72 - Levante, 5 anni e 100 giorni fa (I)

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Nei giorni successivi, Agata e Tseren furono assorbiti completamente dalla vita frenetica della Comune. La giovane ponentina continuava a guardare con sospetto gli abitanti della casa, ma non vide alcun vestito sgargiante, sentì nominare la Setta degli Audaci solo in termini denigratori, e nessuno fece loro pressione affinché rimanessero.

Si convinse perciò che quella bizzara convivenza tra persone di tutti i tipi fosse dettata dalla necessità e che non ci fosse niente di losco sotto. Alcuni avevano bisogno di un letto, altri semplicemente di stare in compagnia di animi altrettanto allo sbaraglio. Gran parte degli inquilini viveva infatti alla giornata, senza preoccuparsi troppo per il futuro.

L'Ascendente non riusciva a capire cosa avesse Utukur in comune con quella gente, ma Latikaii le spiegò che quello era il posto dove l'amico si era rifugiato una delle prime volte che aveva litigato con il padre.

Il colto levantino trascorreva gran parte del suo tempo con l'amante o con Zefaat, e la ponentina approfittava delle sue ripetizioni alla giovane professoressa per imparare qualcosa di nuovo.

Tseren assisteva a quelle lezioni di malavoglia, ma presto si rese conto che la sua Ascendente non aveva tutti i torti a reputare Utu una mente fuori dal comune. Agata era sì colta, sapeva un po' di tutto, ma erano pochi gli argomenti che padroneggiava. Utu, al contrario, conosceva a fondo praticamente qualsiasi cosa e il Drago si domandava come una persona potesse tenere a mente così tante nozioni.

«Il torneo intercontinentale che inizia tra un paio di settimane affonda le proprie radici nell'epoca della Guerra delle Pannocchie: il conflitto decennale che, alla fine del millennio scorso, coinvolse ben quattro zone di Levante. Ti ricordi quali?» spiegò loro un giorno Utukur, interrogando Zefaat.

«Stepposa, degli Altopiani, Paludosa e... e Costiera?» tentò la bionda.

«È una domanda o una risposta? Meglio sbagliare, che dare l'idea di aver tirato a indovinare» ribattè Utu duramente. «A quei tempi, per via della carestia, c'era molta aggressività imbottigliata nelle comunità e i duelli venivano organizzati affinché la gente si sfogasse in quel modo. Era un tipo di violenza regolamentato, diciamo così. L'idea di introdurre degli animali nell'arena è invece molto più recente; un anno non c'erano abbastanza iscritti al torneo, e così si inventarono questo espediente per aumentare il numero degli scontri, con l'obiettivo di guadagnare sulle scommesse...»

«Sei sicuro che potrebbero chiedermi della storia del torneo?» chiese Zefaat.

«Beh... È una delle tradizioni culturali più importanti di Levante e anche dal punto di vista economico...» Utukur si bloccò e guardò Tseren come se avesse avuto un'illuminazione. «Come ho potuto non pensarci prima!» esclamò eccitato.

«Ragazzi, dovete sapere che i giorni prima dell'inizio del torneo ufficiale vengono organizzati i cosiddetti "pre-giochi clandestini". Lottatori che non hanno il coraggio di partecipare agli scontri legittimi, prendono parte a dei combattimenti improvvisati e il pubblico che non può permettersi di assistere al torneo vero e proprio si intrattiene con questa versione abusiva. Centinaia di guerrieri si riversano nella capitale per guadagnare qualcosa; i malavitosi che organizzano i pre-giochi pagano molto bene chi decide di combattere, perché ricavano lautamente dalle scommesse del pubblico».

Tseren ascoltava attento; un'idea si fece largo tra i suoi pensieri prima ancora che Utukur la suggerisse.

«Potrebbe essere il modo più veloce di racimolare qualche soldo, Tseren. Sei praticamente imbattibile e per non dare troppo nell'occhio potresti mascherarti e cambiare arena ogni sera, come fanno le persone che non vogliono essere notate...» continuò il giovane levantino.

Il Drago e l'Ascendente decisero di considerare seriamente quell'idea. Erano giorni che cercavano un lavoretto, e l'unica attività che avevano trovato era la raccolta nella spazzatura di materiali di scarto da rivendere nei bazar.

