Capitolo cinque - Bianco

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«Scusa, sai...il traffico» L'imbarazzo totale. Non sapevo che parole usare, mi sentivo come se stessi per cominciare una lunga serie di figure poco gradevoli.

Un po' se la bevve la questione del traffico, ma nemmeno tanto. Mi accompagnò nel suo angolo cottura dove stavano bollendo gli spaghetti e in una padella soffriggeva un ottimo sugo di funghi e pomodorini. Sapeva anche cucinare, troppo bello.

«In realtà mia mamma è andata via poco fa, ha avviato lei la cena.» Ok. Troppo bello per essere vero, ma andava bene lo stesso: aveva chiesto alla sua mamma di aiutarlo a cucinare, forse per fare bella figura. Stappò una bottiglia di vino di produzione della sua famiglia, e ne versò un po' nei due calici che stavano, fragili, sulla tavola. Una tovaglia bianca, i piatti bianchi. Perché tutto quel bianco?

Gli spaghetti erano pronti, li adagiò abilmente nei piatti, poi prese un fiammifero e accese giusto una candelina di fronte a noi, mi fece accomodare e si sedette anche lui. Presi il calice, e assieme al calice l'iniziativa: «Allora, brindiamo alla tua cara mamma e alla sua cena, brindiamo a questo nostro strano incontro. Brindiamo a noi.»

Avevo deciso di mostrarmi anche nei miei lati esagerati, avevo deciso di accettare il fatto di essere un libro aperto avevo anche accettato il fatto di camminare su un filo in sua presenza; avevo però la certezza che se fossi caduta da quel filo, sbilanciandomi a causa della mia esagerazione, ci sarebbe stato lui a prendermi. Era diventato una certezza, una delle poche in questi ultimi giorni. Sorrise a quel brindisi che avevo proposto e mi guardò compiaciuto, compiaciuto per la mia decisione. Cin Cin.

La bottiglia di vino rosso era arrivata agli ultimi due calici, e nel frattempo anche i bocconcini di salsiccia al forno stavano per concludersi. Parlammo un po' delle ultime idee che avevamo avuto per il nostro locale. Si, ormai era il nostro. Eravamo d'accordo sul fatto che spendere delle energie per cambiare totalmente quel posto, lo faceva nostro. Poi fu lui a prendere una decisione: «Ascolta, perché non riprendi in mano i pennelli?»

«Adesso? Con tutto quello che abbiamo da fare? Non se ne parla. Abbiamo una lista di...»

«Nella tua lista io ci sono?»

«Cosa intendi dire?»

«Passare del tempo con me. Dopo questa serata è inutile pensare che fra noi due ci sia solo un rapporto lavorativo. Due colleghi non si vestono di bianco a una cena a lume di candela.» Bingo. Ancora questo bianco.

«E...cosa proponi?»

«Riprendi tela e pennelli. Ti porto con me.»

«Ma con te dove?»

«In un posto.»

«Sei sempre misterioso tu...»

«Dimmi che non è uno dei motivi per cui ti piaccio!» Sorrido.

Perfetto, adesso stavo perdendo l'equilibrio sul mio filo.

«Scherzavo eh! Diventi subito rossa!» Risata. Peggiorava solo la situazione, dovevo fare qualcosa.

«Sì, è uno dei motivi.» Sorrisi anche io e alzai leggermente il calice come per brindare a questa mia ultima affermazione. E finii tutto il vino.

Come si stava bene in sua compagnia, che belle parole che mi diceva, che belle emozioni mi trasmetteva.

Seguivo con lo sguardo il profilo del suo volto, mentre mi parlava, seduto sul divano accanto a me, con un bicchiere di Bourbon: sarà stato il vino, o il mio sorso di whiskey, ma non lo stavo più ascoltando; stavo solo attenta alle sue labbra che si muovevano, alla camicia bianca che formava deliziose pieghe sul petto, alle braccia che ospitavano vene bluastre in rilievo, alle mani che tenevano il bicchiere, così sicure. Forse se ne accorse, forse anche lui parlava ma non dava peso a ciò che diceva, perché ci fu un attimo particolare, un attimo in cui si zittì e mi guardò. Avevo la treccia già disfatta, ciocche di capelli fuoriuscivano bizzarri, il vestito che prima mi sembrava così fine ed elegante improvvisamente mi sembrò solo un goffo tentativo di apparire bella ai suoi occhi: mi guardava e mi sentivo inadatta. Poi si avvicinò, poggiò le sue mani sul mio volto e mi baciò la fronte; un gesto così pulito e semplice, mi diede una scarica sensuale inconcepibile. L'alfabeto dell'amore si compone di piccoli pezzi, si compone di carezze e di baci sulla fronte, che donati nel modo giusto valgono molto più che di un bacio sfuggente sulle labbra. In quel momento stavamo scrivendo la nostra storia, con un alfabeto tutto nostro.

Ti regalo l'infinito (Completo - In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora