Capitolo secondo - Tramonti

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Arrivò con la macchina, io lo aspettavo ansiosa col cuore che batteva. Entrai in macchina, e poi il silenzio. Giusto due parole di saluto, poi lasciammo spazio al sole che tramontava facendoci riempire di quella luce rossastra che riempiva l'aria di magia. Non staccavo lo sguardo dalla strada, ma i miei occhi di tanto in tanto si soffermavano sulle sue braccia, che tenevano il volante ben stretto, le vene bluastre che disegnavano perfetti disegni sui muscoli, il suo sguardo fisso sulla strada. Imboccò una strada deserta, che profumava di erba bagnata e di campagna desolata, eppure al tramonto così bella. Dopo un chilometro scarso si fermò, accostò l'auto e scese. Venne ad aprirmi la portiera, e scesi anche io. Mi chiesi cosa ci fosse di speciale in una campagna bagnata dalla pioggia con l'erba malaticcia e il freddo che mi pungeva il naso, poi cambiai idea. D'improvviso vidi Càel impugnare violino e archetto esattamente davanti al sole che tramontava, sempre più rosso, infuocato. Le note partirono prima calme, poi cominciarono a rincorrersi sul pentagramma , fra le nuvole rosse del cielo, e fra i raggi del sole che andava via via scomparendo fra le zolle di terreno. Quando l'ultimo raggio calò anche la sua sinfonia e i movimenti del violinista si fecero sempre più cauti e dolci, cosi anche la sua espressione, i suoi occhi rivolti verso il crepuscolo, pieni di emozione e di passione.

Non mi ero resa conto che nel guardarlo, una lacrima era ruzzolata dai miei di occhi. Era come se non avessi mai sentito musica, come se non avessi mai visto un tramonto, come se non avessi mai sentito il suono di un violino, o come se non avessi mai visto la forza di un ragazzo innamorato della propria musica, della propria arte. "cos'era?" mi domandai.

Tornammo in macchina col buio che cominciò ad affiorare e il silenzio che tornò a regnare. " Hai mai giocato a biliardo?" mi domandò.

"No, di solito non frequento quei posti.."

" Si può dare uno strappo alle regole?"

" Si può."

Parcheggiò di fronte ad una struttura piena di luci a neon fluorescenti e sgargianti, un tappeto rosso segnava l'ingresso della sala da biliardo. Càel si diresse al bancone e scambiò due parole con il tizio che stava alla cassa, venendo verso di me si rivolse di nuovo all'uomo seduto dietro al banco "Ah, due calici di vino rosso grazie.."

Sembrava più rilassato, sorridente mi cinse i fianchi e mi condusse al tavolo da gioco, scelse due stecche e me ne porse una. Dopo avermi spiegato velocemente le regole del gioco, mi fece vedere come tenere la stecca e come colpire la pallina. Sentivo il suo corpo dietro al mio, sentivo le sue mani scivolare sulle mie braccia mettendomi nella giusta posizione per lanciare il primo colpo.

"Concentrati, tutta la tua energia deve essere fra le dita e lo sguardo preciso per poter prendere la giusta mira" mi sussurrò all'orecchio.

Il primo colpo partì e diede il via a una serata piena di cauti gesti, di sguardi felici, di sorrisi sinceri e di momenti nei quali il cuore batteva più forte per un particolare sguardo.

Il ritorno, la macchina e la strada al buio, le parole più complesse, le rivelazioni. Il suo sguardo ora afflitto che fissava un punto indefinito della strada, perso, con le stelle negli occhi. L'arrivo a casa, la voglia di restare assieme tutta la notte, l'abbraccio carico di "grazie" e di "non te ne andare". I baci sulla fronte, sulle guance, sul collo. Le mani fra i capelli e la portiera che si chiude. Il finestrino che si abbassa, e l'ultimo sorriso della buonanotte. "Forza" mi dice. E la mia notte fu piena di sogni.

Ci trovammo, una settimana dopo, in campagna, al tramonto, di fronte al vecchio granaio di casa mia che fungeva da rifugio segreto, quando avevo voglia di dipingere o di stare tra le mie passioni.

Mi disse:

"hai un'espressione magnifica.."

"cosa vuol dire? " risposi... la sua risposta fu spontanea come un fiore a primavera, e riuscì quasi a toccare il fondo del mio cuore..

Ti regalo l'infinito (Completo - In Revisione)Where stories live. Discover now