Capitolo diciotto - Latte, miele e mandorle

32 0 0
                                    

Ero a tavola con i miei genitori, davanti ad un piatto di pasta al pomodoro, ed ero sovrappensiero.

Avevo parlato con Elia, e gli avevo detto che al Festival era stato invitato anche Càel, lui non fece una piega, mi sorrise e mi disse che non gli dispiaceva affatto, che ci saremmo visti direttamente all'albergo dove alloggiavamo noi ospiti. Non era per niente offeso, ne triste.

Nel pomeriggio andai a trovare Càel, ero impaziente, non potevo aspettare di più. Quel fine settimana saremmo partiti per Firenze, e io avevo bisogno di sapere a chi stavo donando il mio cuore.

L'appartamento di Càel era più disordinato del solito, spostò una camicia dal divano e mi fece accomodare accanto a lui. Lo guardai con uno sguardo inquisitore e lui mi sorrise, calmo, poi esordì: « Tu credi in Dio, Bree?»

Perché tira in ballo Dio adesso? Ma sta bene?

« Credo di sì, ma cosa c'entra adesso?»

Sospirò. Si alzò dal divano, si diresse in cucina e lanciandomi occhiate di tanto in tanto prese ad armeggiare con la frutta e cominciò a preparare un frullato. Affonda la lama in una mela.

« Io non ci credevo, sai? Adesso sì invece.»

Continua a tagliare la mela a cubetti.

Capii che non aveva intenzione di rendere facili le cose, così mi misi comoda sul divano.

« Ti ascolto, va avanti...»

Rise.

« Sai dicono che Dio si faccia vivo nei momenti più bui della tua vita, quelli più dolorosi, che ti lasciano senza fiato. Per un certo senso è stato così anche per me. Ci conosciamo da così poco. Un mese? Un mese è bastato per innamorarmi. Sono sempre stato solo nelle mie scelte, sai? Si, forse tu sai come mi sentivo. Solo mia madre è dalla mia parte. Adesso ci sei tu. Mi hai dato una forza incredibile, mi hai tirato su da quella situazione stagnante nella quale mi trovavo. Ma non perché tu avessi pietà di me, un povero senza lavoro, ma perché tu hai riposto fiducia in qualcuno che hai visto come tuo simile. Tu ti sei ritrovata in me e io in te. Ci siamo specchiati l'uno nell'altra. Chi ha l'anima sensibile, chi è attratto dalle cose dell'arte, dalla musica, dalla bellezza, è quasi sempre solo. Alcuni ci chiamano "geni incompresi", altri pensano che noi siamo "strani" o "tipi un po' matti". Se ci pensi, quando troviamo una persona simile a noi facciamo di tutto per parlarci spesso e soprattutto, facciamo di tutto per non farla andare via, perché finalmente possiamo chiacchierare liberamente senza essere guardati con gli occhi sgranati. Così è successo con te. Non volevo più lasciarti andare. Anzi, non voglio tutt'ora.»

Ora era passato alle mandorle. Erano più dure da tagliare.

« Càel, io non ti lascio solo, lo sai...»

Cannella.

« Lo so, lo so. Ma non è questo il punto. Da quando ci sei tu, ho cominciato a ricostruire un rapporto anche con me stesso, con la parte di me che avevo messo da parte. Quella fragile. Perché con te non ho mai avuto vergogna di essere fragile. Succede che quando sei spezzato dentro, anche trovare l'amore della tua vita non serve a molto e allora devi ricomporre te stesso, devi prendere in mano i tuoi cocci e devi rimetterli assieme. Soprattutto devi trovare conforto in qualcosa di certo, di stabile, di vero. Una sera tra i miei libri ritrovai una vecchia Bibbia, la aprii al libro dei Salmi e cominciai a leggerne uno. Li hai mai letti? Mi diede un tale conforto che mi spaventai. Non credevo che parole scritte così tanto tempo fa potessero sembrarmi quasi scritte apposta per me, e invece lo erano. Mi sollevarono il morale. Così andai avanti e li lessi tutti, a costo di non dormire la notte. Ero tranquillo.»

Latte.

«Sì, ho letto anche io qualcosa. Continua, ancora non riesco a capire...»

« Io non posso dirti tutto Bree. E questo mi dispiace. Ma voglio che tu sappia una cosa. Tutto il dolore che hai visto in me quella notte, è scomparso. Quando piangi molto e ad un certo punto pensi di non possedere più lacrime, è li che ti accorgi che in realtà in te si è creata una sorgente. Da quel dolore è nata in me una sorgente d'amore.»

Ma cosa stai dicendo, ma di cosa stai parlando?

Miele.

« Càel non ti capisco. Io ti ho visto urlare dal dolore e poi non ti ho più visto. Ti sei gettato dalla finestra!»

Sembrava un sospiro di arresa il suo. « Era la cicatrice che mi faceva male. A volte si sveglia, come se si riaprisse. Vieni con me, ti faccio vedere una cosa.»

Tutti gli ingredienti stavano nel mixer, in attesa di essere frullati in un unico sapore.

Mi accompagnò in camera da letto e aprì la finestra, mi fece affacciare. Alla luce del giorno tutto è diverso.

Con la coda dell'occhio non potei fare a meno di notare una piccola scala di metallo, che partiva dalla destra della finestra e saliva fino al tetto dell'edificio. Una scala di sicurezza che invece di scendere saliva. E io quella notte non l'avevo vista, sconvolta com'ero.

«Ammetto di essere stato indelicato, ma non mi piaceva farmi vedere soffrire. Quella cicatrice ce l'ho dalla nascita e ogni tanto si sveglia provocandomi un forte bruciore. Era inutile chiamare l'ambulanza, e soprattutto non avevo il coraggio di vedere il tuo volto sconvolto a causa mia.»

Mi sentii un po' in colpa, ne avevo pensate tante sul suo conto, anche se in realtà non ero riuscita ad arrabbiarmi fino in fondo con lui; insomma, doveva aver avuto le giuste motivazioni per comportarsi in quel modo. Solo che fino ad allora non avevo compreso. O quanto meno credevo di aver compreso.

Lo abbracciai forte, poi tornammo in cucina e finalmente tutti gli ingredienti del frullato si amalgamarono.

«Càel allora verrai con me al Festival, a Firenze, questo fine settimana?»

«Sarei onorato di accompagnarti»

«Noi andremo come coppia, ci tenevo però a dirti che lì incontreremo Elia.»

« Sì, lo so, ne abbiamo parlato ieri sera. Elia non è un problema per me, anzi, devo dire che mi trovo molto bene con lui.»

« Cosa? Ma non avete nulla in comune voi due!»

Sorrise, versò il frullato in due lunghi bicchieri. «Più di quanto tu possa immaginare, invece».

Cin Cin.

« Ce l'hai uno smoking?»

« Con chi credi di parlare cara? Certo che ce l'ho!»

« Molto bene. I biglietti del treno sono prenotati, l'albergo anche, dobbiamo solo fare le valige. Fra due giorni viaggeremo verso il nostro sogno.»

« Bree. Promettimi che non rinuncerai mai ai tuoi sogni. Siamo vani, vuoti, se non abbiamo sogni o se vi rinunciamo. Promettimi che avrai sempre qualcosa per cui lottare.»

Io lo amavo per questo. A ogni nostro incontro poneva un seme nel mio cuore, e mi dava gli strumenti per farlo crescere e fiorire.

Non gli risposi. Socchiusi gli occhi e lo baciai. Un bacio al gusto di latte miele e mandorle.


Ti regalo l'infinito (Completo - In Revisione)Where stories live. Discover now