Capitolo 2

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Il secondo giorno passò lentamente. Un'ora, due, poi mi sono ritrovato a mezzogiorno. Non mangiai. Non ne avevo voglia. Restai seduto al mio posto in classe a disegnare. Poi mi affacciai alla finestra e restai qualche minuto ad osservare mio fratello e il suo amico mentre si dividevano il pranzo. Loro ridevano, insieme. E quel Frank mi stava simpatico, quindi il mio fratellino poteva frequentarlo, così pensai.

Forse ero geloso però. Solo che ancora non sapevo di esserlo. Certo, avrei voluto stare al suo posto, ma non ci diedi molta importanza a quel mio desiderio.

Mi concentrai su quello che la mia mano stava tracciando, con la matita che mi aveva regalato Mikey tempo prima. Sorrisi a quel ricordo. 

In poco tempo l'aula tornò ad essere piena che neanche un porcile è, quindi mi sbrigai a nascondere i miei disegni. Da li in poi passò un'altra ora, poi due, poi tre, quattro, fino a quando la campanella che segna la fine delle lezioni suonò.

Raccolsi le mie cose senza accorgermi che un foglio mi era caduto. Feci per uscire dalla stanza quando uno dei miei compagni di classe, del quale ancora adesso non so il nome e non mi interessa saperlo, mi prese per un braccio facendomi girare verso di lui.

-Way, questo è tuo eh?-
Mi mostrò quel disegno, che neanch'io sapevo davvero di aver fatto. Io annuii soltanto. 
-Ma non è il piccolo Iero che hai ritratto, mh? E' del primo anno, giusto?-
Non mi mossi e restai impassibile. A quel punto accartocciò il foglio e me lo lanciò addosso seguito poi da un pugno.

E fu così che persi i sensi come uno scemo.

-Ma sìi, questo sono ioo-
Una voce mi svegliò. Socchiusi gli occhi. Era quel Frank, si, e stava osservando attentamente il mio disegno.

-Gee, sei sveglio? Ohh, si che sei sveglioooo!-
Mi arrivò un pugno in faccia da mio fratello e persi ancora i sensi.

La luce del giorno mi svegliò. Restai in stato di dormiveglia qualche minuto e poi mi misi seduto.
Mikey mi guardava mezzo assonnato, poi sorrise.

-Che ore sono?- mormorai.
-Le dieci del mattino circa... Non ho dormito sai? Scusa per ieri- ridacchiò -ero felice del tuo risveglio e per sbaglio mentre mi sono alzato mi è volata una manata-
Sorrisi appena senza dir niente. Poi mi guardai attorno. Mi trovavo all'infermeria e mi girava la testa.

Poco dopo dalla porta entrarono Billie e Frank.
-Ehi giovanotto, subito al secondo giorno ti fai menare?- scherzò il più grande mentre il ragazzino basso si sedeva sul lettino accanto al mio guardandomi con un sorrisetto da ebete. Ricambiai il sorriso, ma dopo poco mi si spense.

-Gerard, io vado in camera okay? Ho sonno e voglio dormire-
Annuii senza guardarlo e la porta si richiuse dopo che Mikey fu uscito.
Continuavo a fissare il suo amico, ma lentamente il mio sguardo di abbassava, fino a finire a terra.

-Tieni, ti ho portato qualcosa da mangiare- disse Billie appoggiando una brioche e una tazza di caffè sul comodino. Poi aggiunse -devo andare a lezione se non voglio ripetere ancora una volta l'anno. E detto questo uscì di corsa.

Restai solo con Frank. Perché proprio con lui? Non eravamo amici.
Lui continuava a fissarmi con quel suo sorriso che ormai era diventato irritante.

Presi la tazza e iniziai a sorseggiare fissando il vuoto. Sentivo i suoi occhi puntati su di me. C'era silenzio. Un silenzio terribile. Poi lui decise di rivolgermi la parola, e in quel momento avrei preferito che non lo facesse.

-Gee, perché hai disegnato proprio me? Sai, quel tizio mi è venuto a cercare poi. Mi ha detto che "il mio fidanzato Gerard" mi stava aspettando nella sua classe. Non capii bene, infatti neanche ci conosciamo quasi, però quando entrai nella stanza e ti vidi steso a terra con tutti quei lividi, beh, non so... mi mancò il fiato, sai? E poi quel disegno, era sporco di sangue, del tuo sangue. L'ho appeso in camera- disse tutto d'un fiato che per poco credevo mi morisse così. Aspettò poco per una mia risposta, ma restai impassibile a fissare il vuoto, così proseguì -sei molto bravo a disegnare-

Pensai al fatto che mi avesse appena chiamato "Gee" e solo gli amici più stretti, ovvero nessuno, o familiari potevano farlo. Restai ancora in silenzio. Non sapevo cosa rispondergli o cosa volesse quel bamboccio da me.

-Perché proprio me però?- ritentò a farmi parlare, ma io non risposi alla sua domanda.
-Mangiala tu la brioche, io non la voglio- dissi soltanto, guardandolo negli occhi per un momento.
Lui annuì un po' deluso e la prese addentandola.

I Don't Love You -Frerard- Where stories live. Discover now