dovremo ordinare qualcosa, anche perché siamo in troppi" dice mentre si appoggia sull'isola della cucina con le braccia incrociate. Scommetto tutto che questa è la sua posizione preferita per farsi notare dalle ragazze.
"Sì, ma pomeriggio si fa la spesa. Dobbiamo pur mangiare sano per il resto della settimana" ammicco e me ne vado sculettando, sentendolo sorridere.
"Allora, dobbiamo ordinare qualcosa. Voi cosa dite?" annuncio, sentendo Michael affiancarmi.
Penso che ad occhi estranei potremo sembrare una di quelle vecchie coppie sposate che non riescono a fare a meno di stare vicino l'un l'altro.
Fortunatamente, nessuno qui era estraneo.
"Take-away" sento due voci pronunciarlo all'unisono, ma non capisco a primo impatto di chi siano.
Poi mi accorgo che Sam e Ashton si guardano imbarazzati e scoppio a ridere.
Potrebbero fare proprio una bella coppia.

Maybe Together|| M.G.CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora