Capitolo 9: Marionette

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È Sif a raggiungerli, Loki riconoscerebbe ovunque quella chioma scura e quell'andamento sicuro. Sul volto ha un espressione furiosa e incredula.

Il dio degli inganni ricambia l'occhiata che gli rivolge per poi spostare lo sguardo su Thor, appoggiato allo stipite della porta.

"Dov'è lei?" chiede Freya. È una richiesta la sua, un ordine a cui Sif in quanto guerriera dovrebbe sottostare.

"Di chi sta parlando? Cosa ci fate qui?" replica Sif, avvicinandosi ulteriormente a loro. "State interferendo con il nostro lavor-"

"Dov'è il corpo?" si intromette Freya.

"Rispondi" interviene Loki, rivolgendo a Sif un ghigno soddisfatto.

Né lui né Freya attendono la risposta e avanzano verso l'entrata della locanda. Thor si fa da parte per lasciarli entrare e afferra Sif per cercare di placare la sua rabbia. "Per quale motivo siete qui?" domanda il dio del tuono.

Loki lo ignora e si guarda attorno. La taverna è un locale semplice. Al muro sono appesi trofei di caccia e ovunque l'aria ristagna di odore di birra e vino. Alcune sedie sono state gettate a terra, ma per essere uno dei luoghi frequentati da Thor è più pulito di quanto Loki si aspettasse.

"Per vederla" mentre fornisce quella risposta Freya non sembra essere molto consapevole. "Immagino sia stata uccisa o voi non vi trovereste qui" aggiunge lei voltandosi verso Thor, che l'ha quasi raggiunta.

"Conoscevi la vittima?" la interroga il principe di Asgard.

Freya si immobilizza al fianco del balcone di legno. "Sì..." si limita a sussurrare, prima di chinarsi in avanti.

Anche Loki si sporge verso il punto in cui si trova Freya e i suoi occhi scorgono il volto del cadavere; una donna con gli occhi spalancati e una mano serrata sul petto.

È quasi certo di aver sentito Freya singhiozzare, ma non è sicuro visto che le è alle spalle. Un'insolita scoperta, considera. Si chiede nuovamente chi fosse quella donna: per lei Freya ha versato lacrime quando per i genitori ha concesso solo silenzio.

"Chi era, Freya?" Thor li affianca e la sua voce appare stanca.

"Quando ero bambina si prese cura di me. Una schiava di mio padre" dice Freya, allungando la mano per abbassare le palpebre al cadavere. "Si chiamava Sonea."

Alle sue spalle, Loki avverte Sif sobbalzare. Gli schiavi non erano mai visti bene ad Asgard. D'altra parte, in quale mondo i traditori erano considerati con clemenza?

Loki non ha prestato molta attenzione ai dettagli prima, ma ora si rende conto di quanto la pelle di quella donna morta sia sbagliata, diversa.

Nera.

Le dita corrono ai bracciali dei nani in un gesto diventato ormai istintivo e Loki si volta. Sif lo sta fissando e lui si ripromette che un giorno le strapperà quei dannatissimi occhi dalla faccia, così finalmente la smetterà di guardarlo.




Freya si siede sul muro di pietre che percorre il viale alberato dietro la locanda e osserva il panorama. Tra le mani la lettera che l'ha informata della morte di Sonea è piegata in due metà perfette.

Non si volta, ma è consapevole del fatto che Loki l'ha raggiunta appoggiandosi con la schiena al muro.

"Quindi?" le domanda. "Cosa intendi fare ora?"

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