Non potevano rimandare troppo la partenza perché il pensiero che Xhoán fosse in pericolo li torturava. Se fossero riusciti a prendere un mezzo aereo per tornare nel capoluogo della zona montuosa, sarebbero arrivati nel villaggio nel giro di un paio di giorni invece che in un mese.

«Se avete bisogno di saperne di più perché non venite con me, sto andando a informarmi dal momento che anche io ho intenzione di partecipare» Taupo era spuntato sulla soglia di una delle altre aree della casa. «Tra l'altro sono giorni che siete rintanati qua dentro, non siete stufi dell'aria stantia che si respira in questa gabbia di matti?»

Agata, Tseren, Utu e Zefaat si voltarono a fissare l'isolano, era la prima volta che lo sentivano mettere così tante parole di fila. «Ti ricordo che questa gabbia di matti ti mette il cibo in tavola ogni giorno, cafone di uno sfregiato» ribatté acidamente Zefaat.

«Va bene, veniamo con te!» saltò su Agata trascinando Tseren per un braccio, prima che tra quei due scoppiasse una rissa. Aveva già visto Zefaat alzare le mani su un altro membro della comunità e la violenza la metteva profondamente a disagio; crescendo, aveva assistito a una sola zuffa, un litigio tra due studenti ubriachi che era durato forse un paio di minuti, ma si era resa conto che a Levante le angherie erano all'ordine del giorno.

Poco dopo erano sulla strada con Taupo; la via era deserta, ma affacciandosì dalla sgangherata ringhiera di corda si poteva vedere che le stradine ai livelli inferiori erano più trafficate.

Avevano due possibilità, seguire la via che scendeva delicatamente lungo il pendio oppure prendere delle scorciatoie, scavalcare cioè quel debole deterrente che era il corrimano di funi intrecciate e scendere perpendicolarmente alla scarpata, insinuandosi tra le case. L'Ascendente guardò due bambini che si lasciavano scivolare tra i sassi, sbattendo di tanto in tanto nell'immondizia incastrata tra i muri e chiese a Taupo di percorrere il tragitto più lungo.

**********

Taupo non si orientava bene nei cunicoli della capitale e si persero in quel continuo salire e scendere lungo i declivi delle colline. Agata era convinta che avessero attraversato la città a piedi, ma l'isolano spiegò loro che erano ancora nello stesso quartiere.

Ogni volta che incrociavano qualcuno della FSI, l'Ascendente sentiva un brivido solleticarle la spina dorsale. Finalmente lasciarono la parte residenziale ed entrarono nel centro commerciale del quartiere: un mercato a cielo aperto dove bancarelle sepolte da mercanzie esotiche cercavano di attirare l'attenzione dei passanti con cartelli vistosi e venditori urlanti.

Tseren detestava che i commercianti non si facessero problemi a mettere le mani addosso ai potenziali compratori. Dovette liberare Agata da più di una stretta insistente.

L'odore pungente di cibo fermentato copriva ogni altra fragranza e i tre vagarono senza meta in quel chiassoso ritrovo di levantini immigrati nella grande città. Agata notò come ognuno mantenesse vive le proprie tradizioni, indossando gli abiti tipici della zona di provenienza e intrattenendosi solo con conterranei.

Di persone originarie della capitale ce ne erano ben poche in giro ed erano riconoscibili dalle acconciature esageratamente sofisticate che sfoggiavano con orgoglio, nonostante non fossero per niente adatte a una passeggiata nel bazar. Di ponentini, invece, neanche l'ombra, infatti molti sguardi invadenti si posarono insistentemente su Agata.

Arrivati ai margini del mercato, si trovarono di fronte una scena inaspettata. All'interno di una gabbia rialzata, due persone si stavano affrontando a mani nude. Uno dei due indossava una maschera, mentre l'altro aveva il volto scoperto e su una delle guance esibiva un vistoso tatuaggio, che lo identificava come un levantino delle isole.

Tseren prese a osservare lo scontro con curiosità, mentre Agata dovette reprimere un conato di vomito nel vedere le ferite infettate dell'uomo che aveva la peggio.

«Possiamo scegliere uno spettacolo più avvincente di questo» intimò loro Taupo facendo cenno di proseguire.

Girarono attorno alla gabbia e la vista si aprì su uno spettacolo incredibile: un'area pianeggiante piena di gabbie sopraelevate avvolte da migliaia di levantini urlanti, giunti dai quattro capi del continente per assistere agli scontri clandestini.

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora