Capitolo 15: Cicatrici

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Freya stringe i denti e soffoca il dolore, mentre, aiutata da Loki, cambia posizione. Vuole tenere sotto controllo l'entrata della grotta e vedere con i suoi occhi il nano che li ha aiutati.

Al momento sono soli, lei e il dio degli inganni. A quanto pare Thrain è uscito per controllare le trappole che usa per procurarsi qualche piccola preda e tarda a rientrare.

"Non puoi fidarti di quel nano" avverte Loki, maledicendo il Ghoul che l'ha ferita.

"Non mi fido, certo che no" replica lui. "Ma non potevo fare altro che seguirlo viste le tue condizioni" la accusa. "Credi di riuscire a camminare?"

Camminare? Freya scuote la testa e la appoggia alla parete di roccia. Strisciare, forse, o magari nemmeno quello.

Sta usando le sue energie per controllare il potere di Brísingamen e finché non imparerà a gestirlo Freya dubita di poterne fare ricorso.

Si accorge che Loki le sta osservando insistentemente la schiena e, da come la guarda, Freya capisce che deve aver visto le sue cicatrici. Vorrebbe riuscire a nasconderle con il Seiðr, come ha sempre fatto, ma non ci riesce e in ogni caso lui le ha già scorte.

Quando il dio degli inganni si decide a esplorare quell'argomento, Freya non ne è sorpresa. Immagina che a parti invertite anche lei sarebbe curiosa.

"È stato... doloroso?"

"Sì" chiude gli occhi, avvertendo il tocco freddo di Loki sulla pelle. È una sensazione piacevole; la carezza confortante che da bambina ha atteso invano. "Fa ancora male" gli rivela, senza cercarne lo sguardo.

"Perché?"

"Disubbidienza." Era stata pura follia disattendere gli ordini di Víli.

"Chi è stato? Quando?" il tono di Loki è duro. Si è alzato in piedi e ora la fissa con troppa intensità.

E Freya cede sotto quello sguardo, non può farne a meno. Si chiede se una volta caduta sarà più facile rialzarsi. Se riuscirà finalmente ad andare avanti, lasciarsi tutto alle spalle, cancellare quelle cicatrici.

Per un attimo si concede quella debolezza, ma lo sa. Le cicatrici sono impresse sulla sua pelle come un tatuaggio. Resteranno per sempre.

"È accaduto molto tempo fa..."




Alfheim è un mondo che le piace; pieno di piante rigogliose e fiori colorati. Le trasmette una libertà che non ha mai avuto e mai potrà avere se continuerà a rimanere al fianco di Víli.

In mezzo a quella foresta verdeggiante, spruzzata di rosso e viola, da qualche parte, si nasconde l'elfo che suo padre le ha ordinato di uccidere. Non ha chiesto più informazioni del necessario, sapendo che in ogni caso Víli non le avrebbe dato alcuna motivazione.

Freya cammina sola, sotto le fronde di rami cadenti e si prende più tempo del dovuto per analizzare quel nuovo e sconosciuto terreno di caccia.

I pochi elfi che ha incontrato non l'hanno fermata ne hanno chiesto informazioni.

Ci mette due giorni per arrivare nel punto della mappa indicata da Víli.

È nella zona nord del pianeta, la parte più inospitale e selvaggia. Freya sa di dover fare attenzione, ma la distanza messa tra lei e i genitori la rendono troppo euforica e troppo distratta.

Per questo, quando una radice le si attorciglia attorno alla caviglia non è in grado di reagire prontamente come vorrebbe. È trascinata in aria prima che possa recidere il ramo verde e spinato che le irrita la pelle, sospesa sopra un bocciolo di fiore gigante che si schiude poco alla volta.

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