3 - Un tasto dolente

Comincia dall'inizio
                                    

Ci provai davvero a fingermi confuso, soprattutto quando individuai quello scemo di Jungkook, appoggiato alla finestra, che per la precisione non dava sul giardino, non come la mia, una magnifica visuale, peccato.

Ignorati bellamente il suo sguardo severo che mi faceva vergognare delle mie condizioni, che cosa voleva da me? Sgridarmi? Quello lo avrebbe fatto Namjoon, o Jin, a volte si alternavano. Eppure mi fissava, aveva le braccia incrociate, lo sapevo e un'espressione indecifrabile, che indecifrabile poi non era, lo conoscevo come le mie tasche, se non meglio, però ero nella sua camera, con i postumi di una sbronza.

Forse non aveva tutti i torti.

《Cazzo?》

Il suo sguardo era sempre su di me, lo sapevo e lo sentivo, ma non ricambiai, anzi lo evitai, era diventato piuttosto facile farlo negli ultimi mesi, anche se nessuno dei due ci stava ricavando nulla da tutto questo.

《È tutto quello che sai dire, Hyung?》

Alzai lo sguardo su di lui, aveva sciolto quella posa tesa, che ultimamente mostrava sempre più spesso, Jungkook era cresciuto, era un adulto, poteva permetterselo, non proprio, non a me, non con me.
La sua immagine vacillò  quando si portò una mano sulla fronte per spostarsi un ciuffo, per poi tornare alla posizione di prima, nemmeno aveva spostato quel dannato ciuffetto, che puntualmente tornava ad infastidirlo, come lo conoscevo bene.

Provai davvero a mettermi a sedere, magari parlargli non era così malvagia come cosa, ma mentre mi tiravo su sentivo le braccia deboli e la testa mi girava, non era un buon segno, il destino si era espresso, era stato chiaro, chiarissimo.

Park Jimin non doveva parlare con Jeon Jungkook.

Diceva questo, no? Niente di più e niente di meno, ma quanto notai il pattume vuoto affianco al letto mi sentii più una vittima del destino che altro, per fortuna non avevo vomitato in camera di Jungkook, ma avevo il vago ricordo di averlo fatto in qualche vicolo buio, per le strade deserte, o almeno così speravo.

Provai a mascherare il mio imbarazzo e la mia incertezza con un fintissimo colpo di tosse, okay, forse un po' vero lo era stato, ma solo a causa della mia gola con le sue fitte di dolore, avevo sbraitato per tutta la città per sentire la gola così dolorante?

《Grazie?》

Accennai con quell'incertezza che non riusciva più a lasciarmi in pace, Jungkook era cresciuto troppo in fretta, com'è che ora era lui quello che mi squadrava con quell'aria di superiorità mentre io rimanevo come uno scemo lì a sopportare tutta quella pressione?
Cercai di far suonare la mia voce il più ferma possibile, ma non lo guardai, anche se lui continuava a farlo, era opprimente e imbarazzante sapere che un ragazzino come lui mi aveva messo di fianco al letto anche il cestino per il vomito, forza Jimin, non hai quindici anni, puoi farcela.

Poi dovetti ammetterlo a me stesso, mi vergognavo, non volevo di certo che qualcuno mi vedesse in quelle condizioni, chissà che brutta c'era dovevo avere, la mia dignità addirittura sembrava essere sparita nel nulla.

《Non ti farò la predica, non è di certo compito mio》

Quasi quasi mi sorprese anche, a chi delegava il compito, a Namjoon, o a Jin? Poi come diavolo si permetteva anche solo a parlare di predica, me la sarei fatta da solo la predica, per Bacco, anche a costo di mettermi in punizione da solo, sempre meglio che sorbirmi tutto questo.

《Non mi aspettavo comunque nulla del genere》

Gli risposi (quasi indispettito, ma non troppo), mi aspettavo una ramanzina? No di certo, ci mancava solo quello, peccato che ora era la mia immagine a vacillare e non solo quello, la mia voce roca e graffiata, Park Jimin era invecchiato di dieci anni in una notte, la voce da fumatore incallito o da alcolizzato cronico non mi donava, per nulla. Eppure non solo la mia voce la diceva lunga, ma anche il sospiro che fece lui, pesante come del Kimchi non stagionato, difficile da digerire davvero.

The Alcoholic Attraction {Jikook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora