1. Che ci crediate o no, è l'Apocalisse

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-Zoe Caroline Jane Martin, ti ordino di alzarti immediatamente da quel letto! – Grida mia madre.

Con uno sforzo immane, apro un occhio osservando la stanza appannata.

Ma che diamine di ore sono? Sono certa di essere andata a letto giusto... Beh sì, tre ore fa. Ma per una giusta causa, insomma, dovevo terminare di leggere. Non sarei riuscita a dormire se non avessi finito il libro. Però è ancora così presto...

-Mamma, sono solo le sette! – Mormoro girandomi sull'altro fianco.

Sono le sette del mattino ed è sabato, quindi non devo andare a scuola e posso concedermi una pausa.

Però il mio cervello da nerd con tutto sotto controllo percepisce che c'è qualcosa che non va. Oggi non è un sabato come tutti gli altri.

Mi tiro su di scatto, spalancando gli occhi.

Oh no. Non può essere già quel sabato.

Non può essere già quel fatidico sabato che distruggerà la mia vita per sempre, polverizzandola. Osservo gli scatoloni per terra, la mia libreria completamente vuota, le mensole della mia stanza senza un solo oggetto sopra. Vorrei piangere, rintanarmi sotto le coperte e attendere che l'apocalisse passi nella speranza che si scordi di me.

-Zoe, sai che ci aspetta un lungo viaggio e ho detto a Max che saremmo arrivate per le tre del pomeriggio – dice mia madre rientrando nella stanza, le braccia incrociate in una posa severa.

Poi la sua espressione si distende in un sorriso e mi si avvicina, abbracciandomi.

-So che è dura per te lasciare Nicole e tutte le tue amiche, ma pensa a quante opportunità in più avrai nella nuova città.

Mi scosto subito dal suo abbraccio, alzandomi.

-Opportunità per me? O per te e il tuo nuovo compagno? – Le domando infuriata ma senza guardarla in faccia, afferrando uno dei miei maglioni, il più ampio e sobrio che ho, e avviandomi verso il bagno.

-Zoe, abbiamo già avuto questa conversazione... - continua a dire mia madre, ma non voglio sentirla.

Le chiudo la porta del bagno in faccia e mi appoggio ad essa, chiudendo per un istante gli occhi.

Quanto si stava bene nel mio sogno...

Amo la mia città per quanto possa offrire "poche opportunità", come ama dire mia madre. Mi sono ambientata a scuola, sono presidente, ops, ormai ex, presidente del giornalino scolastico, vice presidente del club di lettura e campionessa di scacchi. E ora, proprio all'inizio del mio ultimo anno, vedo tutto questo dissolversi via, al vento... ok, la melodrammaticità è una mia dote naturale, ma il punto è che nonostante mi sia battuta con tutta me stessa, non ho potuto fare nulla per evitare la tragedia: il trasferimento a casa del nuovo (beh, in realtà stanno insieme da più di un anno) compagno di mia madre.

-Avrai una stanza più grande – mi aveva assicurato, nel vano tentativo di convincermi. –Ha un figlio della tua stessa età che gioca a football.

Ma, innanzitutto sto bene dove sono e non ci tengo a fare nuove conoscenze, in secondo luogo non mi importa un fico secco del football, e infine detesto quella categoria di scimmioni che corrono dietro ad una palla per poi tirarsela le restanti ore della giornata senza avere altro scopo nella vita se non quello di farsi ammirare. Che nervoso!

-Zoe! – Mi chiama per l'ennesima volta mia madre.

Alzo gli occhi al cielo.

-Arrivo! – Esclamo furiosa.


Angolo autrice

Questa storia è una sorta di esperimento per me. Sarà per lo più divertente nei primi capitoli (o almeno spero che vi divertirà) e magari vi farà versare qualche lacrimuccia più avanti (ma non è ancora detto). Sto provando un genere totalmente diverso dal fantasy e dal mistery (già, in questa storia non ci saranno misteri irrisolti e, credo, nemmeno omicidi), quindi fatemi sapere cosa pensate di questo breve primo capitolo. Alla prossima!

-F.

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