CAPITOLO 1

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Inizio a giocherellare con una piccola ciocca dei miei capelli color grano, è un gesto che aiuta a rilassarmi.
"Bene signorina Brooks, adesso è ufficialmente una studentessa della scuola Sant James." Si congratula il preside, intento a riordinare i moduli di iscrizione appena firmati.
"Ehm, la ringrazio preside Turner." Rispondo timida.
"Non è fantastico tesoro?! Da domani incominciamo una nuova vita, io, te e tuo fratello!" Interviene scattante mia madre.
"Mamma... ti prego non adesso."
Cerco di non mostrare l'imbarazzo che provo, mentre lei mi rivolge il suo sguardo interrogativo; dopodiché ci alziamo insieme, intente a dirigerci verso la porta per uscire dalla stanza.
"Aspettate." Ci blocca il preside.
Tutte e due ci voltiamo ad osservarlo.
"Se mi permettete, sarebbe per me un piacere mostrarvi la scuola."
"Non è necess..." comincio.
"Certo! Ci farebbe MOLTO piacere!" Si intromette subito mia madre, dopo aver intuito la risposta che stava uscendo dalla mia bocca.
Come reazione, punto gli occhi verso l'alto.
Ma doveva proprio rispondergli si?! Detesto quando prende l'iniziativa, perchè non combina mai niente di buono! Non mi interessa visitare la scuola, soprattutto adesso. In questo momento vorrei solo andarmene a casa a piangere dalla disperazione, odio tutto di questa città. Mi manca mio padre... Sono arrabbiata con lui, lo detesto, ma in questo momento è l'unica persona che vorrei accanto. Non mi basterà vederlo una volta al mese, lo vorrei qui sempre, vorrei la famiglia che eravamo prima: felice e serena nella nostra bella Boston.
"Allora prego, seguitemi." Ci invita il preside.
Non appena co ritroviamo nel corridoio bianco e pieno di armadietti ormai deserto, il suddetto ci fa cenno di seguirlo, infatti io e mia madre ci incamminiamo subito dietro di lui.
Dopo aver svoltato l'angolo che avevamo percorso per raggiungere l'ufficio del preside, immediatamente ci appare, a lato, la biblioteca, la quale mia madre aveva già adocchiato al nostro arrivo.
"Questa è la biblioteca."
Mi sporgo sull'uscio per riuscire a vedere meglio l'ambiente che ho davanti, caratterizzato dal piacevole odore di libri vecchi e usati.
"È grande." Osservo semplicemente.
Noto con piacere che gli scaffali marroni colmi di libri di vario tipo e di vario colore si trovano ad uno spazio consistente l'uno dall'altro. Contrariamente alla biblioteca della mia vecchia scuola, qui i tavoli adibiti alla lettura sono molto più spaziosi e puliti, come dimostrano quei pochi studenti che se ne stanno lì, seduti comodi a leggere i propri testi scolastici... Da quel che sembra sono molto a loro agio.
"Potresti venire qua il pomeriggio a studiare con le tue amiche." Propone mia madre.
"Vedremo..." Il mio commento non si fa attendere... non so nemmeno se riuscirò a farmi delle amiche.
"Ma certo signora, sua figlia potrà disporre di tutte le stanze e le attrezzature che la scuola ha da offrire per lo studio." Dice il preside Turner.
"Bene, sono contenta!" Risponde la diretta interessata.
"Da questa parte. Voglio mostrarvi la palestra."

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"Questo è il nostro campo di pallacanestro, che puntualmente utilizziamo anche per le partite delle squadre di pallavolo."
Davanti a me si presenta uno spazio grandissimo, con un parquet che risplende sotto i miei piedi, il quale i numerosi ragazzi presenti stanno abilmente adoperando per la loro ora di educazione fisica: da una parte del campo palloni rossi da basket rimbalzano da una parte all'altra della sala, mentre le ragazze cheerleader sono occupate a provare le loro coreografie sull'altro lato.
Tutti si divertono. Tutti ridono e scherzano, e, di tanto in tanto, è possibile udire qualche pettegolezzo sul motivo della presenza del preside... un motivo che dovrebbe essere semplice da capire data la mia presenza come persona che non hanno mai visto.
"Quando una classe viene a fare educazione fisica è abitudine che i maschi stiano ad allenarsi da un lato del campo e le ragazze dall'altro. Oggi è giorno di pallacanestro e cheerleading, due delle attività preferite dai ragazzi."
"Ah, bene." Sobbalza mia madre.
"Venite, vi faccio fare un giro del campo, passeremo dalle tribune."
Monto sulle tribune di ferro e noto, con mio disappunto, che sotto di esse si intravedono dei residui di coriandoli e nastri blu e celesti che probabilmente sono lì dà un sacco di partite. "Mamma, io mi siedo un attimo qui, voi andate pure avanti intanto." Dico.
"Sei sicura cara?" Mi chiede lei.
"Sicura."
Vedendo mia madre allontanarsi insieme al preside mi viene spontaneo tirare un sospiro di sollievo, adesso finalmente per qualche minuto posso smettere di annuire e di mostrare sorrisetti falsi di approvazione davanti a quei due.
Poso lo sguardo sulle ragazze cheerleader, le quali, a quanto pare, sanno di essere brave e perfette: non fanno altro che darsi un mucchio di arie e farsi smancerie a vicenda tra un'acrobazia e l'altra; le loro divise sono caratterizzate dal colore simbolo della scuola: il blu, con un'appariscente scritta bianca e cenere stampata proprio sotto la scollatura della maglia... 'LADY FALCON', non potevano scegliere nome peggiore.
I ragazzi, invece, sul lato opposto, sono occupati a sembrare perfetti e ad apparire più fighi di quanto siano in realtà.
La verità è che sono tutti palloni gonfiati.
E il blu gli sta malissimo.
Quindi potrebbero anche smetterla di voler sembrare quelli che non sono.
Tra i tanti ragazzi che si credono divi di Hollywood e che iniziano di tanto in tanto a fissarmi, ma che poi distolgono subito l'attenzione non appena me ne accorgo, uno, in particolare, sembra tutto sommato naturale e privo di alcun interesse all'apparire tutto muscoli e niente cervello: non capisco perché, ma i suoi gesti e le sue espressioni combinati ala fatica dell'allenamento creano un mix di pura bellezza e straordinaria simpatia.
I suoi biondi capelli sono imperlati di sudore e gli ricadono umidi sulla fronte, quest'ultima bagnata, assieme a tutta la sua pelle, con quella maglia larga che, fradicia com'è, aderisce perfettamente ai suoi addominali; i suoi movimenti, quei meravigliosi palleggi a terra sono completamente spontanei e non costruiti per somigliare ad una celebrità.E che occhi: sembrano un mare infinito.
Mi piacerebbe davvero che il preside mi inserisse nella sua stessa classe... tra tutti i presenti e tra tutti i ragazzi che ho visto lui a quanto pare è quello più intelligente.
Okay, credo di aver capito come vanno le cose in questa scuola, o meglio che razza di persone sarò costretta a frequentare. Sono sicura che posso farcela, in fondo mi mancano solo due anni al college; devo farcela, devo resistere a tutti costi, e poi finalmente potrò andarmene dove vorró, sarò libera. Ma adesso ... Adesso credo di essere pronta ad iniziare una nuova vita qui a Seattle... Credo di essere pronta ad un'altra nuova guerra.

40 VOLTE L'INFERNO Where stories live. Discover now