Capitolo 8 - Nel buio

745 77 15
                                    

Il suo pasto gli fu passato attraverso una fessura con una chiusura scorrevole. L'odore di quel "pasto" non differiva molto dall'odore della sua cella. Nel vassoio c'era una specie di puré di colore indefinibile, una fetta biscottata, una meletta mezza marcia e un bicchiere di plastica pieno d'acqua.

Mark si sforzò di mangiare nonostante l'aspetto e l'odore ripugnante. Bevve avidamente l'acqua, era la prima che gli davano da quando era stato portato in Centrale. Rimise il vassoio sulla mensola vicino all'apertura scorrevole.

Si sedette sul letto (letto? un tavolaccio con un sottile materassino sporco) e cercò di pensare.

Ripercorse con la mente, più volte, l'ultimo pomeriggio senza riuscire a spiegarsi quello che era successo. Ripensò al negozio dove aveva acquistato l'intimo, rivisse tutto quello che aveva fatto entrato in quell'appartamento. Lo sconforto lo colpì pesantemente, non riusciva a comprendere come si fosse addormentato con la sua adorata bambola e si fosse svegliato immerso nel sangue a fianco del cadavere di una sconosciuta.

Alla fine si convinse che non poteva aver ucciso quella donna e, anche se non gli credevano, fatto sparire la sua bambola. Ma se non era stato lui chi era stato?

Si stese sulla branda cercando di dormire ma l'agitazione lo tenne sveglio. Quello che gli stava capitando era voluto da qualcuno, ma chi? I primi sospetti cominciarono ad affollarsi nella sua mente.

"Solo lei poteva pensare una cosa così, ma perché? Aveva avuto tutto, cosa voleva di più?"

Ripassò la sua vita. Si rivide mentre riceveva le congratulazioni del rettore per la sua laurea in scienze economiche. Rivisse il primo giorno in cui era entrato in quello studio di commercialisti, i primi clienti. Nonostante il suo impegno, le cinquanta e passa ore di lavoro, sarebbe rimasto un semplice contabile, un estensore di bilanci, un consigliere su questioni banali.

Poi era arrivata la svolta, banalmente, con l'invito rivolto ad una bella ragazza di uscire a cena.

Una trappola, ecco cos'era stata la svolta che l'aveva portato da un lavoro grigio in uno studio di basso livello al successo di un suo studio, elegante, con un portafoglio di clienti, pochi, ma ricchi. Una trappola e lui, cieco, ci era cascato stupidamente allettato dal miraggio del denaro facile e abbondante.

Alla fine cadde in un sonno agitato popolato di incubi mostruosi.

Colpevole

La riunione nell'ufficio del tenente Bennett durò pochissimo. Davanti a lui l'ispettore Miller e i sergenti Hays e Olsen. Bennett si rivolse a Miller.

"Allora, che idea ti sei fatta?"

Miller scosse la testa

"L'ha uccisa lui, questo è fuori di dubbio!"

"Perché?"

"Difficile dirlo. Deve essere uno spostato, un violento, forse un impotente ..."

"Bisogna farlo confessare e chiudere il caso, ok?"

Miller si voltò verso i due sergenti, tornò a parlare con Bennet.

"Ci penseranno Hays e Olsen, sanno come si fa, basterà tenerlo sotto pressione, vero ragazzi?"

Hays e Olsen annuirono. Bennett si alzò per far capire che la riunione era terminata.

"Tenetemi informato"

Miller, Hays e Olsen si alzarono e uscirono. Appena fuori dall'ufficio del tenente Bennett, l'ispettore Miller parlò ai sergenti.

"Voglio che lo facciate confessare entro un paio di giorni"

La Bambola - Un delitto per l'ispettore Connie SantinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora