CAPITOLO 10

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Capitolo 10

Anno 1812
"Toglietemi le vostre luride mani di dosso!" Gridai dimenandomi e facendo una confusione poco consone e adatta ad una fanciulla.

"Non vi preoccupare. Miss, tra poco sarà tutto finito. Ora vi lasceremo e voi ci seguirete al cospetto del re. E soprattutto non scapperete." mi ammonì una delle due guardie in tono calmo e lento, come se parlasse ad una bambina.
Sbuffai con poca eleganza dando un ultimo strattone con il braccio e liberandomi della forte presa, per poi superarli indignata e continuare a camminare precedendoli.

"Da questa parte,siamo arrivati" sentì dire. Così mi arrestai e tornai sui miei passi, raggiungendo la porta aperta che dava su un'anticamera.

Una volta entrata vidi i due parlare con un valletto, il quale dopo aver posato il suo sguardo sulla mia figura un momento di troppo, aprì un'altra porta, probabilmente quella dello studio reale e ci annunciò.
Entrai timorosa, ma a tutto ero pronta tranne a ciò che mi si presentò di fronte. Al centro della grande stanza era situata un'imponente scrivania di mogano pesantemente decorata da incisioni e ricoperta di documenti da firmare, dietro alla quale,comodamente seduto su una poltrona, c'era il principe arrogante con il quale avevo danzato qualche ora prima.

"Ancora voi? Sono sorpreso, non vi avevo mica detto di stare al vostro posto? Cosa avete mai combinato questa volta?" Disse ironicamente e con tono canzonatorio lui.

"Vostra Altezza la conoscete? L'abbiamo trovata a gironzolare nell'ala sud, chissà che intenzioni aveva" spiegò la guardia più alta.

"Vi posso assicurare che non è così, mi sono semplicemente persa...dopotutto è giusto un po' più grande della mia casa. " risposi avvelenata cercando di difendermi.

"Vostra Maestà se posso permettermi, non credo proprio che le sue intenzioni fossero nobili. La fanciulla mente."

"Vi ringrazio per avermi notificato questa totale mancanza di rispetto, ma ora spetta a me la decisione. Vi ringrazio, potete andare." e così le due guardie si inchinarono e uscirono silenziosamente, lasciandomi sola e in balia del futuro re.

Appena sentii chiudersi la porta alle mie spalle, volsi lo sguardo fuori dalla finestra, ripugnata all'idea di dover incontrare di nuovo il suo sguardo e lo mantenni così fino a quando egli non mi rivolse la parola.

"Ebbene non posso lasciarvi sola un attimo che combinate guai!" esclamò in modo ironico. " Ora che siamo rimasti soli, vi dispiacerebbe ripetermi il motivo per cui vi aggiravate nell'ala reale?"

"Ve lo ripeto, mi sono persa." risposi irritata incrociando le braccia.

"No, intendo la vera motivazione. Sappiamo entrambi che mi state mentendo."

" Non è esatto, la mia motivazione è parzialmente vera. E dopotutto non vi siete comportato proprio da gentiluomo, quindi non vedo il motivo per cui vi debba render conto delle mie azioni."

" Mi fate capire che non vorreste nemmeno scendere a compromessi per farvi rivelare la verità? "

" Dipende se sono compromessi vantaggiosi per la mia parte. Prego, vi ascolto." lo incitai con tono malizioso, al che lui mi guardò divertito e stette al gioco.

"Bene, ho una proposta da farvi. Poiché sono nella posizione di decidere per la sorte di qualunque persona risieda nel mio territorio, potrei rispedirvi anche senza nessuna motivazione a casa, se voi non doveste andarmi a genio." si fermò facendo una pausa " Ma dato che intuisco che voi non possiate permettervi di perdere il vostro posto a palazzo e che si venga a sapere delle vostre scandalose passeggiate nelle ale private, vi propongo di dimenticare tutto a patto che diventiate la mia referente privata e che scopriate tramite ogni vostro possibile sotterfugio crimini passati e informazioni compromettenti sulle fanciulle della Stagione e le relative famiglie."
Lo guardai sbalordita e per poco non rimasi a guardarlo a bocca aperta come un allocco.
"Voi volete veramente che sia la vostra spia?"

