CAPITOLO 3

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Il suo corpo giaceva privo di movimento a terra, del sangue si diffondeva in una larga chiazza attorno alla sua testa, la solita lucentezza dei suoi occhi è stata sostituita da un vuoto che non poteva indicare altro che la morte. Il suo sguardo cadde su di lui, immerso nella sua oscurità. Non riusciva a muoversi, né a respirare. L'aria era troppo densa e troppo leggera allo stesso tempo, e si spingeva lentamente fuori dai suoi polmoni. Provò ad urlare il nome di lui, ma non si formò alcuna parola tra le sue labbra. Cercò di spingersi. Di resistere. Lottò per rimettersi in piedi,ma il forte senso di smarrimento si rifiutò di farla alzare.

Una piccola goccia di sudore inumidì la sua pelle, le sue dita stringevano forte le lenzuola bianche fino a quando non si svegliò respirando a fatica. Anche se meno frequentemente, gli incubi ancora la perseguitavano; i loro strani distinti dettagli le ricordavano ciò che lei avrebbe voluto dimenticare. Li spinse in fondo alla sua mente, volendo disperatamente aggrapparsi alla realtà lontano da quei ricordi soffocanti.

Le sue speranze per un nuovo inizio diminuirono non appena uscì di casa per dirigersi a grandi passi verso l'ufficio, rivedere Daniel vicino alla morte era soffocante. Teneva stretto il suo telefono, il suo pollice si posava sopra il nome di Emma ogni volta che si trovava in fila al bar.

"Una specialità della casa con panna?"

"Grazie" ficcò il suo telefono nella borsa e sorrise prendendo la tazza.
Il sole era alto in un modo che ricordava un cielo dopo una nevicata, privo di colore e insicuro di se stesso. Non faceva molto caldo, ma non faceva neanche freddo. Per descrivere tutto ciò Regina avrebbe utilizzato la parola "piacevole" se fosse stata di umore migliore.

Regina era diversa da sua madre per molte cose, ma le somigliava molto caratterialmente quando doveva occuparsi di qualcosa. I familiari Mills non erano mai in ritardo. Detto ciò, Regina arrivò in ritardo quella mattina, così in ritardo che ricevette uno sguardo accusatorio da Mal non appena uscì dall'ascensore.

"Mattinata impegnativa?" Era li da due sole settimane, ma a Regina sembrava di conoscere Mal come una vecchia amica. Non c'era alcuna accusa nel suo tono, solo un po' di curiosità e di irritazione.

"Niente di particolarmente interessante" rispose inarcando il sopracciglio quando si accorse che Mal la stava seguendo lungo il corridoio che conduce al suo ufficio.

"Bene, ecco qualcosa di interessante". Ho un'aggiornamento dall'ufficio del capo" il suo tono si fece improvvisamente serio, lo sguardo freddo con la più leggera sfumatura di preoccupazione che si insinuava in esso dai lati.
...

"Oh mio...KILLIAN!"
"Robin?"
"vieni qui!"
"Dove sei?"
"In cucina"

Robin era al centro di ciò che poteva essere descritto come un terreno dopo un'esplosione. Non tanto per dire. Non aveva mai visto prima un tale disordine. Almeno non in una cucina. C'erano bottiglie vuote - il numero di quelle distrutte superava di gran lunga il numero di quelle intatte - sparse dappertutto, mozziconi di sigarette disseminati su ogni superficie libera e numerose scatole della pizza ancora unte giacevano sul tavolo. Non volle nemmeno avventurarsi nel resto dell'appartamento.

Killian apparve dalla sua stanza, Emma lo seguiva a pochi centimetri di distanza, con abbastanza buonsenso da sentirsi in colpa.

"Scusa per questo casino, amico..."

"Manco per una notte e questo è ciò che ritrovo? Cavoli, sono le tre del pomeriggio, avete avuto tempo di pulire prima che tornassi". Robin non urlava, cercava solo di imitare al meglio un insegnate deluso. Emma lasciò cadere la testa - non era sicuro se per la colpa o perché era ubriaca - e Killian si strofinò la fronte con il pollice.

Twenty-three pages [traduzione in italiano] (Cc @TheSideOfTheAngels)Where stories live. Discover now