Capitolo 2: Segreti e verità

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È notte e Freya vaga tra le vie della città dorata. L'apparenza è il male di Asgard perché sotto tutto quel brillare c'è un popolo sofferente e una civiltà sull'orlo della rovina.

Loki deve aver imparato quella lezione da tempo, non per nulla è diventato il dio degli inganni.

Freya non vuole pensare a lui più del dovuto. Non vuole ricordare gli occhi sofferenti di Thor o le lacrime di Frigga. Non ha idea della punizione che Odino potrebbe infliggere a Loki, ma vuole cercare di rimandare l'inevitabile.

Aveva stretto un patto con se stessa, una volta, e le parole di quel giorno lontano le rimbombano nel cervello come se la sua bocca le stesse dicendo in quel momento.

"Non li tradirò. Devo proteggerli. Combatterò per loro."

Non era stata lei però a rivelarsi una traditrice. Come era stato possibile che un fratello tradisse un altro fratello?

Il dolore è lì, sepolto dai ricordi di un passato remoto, di quando tre ragazzini correvano nei giardini di Odino.

Non è forse per onorare quella promessa se sta dando la caccia a coloro che cospirano contro Odino? Freya si nasconde all'angolo di una via e sporge di poco la testa per afferrare meglio il discorso pronunciato dai due asgardiani con il volto mascherato.

"...questa sera... sì, alla vecchia arena dei combattimenti."

"..terrà un discorso?"

"Sì, ci racconterà del figlio del Padre degli dei."

Thor?

Freya si appiattisce contro il nascondiglio improvvisato e per un attimo lascia che l'euforia per quella scoperta abbia il sopravvento sul resto. È più di un mese che tenta di dare la caccia a quel gruppo di rivoltosi che minacciano la stabilità del regno. Deve agire con prudenza se vuole riuscire a rintracciare il leader di quella rivolta e fare in modo che le guardie di Odino lo rinchiudano in prigione.

Un tuono squarcia il silenzio della notte: la rabbia di Thor è così palpabile che Freya si chiede cosa sia accaduto.





Loki arriccia appena le labbra, mentre osserva la pioggia mescolarsi ai fulmini chiamati dal figlio di Odino. Trova estremamente appagante sapere che suo fratello è turbato, o meglio ancora infuriato.

Qualunque sia il motivo, il problema quella volta non è lui e Loki si interroga sulla possibile causa. Un nemico?

Sistema una ciocca ribelle dietro l'orecchio e si volta, mostrando a Sif un sorriso di circostanza. L'ha sentita borbottare prima di arrivare alla sua cella ed è grato di non essersi lasciato prendere alla sprovvista.

"Lady Sif... quale onore" la deride.

"Loki." La guerriera gli rivolge uno sguardo di accusa. "Odino è stato magnanimo nel concederti questa... prigione." fa una smorfia, esaminando l'ambiente.

"Generoso, sì" commenta lui a labbra serrate. "Potrei quasi commuovermi. Cosa vuoi, Sif?"

La presenza della guerriera lì non gli è gradita. Non c'è mai stato nulla che lo legasse a lei e l'ha sempre mal sopportata. Loki trova quella mente debole, incapace di pensare a nulla che non sia Thor o il combattimento.

Sif non è mai stata e mai potrà essere qualcuno capace di attirare il suo interesse.

"Puoi ingannare Thor, Loki, e forse Odino, ma non me. Stai escogitando qualche piano, qui dentro..." Sif muove un cenno in direzione della sua prigione. "Lady Freya è molto amata da tua madre, mi è oscuro il motivo per cui Frigga desidera che lei trascorra del tempo con te."

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