Capitolo 17: La leggenda di Fáfnir

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"In quel giorno i confini tra i mondi saranno molto labili. Se trovassimo uno squarcio..."

Sì, se trovassero uno dei passaggi... Non avrebbero bisogno di usare né la magia del sangue né il Bifrost. Un portale capace di trasportali da un luogo all'altro senza alcuna fatica.

"Ma non sappiamo in quale punto di Jotunheim il portale potrebbe manifestarsi" puntualizza Freya. "E gli Jotun potrebbero seguirci. Non abbiamo garanzie che-"

"È la nostra migliore possibilità di fuga" la interrompe.

"Potremmo finire su Muspelheim o, peggio, su Hel" gli fa notare. La sola idea la fa rabbrividire. Si è recata un'unica volta su Muspelheim e le è bastato per una vita intera. Un mondo di fuoco e creature mostruose nate dalla lava.

E se fosse Hel... nessuna creatura vivente può vivere nel regno dei morti.

"Thor lo troverebbe divertente."

Freya trattiene il fiato. È la prima volta da quando Loki è tornato su Asgard che lo sente parlare del fratello in modo quasi nostalgico.

"Thor trova divertenti parecchie cose" gli fa eco lei, nascondendo un sorriso.

"Troppe" sibila Loki.





Freya non ha toccato il cibo che le guardie hanno lasciato per loro. La sua ciotola è ancora intatta, mentre il contenuto di quella di Loki è disseminato sulla parete fuori dalla cella.

L'ennesima mossa stupida compiuta dal dio degli inganni. Devono mantenersi in forze se vogliono fuggire e rifiutare il poco cibo che i giganti daranno loro non è saggio.

"Non lo hanno avvelenato" gli fa notare con un sospiro. "Il Seiðr ci avrebbe avvertiti se così fosse stato."

Non aggiunge altro perché ha la sensazione che la testa potrebbe scoppiarle da un momento all'altro. Il dolore sta diventando insopportabile e lei si massaggia gli occhi, chiudendoli per pochi secondi.

Ha idea che la ferita alla schiena si stia infettando, ma non può dirlo a Loki perché ha il sospetto che potrebbe fare qualche altra follia. Può resistere. Gli asgardiani sono forti e guariscono rapidamente. Non è la prima volta che si trova in una situazione critica.

Tuttavia il dolore alla testa sta superando la soglia sopportabile.

Freya respira lentamente, cercando di ricordare le parole di suo padre. Trova che ci sia un che di calmante nel sapere che lui è morto mentre i suoi insegnamenti l'hanno salvata più volte da situazioni impreviste.

La fitta che segue la coglie alla sprovvista e Freya si morde la lingua per impedirsi di urlare. Sente il sangue scivolarle lungo la gola e appoggia la testa alla parete.

"Padrona."

Freya sobbalza e apre gli occhi. Davanti a lei c'è la figura sbiadita di Brísingamen. È come osservare una proiezione nata dal Seiðr, ma quell'immagine la turba. L'altra lei è in piedi, le mani unite e appoggiate sul grembo, la testa inclinata di lato.

È stata lei a invocarla o l'arma le si è mostrata di propria iniziativa?

"Qualcosa vi tormenta?" le domanda, quasi affranta.

"Puoi leggere i miei pensieri?" Come Loki? Non lo dice ad alta voce, ma la tentazione di farlo è grande.

"Con chi stai parlando?" interviene il dio degli inganni, fissandola con sospetto.

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