" Non conosco questa parola, ma presumo che il vostro intelletto vi abbia permesso di cogliere il concetto"

"Perché non mi fido della vostra proposta?" Chiesi retoricamente corrugando le sopracciglia.

"Siete fortunata Miss Stewart, vi reputo una fanciulla intelligente e furba. Proprio quello che cerco nella mia consigliera privata"

"Se accetto mi promettete che passerete su questa storia e che nessuno ne verrà a conoscenza? Mia madre non sarebbe più capace di guardarmi in faccia se dovessi macchiarmi di questo crimine"

"Non ho mai infranto un patto,quindi si, lo prometto. A patto che voi facciate tutto ciò che è in vostro potere per consigliarmi al meglio, senza secondi fini"

"Accetto, dopotutto sarebbe potuta andare infinitamente peggio di come si è conclusa la situazione."

"Bene, e ora vi ascolto Miss."

"La verità è che si, mi sono davvero persa, ma solo perché ho scoperto dei corridoi di servizio delle domestiche. Volevo andare via dal ballo perché ero stanca"

"Non sapete che è proibito fintanto che il re e la regina non si sono congedati?"domandò lui confuso.

"Non sono a conoscenza di tutte queste regole di protocollo, conosco solo quello che mia madre mi ha insegnato" risposi mortificata.

"Non accadrà mai più. Mi avete capito? E da domani prenderete lezioni di etichetta"

"È un ordine?"

"Intendetelo come volete. Quel che è certo è che non posso mandarvi così inesperta nell'alta società. Ora andate a riposarvi, domani sarà una lunga giornata"

Così terminò il colloquio, perciò mi inchinai scherzosamente e uscii ancora sconvolta dalla proposta, avviandomi verso le mie stanze.

Quando pensavo di poter avere finalmente un po' di pace, svoltai l'angolo e se non fosse stato per i miei riflessi pronti ,mi sarei ritrovata molto più vicina al giovane principe di quanto l'etichetta permetteva.
Questi mi guardò con divertito stupore mentre si riprendeva dal mancato scontro.

"Miss Stewart, mi sorprende vedervi nuovamente. Come mai da queste parti? Siete già di ritorno al vostro alloggio?"

"Oh Vostra Altezza, sono terribilmente desolata, non intendevo ostacolarvi. Capisco che siate di fretta" risposi abbassando lo sguardo.

" No, non vi dispiacete. Non sto andando da nessuna parte, anzi mi fa molto piacere incontravi. Posso accompagnarvi?" propose gentilmente, ma allo stesso tempo imbarazzato.
"Non vi scomodate, davvero."
"No, insisto. Non vorrei che vi perdiate di nuovo." Al che, non potei rifiutare, sarebbe stato un insulto da parte mia. Per tutto il tragitto mi sentii a disagio, poiché le parole del fratello mi continuavano a tornare in mente, facendomi ricordare il mio posto.
Raggiunta la nostra meta, lo salutai augurandogli la buonanotte, ma quando feci per aprire la porta, posò la sua mano sulla mia fermandomi.

" Vi prego di perdonarmi per la mia sfrontatezza nel domandarvi il primo ballo, sono consapevole di avervi messa in una posizione scomoda, ma non faccio altro che pensare al nostro incontro di qualche sera fa."

"Sapete anche voi che sarebbe scandaloso se ci vedessero un'altra volta insieme. Ne va della mia reputazione e della vostra." dissi distogliendo lo sguardo dal suo.

"Sono a disagio, perdonatemi. Forse è meglio che vada. Buonanotte."
E così mi liberai dalla sua presa ed entrai nella mia stanza, chiudendo la porta dietro di me.

Plot Twist // IN REVISIONEWhere stories live. Discover now