Trattenni il respiro, non volevo sentire la risposta.
-Signorino Way, il suo amico Frank Iero ha subito un forte impatto, ora è in coma- disse uno dei due dottori son sicurezza avvicinandosi a me e appoggiandomi una mano sulla spalla.
Scoppiai di nuovo a piangere, un pianto isterico che fortunatamente ho provato solo poche volte nella vita. Sentii un vuoto terribile. Ero ancora più incompleto di prima, in quel momento.
Mikey mi venne ad abbracciare, anche lui con le lacrime agli occhi e i due medici ci lasciarono soli nella stanza, in piedi ed abbracciati davanti al lettino dove c'era Frank, il mio povero, piccolo, Frankie con gli occhi chiusi e il respiro lentissimo e calmo.
Quella sera non tornai al college con mio fratello. Decisi di restare in camera con Frank, non avevo la forza di uscire da quella fottuta stanza.
Mi rannicchiai sul letto dove mi ero svegliato la mattina stessa e continuai a piangere. Non potevo far altro, non volevo far altro, non avevo la capacità di far altro. Lo guardavo, fissavo costantemente il viso pallido del mio amico fino a quando persi la voglia di aspettare il suo risveglio, perché si, ero convinto che si sarebbe svegliato e anche in fretta e urlai a squarciagola -Ti amo, e non importa se non puoi sentirmi, lo urlerò talmente forte che anche ai sordi verranno i brividi! Quindi si Frank Iero, io ti amo!-. Poi basta, svenni. Forse per stanchezza, oppure non lo so, ma sono certo di non ricordare più nulla di quella notte.
La mattina dopo mi svegliai tardi. Ero terribilmente stanco e mi bruciavano gli occhi. Mi misi seduto e guardai di sottecchi Frank. Ancora niente, era immobile, esattamente come il giorno prima.
I giorni seguenti trascorsero lentamente. Tornai al college, ma non ripresi a frequentare le lezioni. Passavo trequarti della giornata all'ospedale, seduto accanto a Frank. Gli tenevo la mano e disegnavo. Disegnavo lui, mi faceva sentire leggermente meglio. Oppure scrivevo, passavo ore a scrivere.
