CAPITOLO 3

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Mi sveglio dal mio sonno notturno.
Sono sei in punto, quindi dovrei avere tutto il tempo di vestirmi, lavarmi e scendere a fare colazione.
Mia madre oggi ha preparato i pancakes con la cioccolata, straordinariamente buoni ma molto lunghi da digerire.
"Mamma, guardami un'attimo per favore."
Le si volta dai fornelli per posare gli occhi su di me e per sentire quel che ho da chiedere.
"Come vado? Con i vestiti intendo." Chiedo.
Mi scanso dal tavolo che ho davanti per permetterle una corretta visione del mio abbigliamento.
"Mmm, vediamo... perchè non ti sei messa una camicia? Secondo me ti sarebbe stata molto meglio addosso." Critica la mia t-shirt rosa pastello leggermente aderente.
"Mamma... non voglio mica sembrare un maschiaccio..." Rispondo incrociando le braccia al petto quasi per coprirmi.
"Liv Brooks! È per caso trucco quello che hai sulla faccia?!" Inizia a rimproverarmi lei.
Purtroppo non faccio in tempo ad udire completamente la sua lamentela che già sono scappata in auto.
Da uno dei sedili posteriori dove mi sono accomodata riesco ad intravedere l'espressione di mia madre dalla finestra che dà sulla cucina: ride e non pare affatto arrabbiata; probabilmente è orgogliosa che io abbia iniziato a truccarmi, dato che non me l'aveva mai visto fare, e forse quell'esclamazione di rimprovero era solo dovuta alla convinzione di voler sembrare autorevole. Non ne ha bisogno, so che sa farsi rispettare quando c'è veramente bisogno... E comunque... non devo andare a scuola con un minimo di decenza e dignità.
Dopo aver raccolto i miei capelli in una lunga coda di cavallo, dó due rapide spinte al clacson, così da far intendere a mia madre il fatto di sbrigarsi.
"Mamma! Sono già le sette e quaranta... Faró tardi!" Le urlo mentre la vedo uscire frettolosamente di casa con Charlie per mano.
"Scusami Liv, ti prometto che proverò a metterci la metà del tempo a portarti a scuola." Si scusa lei.
"Si così poi rischi di fare un incidente proprio come ieri!" Urlo.
Senza badare al mio commento, la suddetta accende il motore dell'auto e, subito dopo, parte veloce e decisa.

                                        ******
"Ci vediamo alla fine della scuola tesoro. Ti voglio bene." Dice mia madre affacciandosi dal finestrino non appena scendo dall'auto portandomi lo zaino sulle spalle.
"Ci vediamo oggi mamma... Ciao Charlie." Saluto i due, aspettando che ripartano, dopo mi avvio verso l'ingresso della scuola.
Okay, adesso devo solo sopravvivere.
Mi incammino verso l'entrata dell'edificio con un passo lento e costante: lo spazio è riempito dalla presenza di numerosi ragazzi che studiano, passeggiano e chiacchierano tra loro in attesa del suono della campanella che segna l'inizio della lezione. Il vialetto che conduce sino alla scuola è costituito da pietre grigie e beige, il tutto contornato ai lati da un prato arricchito dalla presenza di qualche albero e delle panchine in legno color acero.
Ne adocchio una libera proprio vicino ad un gruppo di ragazzi, quindi decido di andare a sedermi là cercando di non attirare troppo l'attenzione, credo che avere tutti gli occhi puntati addosso il mio primo giorno di scuola non sia effettivamente il massimo.
Mi accomodo sulla superficie fresca e prendo i miei pochi appunti dallo zaino: ho cominciato i miei primi tre o quattro giorni di scuola a Boston, quindi sono riuscita a studiare qualcosa, ma nel giro di cinque giorni mi sono ritrovata qui a Sattle. Avrei preferito che mia madre avesse scelto un posto più vicino alla mia vecchia scuola, ma non ha voluto sentire scuse, così ha deciso e così ha fatto.
Non faccio in tempo a leggere la prima frase che la campanella di inizio lezioni suona.

                                     ******
Mi tocco le mani ripetutamente per cercare di far passare l'ansia, anche se la cosa non sta funzionando bene come dovrebbe.
La professoressa mi sta introducendo alla classe, riesco a vederla perché lei stessa ha lasciato la porta dell'aula aperta per farmi assistere al suo discorso di presentazione; quindi tra qualche secondo dovrei entrare. Spero solo di non dare una brutta impressione e di riuscire a farmi presto degli ottimi amici con i quali potrò passare il tempo.
"... Questa è la vostra nuova compagna di classe, Liv Brooks."
O cavolo. Devo entrare.
Compio qualche passo verso l'uscio aperto, per poi entrarvici ed avanzare verso la cattedra verde della professoressa.
Mi volto verso i miei nuovi compagni di scuola con la stessa faccia di un cane bastonato, il fatto è che, anche se volessi, a causa di tutto il disagio che sto provando in questo momento non riuscirei a cambiare espressione, tanto vale tenermi questa e sperare di non risultare ridicola.
"Buongiorno, mi chiamo Liv e vengo da Boston." Dico la prima cosa che mi viene in mente.
"Benvenuta Liv. Prego, vai a sederti pure nel banco laggiù, accanto a Trent." Mi indica la professoressa.
Eseguo come dice.
Gli sguardi dei presenti sono tutti rivolti verso di me: ragazzi e ragazze mi fissano curiosi, mentre io mi siedo al mio posto in fondo alla stanza. I banchi sono fatti di plastica, ma almeno sono puliti, e l'aula è più grande di quella in cui ero nella mia vecchia scuola.
"Bene ragazzi, prendete il libro di storia e apritelo a pagina venti." Ordina la professoressa.
Tutti fanno come appena richiesto, in silenzio, compresa me.
"Hey..."
Sento chiamare dalla parte destra del mio banco.
"Hey ciao..." bisbiglia piano la voce femminile. Mi volto verso di essa per capire se si stia rivolgendo a me e per constatare di chi si tratti.
"Ciao, io sono Sarah..."
Sì, sta definitivamente parlando con me.
"Ehm... Liv, piacere..." Le rispondo con il suo stesso tono vocale.
Non mi sono mai trovata a mio agio nel parlare ad un compagno nel bel mezzo della lezione, ed infatti adesso ho paura, anche più del solito. L'idea di essere rimproverata il primo giorno di scuola non mi alletta per niente.
La ragazza si sistema una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio.
"Non devi preoccuparti, quella non ha mai beccato nessuno a parlare." Mi informa, riferendosi alla professoressa impegnata a scrivere qualcosa alla lavagna.
A quanto pare deve aver notato la mia agitazione, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto, insomma è normale per una ragazza che cambia istituto non voler cominciare il primo giorno di scuola con una sgridata.
"Spero che ti troverai bene qui..." Continua.
"Grazie... grazie Sarah..." Le rispondo.
Lo spero anch'io.

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⏰ Last updated: May 12, 2017 ⏰

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