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Mi sveglio di soprassalto respirando affannosamente dopo un brutto incubo, è sempre lo stesso...
Sono solo le 5.30 del mattino, ho un gran mal di testa, almeno oggi non vado a scuola e devo solo incontrarmi con Giovanni.
Prendo il telefono e scorro un po la bacheca di Facebook e le foto su Instagram per passare un po il tempo.
Il letto è troppo comodo per essere abbandonato.
Sulle 8 mi arriva un messaggio.
~ Dove e a che ora ci troviamo?
È da parte di Gio.
~ Piazza Venezia? L'orario fai tu.
~ Sulle 11? così magari poi mangiamo anche insieme.
~ Va bene.
Torno a cazzeggiare per una buona mezz'ora, poi decido di alzarmi e iniziare a prepararmi.
Mi metto una maglia a maniche corte nonostante sia inverno e sopra metto una felpa grigia con le scritte azzurre, poi metto i jeans e gli anfibi di pelle opaca.
Mi trucco come mio solito, con un paio di lineette bianche sul setto nasale fatte con la matita appunto bianca, la matita nera interna, l'eye-liner nero e questa volta aggiungo anche il rossetto nero.
Adoro tantissimo truccarmi così, è l'unico momento in cui mi sento un minimo bella.
Bevo un estathè al limone, indosso il giaccone e recupero telefono e portafoglio per poi uscire di casa.
Sono solo le 10, così decido di andare a piedi.
Arrivo con notevole anticipo, così mi siedo sui gradoni ad aspettarlo.
Mi metto le cuffiette e faccio partire The Black degli Asking Alexandria, che poi viene sostituita da Emperor's New Clothes dei Panic! At the Disco e da Perfect Weapon dei Black Veil Brides.
Sento qualcuno picchiettarmi su una spalla, così mi tolgo le cuffiette e mi giro per vedere chi è.
Non ho neanche il tempo di pensare a una reazione che mi sento stretta in un abbraccio.
"Scusami tantissimo Mo, ti voglio tanto bene" mi sussurra Gio con la voce un po rauca.
Avvolgo le mie braccia attorno al suo collo e appoggio al testa sulla sua spalla, a quel punto lascio che le lacrime scendano e trattengo i singhiozzi, nessuno può vedermi ora o sentirmi.
Apparte lui.
Mi stringe più forte e non mi lascia finché non mi sono calmata un po.
Il trucco sotto gli occhi mi è colato e ho ancora un po di lacrime sulle guance, ma lui prontamente me le leva con le dita.
Mi strofino la parte del trucco rovinata e mi risistemo un attimo per essere decente.
"Stai meglio?" mi chiede dolcemente.
"Non moltissimo ma almeno non mi sento morire così tanto" rispondo con lo sguardo puntato a terra.
"Ehi" mi alza il viso "guardami pure, mica ti mangio" mi dice sorridendo leggermente e facendo sorridere anche me.
"Andiamo a fare un giro verso piazza del popolo?" chiede e io accenno un sì con il capo.
Ci avviamo per la via e ogni tanto mi fermo a vedere qualche vetrina, ma decido di parlare solo quando siamo quasi arrivati.
"Scusami..." gli dico piano mentre mi fermo.
"Di cosa? è colpa mia" mi stringe forte di nuovo e sto per scoppiare a piangere di nuovo ma non lo faccio.
"Di averti pianto addosso, non volevo" mormoro.
"A me ha fatto piacere invece, vuol dire che ti fidi abbastanza di me da non nascondere ciò che provi" mi risponde gentilmente.
Se solo fosse vero...
"Grazie di esserci" gli sorrido e mi sciolgo dall'abbraccio.
"A te" ricambia il sorriso.
"Andiamo a mangiare, si è fatto tardi" dico e lui concorda con me.
Andiamo in un posto dove fanno dei panini buonissimi e ne prendiamo uno a testa, sono abbastanza grossi, non so se riuscirò a finirlo.
Dopo più di un'ora di chiacchiere e morsi ci riesco e mi sento fiera di me.
Usciamo e ci dirigiamo ai giardini di Villa Borghese.

My saviour Where stories live. Discover now