Prologo - Il principio della fine

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Apri gli occhi. Respira. Sciogli le spalle.

Parte la musica giusta. Conta e cin, sei sette e otto e salta. Afferra il palo, trazione, pancia e addominali... Gira e posa.

"Anche stasera è fatta" Pensa. "ora devo solo ballare, aspettare mezzanotte." Le luci frenetiche, i bassi della musica rimbombano nello stomaco. "Oggi non è la mia serata..." Si sente strana. È una settimana che ha la sensazione di essere osservata. Poi quel biglietto... Ma no, non può essere.

Si porta una mano sul viso mentre continua ad ancheggiare e girare mantenendo la sua postazione. La maschera c'è. "Ovvio che c'è. L'ho messa prima di entrare in scena."

Con quella addosso nessuno può riconoscerla. Lascia scoperta la bocca e il mento ma tanto, con quel rossetto e gli occhi azzurri tutte le soubrette del locale sembrano avere la stessa faccia, cambia solo il colore dei capelli. Quelle del suo gruppo sono 11: rosse, more e bionde. Ce n'è per tutti i gusti. Sono in 12 contando lei.

12 come le 12 ragazze-cigno di quella storia che le raccontava suo nonno da piccola.

12 come "le dodici querce" di Via col vento.

12 come le 12 principesse danzanti di Barbie.

Ha sempre sognato di essere una di quelle, ma non avrebbe certo mai immaginato di diventare una "numero 12", almeno non al Blu Flamingo. Quel locale pieno di vita e di perdizione dove alcool, gioco e donnine regnano sovrani. Eppure non le dispiace troppo.

È l'altra faccia della medaglia.

Però, se si dovesse venire a sapere... Sarebbe un disastro. Perderebbe tutto: reputazione, rispetto... Perderebbe la dignità, ma solo quella della sua realtà diurna perché di notte no, non cambierebbe nulla.

Guarda l'orologio: mezzanotte precisa. Il suo turno è terminato. Non si è fatto vivo nessuno. Abbassa lo sguardo e, infatti vede arrivare Iris per il cambio. Indossa una specie di vestaglia di pizzo con delle belle piume vaporose sulle tonalità del blu metallizzato con sotto un set intimo e giarrettiera abbinati e sul viso una maschera da fenicottero. Funziona così al Blu Flamingo: balli dalle 20.30 alle 24. Spogliarello da mezzanotte all'una. Luci rosse fino alle tre, orario di chiusura.

Lascia il palo e si dirige verso il bar.

« Dammi il solito, Mick » Dice sedendosi al bancone. Tempo neanche due secondi e si trova davanti un bicchiere con dentro del liquido bianco chiarissimo e del ghiaccio.

« Non ci provare » Scosta il bicchiere di lato.

« Come fai ad accorgertene ogni volta? » Domanda di rimando il ragazzo tatuato con indosso la polo azzurra dello staff.

« È l'odore, nonostante ce ne sia già tanto nell'aria, nel bicchiere l'alcool è concentrato. »

« D'accordo, te la cavi anche stavolta. » Disse passandole un bicchiere in apparenza molto simile al precedente. « Come fa a bastarti? »

« Io non ho bisogno di andare su di giri. Non sono qui per questo.»

« Allora perché sei qui? »

« Per ballare, e poi è lavoro. Capito? Vale anche per te. »

« Sì, ma io ogni tanto un drink me lo faccio, tu invece non sgarri mai. »

La conversazione cade. Accanto a lei si siede un ragazzo bruno dai capelli un po' lunghi e ribelli. Porta una giacca di pelle nera aperta e dei jeans scuri che dall'aspetto devono essere molto rigidi.

«Comunque un po' di evasione ti farebbe bene ogni tanto, Celeste. »

In tutta risposta la ragazza posò con noncuranza il bicchiere ormai vuoto sul bancone.

« Dai, con questa musica non ti viene voglia di qualcosa di più? »

« Sono abituata alla musica, poi oggi è l'ultima sera e non sono in vena. Mi sento annoiata! » Si guardava intorno. Si accorse che il ragazzo a fianco a lei la osservava con insistenza ma non ci fece troppo caso, d'altronde non era il primo.

« Certo che sei annoiata! Come si fa ad essere contenti dopo acqua e limone!? » Sbraitò Mick riprendendosi il bicchiere. « È un insulto al mestiere di barman servirla. »

« Non è il limone... »

« Infatti è l'acqua il problema, avessi bevuto la vodka lemon che ti avevo dato sarebbe stato tutt'un altro discorso. »

« Va boh, va. Io vado. Buona continuazione!»

« Ci rivedremo! Conterò i giorni! »

Scese dall'alta sedia e si diresse verso i camerini ma non fece in tempo che qualcuno la prese per l'avambraccio. Era quel ragazzo vestito di scuro.

"Eccone un altro" Pensò stanca. « Che vuoi? » Chiese la soubrette con un tono annoiato.

« Voglio ballare. »

« Balla da solo, il mio turno è finito. » "Voglio tornare a casa mia." Pensò. Fece per andare via ma non riuscì a liberarsi dalla stretta. Lo guardò scocciata e solo allora si accorse che anche lui portava una maschera.

« Ti credi un cowboy? » Disse ridendo di gusto. « D'accordo Zorro. Ballo con te, ma una canzone e basta, chiaro? »

In tutta risposta venne lanciata nella pista da ballo. Si lasciò andare tra le note della musica, si scatenò un po' fino a quando il ragazzo mascherato non la prese per i fianchi tirandola a sé.

"Un lento? Ma si rende conto di dove si trova?" Pensò dubbiosa.

Stettero in quella posizione un paio di minuti, ondeggiavano lenti. Le mani di lui correvano lungo le spalle, la schiena, i fianchi mentre lei restava quasi immobile. Aveva le braccia intorno alla sua schiena che, anche se coperta dal giubbotto, si capiva doveva essere allenata. Stava per finire la musica quando lui le scostò i capelli castani e portò la bocca vicino al suo orecchio e canticchiò qualcosa.

« Solo noi... Ci sono io, ci sei tu.»

La ragazza fece un passo indietro. Cosa significava quella frase? Era tutto così strano e così... Pericoloso.

Zorro si voltò e si infilò a passo spedito dentro la mischia ma lei gli corse dietro, lo raggiunse e gli si parò davanti bloccandolo. Rimasero in silenzio e, dopo qualche attimo di esitazione, la ragazza gli tolse la maschera nera.

Sbiancò. Ora era tutto chiaro.


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Questa storia è stata pubblicata a partire da giugno 2017.

Mask DownWhere stories live. Discover now