Capitolo diciannove - Firenze

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Eravamo in treno, uno di fronte all'altra, entrambi con un caffè caldo in mano, nel vagone ristorazione. Faceva freddo, l'aria invernale si faceva sentire, ma l'eccitazione scaldava i nostri cuori e ci faceva ridere come due pazzi.

Bevemmo i nostri caffè accompagnati da due brioches che avevo comprato prima di partire al bar del signor Finn, che ora stava pian piano riconquistando un'ottima clientela. Con un abbraccio gli avevo promesso che sarei tornata con le idee più chiare e decisamente ancora più determinata.

Tornammo ai nostri posti a sedere e colti da un po' di stanchezza ci appisolammo fino all'arrivo alla stazione di Firenze.

Ci aspettava all'uscita Elia, con il suo tipico cappotto nero lungo e i capelli sistemati con una dose di gel fissante.

« Eccovi arrivati ragazzi! Come è andato il viaggio?»

Baci e abbracci. Ero a disagio.

Ci avviammo seguendo Elia verso il nostro albergo. Lui aveva preso una stanza singola, e aveva lasciato la stanza matrimoniale che aveva già prenotato per me e Càel. Non me lo sarei quasi aspettato.

Mi fecero andare in camera per cambiarmi e darmi una rinfrescata mentre loro prendevano un aperitivo prima del pranzo, dove li avrei raggiunti nel ristorante dell'albergo.

La camera era bellissima, ampia e molto chiara, con le lenzuola e il piumone color panna e il bagno dotato di ogni comfort, perfino una vasca idromassaggio.

Feci una doccia veloce e indossai un jeans con una maglietta nera che lasciava le spalle scoperte, poi mi guardai allo specchio e inevitabilmente sorrisi a quella ragazza dai capelli rossi. Stai facendo grandi passi Bree.

Elia e Càel – Bollicine in albergo

Bree era in camera a prepararsi e i due Angeli ne approfittarono per scambiare due chiacchiere.

Càel fra i due era quello più preoccupato, perché non riusciva a contenere l'amore per quella ragazza.

« Elia, io so che non dovrei, ma provo dei sentimenti davvero forti per Bree, sto provando a distaccarmi, a vegliarla alla giusta distanza, ma non ci riesco. Io la voglio fra le mie braccia, io non resisto ai suoi baci, io la amo anche col corpo. Cosa devo fare? Ieri, prima di partire, ho pregato e ho avuto modo di parlare con l'Amore Primordiale. Sai, Lui dice che non è un male, che l'amore del corpo non va limitato e nemmeno allontanato. Mi ha detto che quando alla base sta un rapporto costruito sulla fedeltà, sulla roccia, allora l'amore fisico non può fare altro che migliorare la situazione e rendere tutto ancora più bello. Ma io che sono il suo Custode, posso essere anche il suo amore?»

Elia si fece per un istante dubbioso, provò quasi un fremito di gelosia, ma sapeva bene che il suo fine non era quello di stare accanto a Bree in quel modo. Lui era il suo Primo Custode, Càel era venuto dopo, e probabilmente avevano due compiti diversi. Il compito di Elia era quello di rendere Bree capace di distinguere Bene e Male, e se la relazione con Càel per lei era un bene, allora non poteva fare altro che incoraggiarli entrambi. Un moto di comprensione si mosse dentro di lui, e rassicurò il nuovo Custode:

« Certo che puoi esserlo. Devi solo fare in modo che capisca prima l'Amore che sta alla base. Bree è portata al Vero Amore, in lei convergono sempre buone intenzioni, è fatta per donare amore a chi non lo ha conosciuto. E proprio questo l'ha ferita, ne ha donato troppo e non ne ha mai ricevuto indietro. Bree deve avere la certezza di essere amata da Dio, deve deporre le armi e lasciare che Lui entri in lei, che si faccia largo nel suo cuore. Bree ha bisogno di questa certezza, perché non le basta che un ragazzo qualunque le dica "Ti amo". Portala con te, prendila per mano e falle conoscere l'Amore che noi possediamo. Poi verrà il tuo momento, e sarete felici.»

Bree

Chiusi la camera e mi diressi verso la grande scalinata che scendeva nel salone principale, dove mi aspettavano seduti sulle poltroncine i miei due accompagnatori, che volsero contemporaneamente lo sguardo verso di me non appena si accorsero della mia presenza. Sorridevano meravigliati.

«Muoio di fame, dove si mangia?»

La sala da pranzo era molto semplice ma di buon gusto, rispecchiava una tipica trattoria toscana e mi mise a mio agio, almeno per quel pranzo non avrei dovuto stare troppo attenta al galateo e alle buone maniere.

Davanti a me stava una fetta di fiorentina al sangue e una porzione di patatine fritte calde, mentre i ragazzi come contorno avevano preferito l'insalata. Mangiammo con una sorprendente tranquillità, Elia ci illustrò il programma del giorno seguente e Càel non la smetteva di ripetere l'elenco dei posti che voleva visitare nel pomeriggio. Quei due erano in perfetta armonia, quasi sembravano fratelli. 

Ti regalo l'infinito (Completo - In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora