80 - Levante, 5 anni e 77 giorni fa (I)

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Nei giorni successivi, ogni volta che apriva gli occhi, Agata sentiva la droga scorrerle nelle vene. Nei rari momenti di lucidità vedeva Tseren molto vicino a lei, sempre privo di sensi, e ogni tanto Utukur.

Il giovane scienziato non aveva più l'aspetto trasandato, ma indossava abiti eleganti, i capelli erano pettinati all'indietro e acconciati con fermagli preziosi, alla moda della Capitale. Non sorrideva, ma si limitava a dare ordini a chiunque avesse intorno. Che tipo di ordini fossero, non era chiaro; Agata non riusciva a capire e anche quando capiva, dimenticava, tanto era forte  l'effetto del veleno che le somministravano.

Quello che rimaneva erano spezzoni di immagini: gli occhi serrati di Tseren, i capelli oliati di Utukur e la sensazione di essere in viaggio. Avrebbe trascorso il resto della vita così? Drogata e incapace di pensare lucidamente?

Dopo quello che parve un periodo infinito, giunsero a destinazione. Una mattina come un'altra, la ponentina si svegliò in un letto soffice e respirò a pieni polmoni come se fosse rimasta in apnea per giorni. L'aria era pulita e rigenerante, le ricordò l'ossigeno delle montagne.

«Ben svegliata, Agata». L'Ascendente seguì la voce che più odiava al mondo fino a un angolo in penombra. Utukur si accostò al letto e la fissò con quello sguardo imperscrutabile che la ragazza aveva visto solo un'altra volta: quando, nel mezzo della steppa melmosa, subito dopo la trasformazione involontaria di Tseren, erano stati raggiunti dal drappello di soldati guidati da Thuulun. Quello sguardo che ora non lasciava spazio a nessun'altra espressione.

Agata lo fissò con disprezzo, e al tempo stesso si sentì una sciocca. Come si era potuta far ingannare a tal punto? Aveva sospettato più e più volte che Utukur fosse un infiltrato della Setta degli Audaci, ma la sua teoria non aveva mai trovato conferma; perché non aveva invece supposto che il brillante levantino facesse parte dell'organizzazione altrettanto pericolosa che tramava nelle quinte? La Setta amava stare sul palcoscenico, la Fondazione Scientifica Internazionale nella regia, e questo la rendeva molto più pericolosa.

«Sei della FSI» disse la ragazza con voce piatta; era una semplice costatazione, il bisogno di dar voce al pensiero che si era andato formando nei giorni trascorsi, mentre era assuefatta dalle droghe.

«No, Agata. Io sono la FSI» rispose l'uomo. L'altra lo guardò spaesata.

«Utukur è solo uno dei miei molti nomi. Un altro che potresti aver sentito, che dico, che hai sicuramente sentito, è A-8Z8». Un'altra pausa.

La ponentina si tirò su, affondando tra i cuscini. No, non era possibile, non poteva essere vero. Utu non poteva essere il fondatore della Fondazione Scientifica Internazionale. Non aveva alcun senso.

«Non è possibile» proferì con un fil di voce.

«Perché no?» ribatté lui.

Agata era persa tra i ricordi, le piccole cose da cui avrebbe dovuto insospettirsi, le falsità. Ma la preoccupazione crescente per Tseren presto mise a tacere tutto il resto.

Dov'era Tseren?

«Lo so, tutti mi immaginano chiuso in qualche ufficio della sede centrale, eppure trascorro molto più tempo nel mondo. Pensi che le più grandi scoperte siano state fatte nei laboratori? Nei laboratori sono solo state comprovate. Le mie idee migliori sono frutto di ispirazioni che mi sono letteralmente cadute in testa, proprio come il tuo Drago» accennò un sorriso carico di superiorità. Cosa poteva capirne una ragazzina di come funzionava la mente dello scienziato più brillante di tutti i tempi?

