LXXVIII. Lui è così sbagliato per te piccola

9.8K 482 93
                                    

«devo risolvere una faccenda molto importante...ti raggiungo direttamente a casa okay?»

«okay piccola, per qualunque cosa chiamami» Alex mi lascia un bacio sulla guancia e io gli sorrido.

In verità voglio rimanere al locale per farmi qualche bicchiere. Durante il lavoro non ne ho il tempo.

*

Sono le 6:30 del mattino e come una cretina sono uscita dal locale barcollando.

È stata una pessima idea dire a Alex di andarsene, adesso sarei potuta stare tranquillamente con lui 'casa' e invece mi ritrovo qui, da sola.

Cazzo, in questo vicolo non c'è un anima viva.

Scuoto la testa con fare sconsolato e giro i tacchi iniziando a camminare verso la porta sul retro del locale per rientrare in esso.

Prima che potessi chiudere la porta sento una mano avvolgere il mio polso.
Mi preparo a dare un pugno nel caso fosse stato un ubriacone ma mi ritrovo il viso di James.

«che cazzo ci fa qui e poi si può sapere perché stai cercando di farmi venire un infarto?» chiedo gesticolando e lui mi sorride.

«scusami piccola» mormora e io gli tiro un pugno sulla spalla.

«da quando sei così violenta piccola?» mi chiede.

«da quando mi sono ritrovata da sola in un locale frequentato da ubriachi e pervertiti» rispondo acida.

«non mi piace che tu lavori in questo posto» dice e io mi giro verso di lui.

«se non lavoro finisco in mezzo ad una strada» rispondo a tono e lui indurisce la mascella.

«se tu fossi rimasta con me non avresti dovuto neanche cercare un lavoro» dice e io stringo i pugni.

«e come avremmo fatto a sopravvivere se neanche tu hai un lavoro?» chiedo acida.

«cazzi miei» sputa con il mio stesso tono.

«fai meglio a non fare l'acido del cazzo perché non sei nella condizione di poterlo fare» mormoro e lui sospira.

«prima ti ho fatto una domanda, perché sei qui?»

«per te»

«allora quando io parlo tu non mi ascolti proprio! Non voglio vederti, né starti vicino...mi fai schifo» dico ed è alcol a parlare anche se sto dicendo quel che penso.

«non ti sto chiedendo di tornare insieme...voglio solo passare del tempo insieme a te» si giustifica.

«ma non vedi che non riesco neanche a guardarti negli occhi?» scuoto la testa indurendo la mascella.

Riesco a scorgere un paio di lacrime sul suo viso ma non mi fanno alcun effetto.

«ti prego piccola, non riesco più a dormire senza te tra le mie braccia» cerca di toccarmi la guancia con la sua mano.

«non devi toccarmi! Le tue mani non devono avvicinarsi alla mia pelle, okay?» quasi urlo arrabbiata.

«non dirmi questo piccola, mi stai distruggendo» dice con voce triste.

«tu hai fatto la stessa cosa con me, mi hai umiliato, mi hai fatta sentire inutile, una puttana» sussurro.

«lo so piccola, ogni volta che chiudo gli occhi la scena mi ritorna in mente...io sono stato un mostro, sono stato come un diavolo che aveva tra le sue braccia un angelo» dice.

Innamorata del mio Inferno 2Onde histórias criam vida. Descubra agora