Al sentir nominare Tseren, un moto di rabbia diede ad Agata la forza di uscire dal letto. Utukur fece un passo indietro, come a valutare se l'altra volesse aggredirlo fisicamente, ma non era nell'indole di Agata e così riprese a parlare.

«Siamo in un laboratorio segreto, nella zona più sperduta dei due continenti, nei pressi del monte Enkher. Già, proprio la zona dove un tempo sorgeva il villaggio dei Draghi; si erano nascosti molto bene, nel luogo più impenetrabile di Levante». Utukur spiò la reazione di Agata, beandosi di come la mente della ponentina stesse mettendo insieme i pezzi. «Tseren sta bene, è sveglio da qualche ora e non fa che gridare che vuole vederti».

La ragazza strinse i pugni, ma la realtà era che non sapeva come comportarsi di fronte a quell'uomo che poteva a tutti gli effetti essere considerato uno dei fondatori dell'era moderna. I pettegolezzi sul fatto che avesse trovato un qualche elisir di lunga vita erano dunque veri, A-8Z8 aveva l'apparenza di un ventenne, nonostante avesse oltre duecento anni.

«Sono a conoscenza dell'esistenza dei Draghi da sempre, ma a dire il vero ero convinto si fossero estinti tutti. Pensa la mia sorpresa quando, nel bel mezzo di una delle mie missioni di ricognizione sotto copertura, mi sono trovato tra le mani l'ultimo esemplare vivente» continuò. «Il mio piano si è messo in moto fin da subito, fin da quando ho riconosciuto gli occhi spia della doppia natura di Tseren. Un piano preciso, ma flessibile abbastanza da far sì che sembraste voi in controllo».

«Saremmo potuti scappare in qualsiasi momento» Agata ebbe finalmente la forza di intervenire.

«Quando vado in giro, non sono mai solo. C'erano decine di occhi con me nell'esercito, membri della guardia della FSI come Taupo, e tutte le persone che avete incontrato qui nella Capitale sono associati della Fondazione» rispose tranquillo il fondatore.

Era quasi inutile fare le domande, la risposta era sempre la stessa: ogni momento, ogni interazione che avevano avuto con qualcuno, tutto era parte del piano di A-8Z8 per catturare Tseren.

L'uomo era talmente tanto potente che aveva impedito loro di prendere un volo per la Zona Montuosa e li aveva guidati con maestria nella sua trappola, dando loro l'impressione che stessero scegliendo liberamente.

«Cosa vuoi fare di noi?» domandò infine Agata rassegnata.

«Di te, niente. Tseren, invece, trascorrerà il resto della sua vita in questo laboratorio. Voglio sapere tutto della sua razza, chissà a quali scoperte ci può condurre...» E il tono di voce si riempì di eccitazione.

«Sei un mostro». Le parole le uscirono da sole.

«Sono uno scienziato, Agata. Ed è un peccato che ti attenda un destino tanto anonimo, perché una mente come la tua sarebbe stata benissimo tra le nostre fila. Ti sembrerà strano, ma non ho nessuna intenzione di farti del male. Perché dovrei? Sei irrilevante» spiegò con tranquillità l'uomo.

«Ormai so chi sei, sei obbligato a tenermi rinchiusa qui con Tseren». E sembrava quasi una supplica.

«Dovresti sentirti fortunata a conoscere la mia identità, meno di venti persone sono al corrente del mio segreto» replicò con un'inflessione neutra, disinteressato al travaglio interiore che scuoteva la sua interlocutrice.

«Perché me lo hai detto?» sbottò lei.

«Perché no?» E un guizzo furbesco gli attraversò lo sguardo gran parte del tempo privo di emozioni. «A dire il vero, secondo me non c'è bisogno di tenerti qui. Che ne dici se facciamo decidere il tuo Drago?»

***NOTA***

Allora, che ne pensate? Ve lo aspettavate? Qual era la vostra teoria su Utu? Io adoro questo personaggio, nella mia mente ha talmente tante sfaccettature che è impossibile descriverle tutte. *-*

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora